Marco Rose, il 'figlio' della Red Bull rivelazione del Gladbach

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Lottare per la Champions e ringraziare il Magdeburgo, sette anni dopo. “Allenavo il Lokomotiv Lipsia in quinta serie, dopo tre mesi rischiavo l’esonero. Se avessi perso ancora, il presidente mi avrebbe cacciato”.

Marco Rose vince e resta in trincea: “Mancava l’acqua calda negli spogliatoi. Molti giocatori lavoravano. Uno di loro faceva il dj in discoteca e staccava alle 5 del mattino, poi veniva al campo”. Allenava amatori, oggi guida talenti e rivoluzioni. Dopo Nagelsmann (Lipsia) e Kohfeldt (Werder), è il terzo allenatore più giovane della Bundesliga con 43 anni. 

SORPRESA

Il suo Borussia Monchengladbach è quarto in classifica con 56 punti ed è la rivelazione della Bundes. “I miei principi sono l’emozione, la fame e la partecipazione attiva grazie al bel gioco. Niente palle alte”. Preferisce i maratoneti ai solisti. 

Uno dei suoi pupilli è Stefan Lainer, terzino a tutta fascia, grande corsa. Non è un esterno-regista alla Dani Alves, ma un soldato che porta a casa la missione. Rose l’ha reso grande a Salisburgo e poi l’ha portato in Germania per 12,5 milioni.

Il suo calcio ha valorizzato l’estro di Marcus Thuram, figlio di Lilian, e la vena realizzativa di Pléa:  20 gol e ben 18 assist in due. Si sono trovati e completati a vicenda. Eccetto Sommer, portiere dell'88, nessun titolare supera i 30 anni.

BEL GIOCO

Zakaria è una diga, Kramer lo affianca, mentre Neuhaus rifinisce e crea (2 assist e 4 reti). È lui la chiave di volta del gioco offensivo, così il Gladbach di Rose sfoggia un 4-2-3-1 con ali larghe in fase offensiva e rombo a centrocampo in fase di non possesso.

La difesa è giovane, Elvedi ha 23 anni e Ginter 26, ma regge l'urto dei cannonieri: è la terza meno battuta del campionato con 35 gol subiti. Il calcio di Rose è dinamico, fluido, un marchio di fabbrica che si porta dietro da anni, al pari dei complimenti di Klopp: “Marco può allenare dovunque, è uno dei migliori al mondo”.

I due sono stati compagni di squadra al Mainz: Rose era un terzino sinistro, nipote di Walter, ex calciatore con una presenza in nazionale tedesca nel ‘37. Jurgen un giovane ambizioso che voleva vincere la Champions. Hanno raggiunto i loro sogni. 

RED BULL

Dopo aver smesso di giocare nel 2010, Rose si è fatto sette anni di gavetta: uno di transizione al Lokomotiv Lipsia (2012-13), poi l’arrivo sul pianeta Red Bull, sponda Salisburgo, la cui rete attrae allenatori da far crescere in pace e poi sfoggiare una volta pronti (Nagelsmann).

Rose inizia nell’U16, poi prende la primavera nel 2015 e due anni dopo vince la Youth League, portando alcuni di quei ragazzi in prima squadra: nel 2017/18 vince il campionato e raggiunge la semifinale di Europa League, uscendo a testa alta contro il Marsiglia di Garcia. L’età media della rosa, nei due match tra andata e ritorno, è di 23,5 anni.

Contro la Lazio, nei quarti, il capolavoro tattico in una rimonta sontuosa: 4-1 in casa e tre reti a Strakosha in soli sette minuti. Parola chiave: pressing. L’aveva già pronosticato in sala stampa, all’Olimpico, dopo aver perso 4-2: “Ancora non è finita”. 

In Austria vince due campionati e una coppa. Manca l'ingresso in Champions League, ma valorizza talenti: Berisha, Haidara, Minamino, Caleta-Car, Semassekou, Lainer. I protagonisti del sogno Europa, sinfonia 40 a casa Mozart. 

IL VICE 'BLOGGER'

Ultima curiosità: Rene Maric è l'uomo nell'ombra dietro i successi, l’ex blogger diventato vice di Rose grazie al coraggio. Un ragazzo, timido ma ambizioso, che nel 2012 aprì un sito con gli amici per scrivere di tattica, tuttora attivo (si chiama spielverlagerung.de).

Maric era uno studente di psicologia con la passione per l’analisi dei match. “Mi hanno sempre chiamato blogger, ma in realtà allenavo già a 17 anni. Sono partito da un piccolo paese dell’Austria, Handenberg, parlavo di tattica nei bar e nessuno mi capiva. Così, un giorno, decisi di aprire questo sito per esprimermi”.

Dopo qualche mese se ne accorge Thomas Tuchel, poi lo nota anche Rose e Maric cambia la carriera. “Discutevamo di tattica, tipologie di allenamento, schemi, così abbandonai la timidezza e gli chiesi se gli servisse un assistente. Mi prese con lui, e non ci siamo più separati”. Neanche a Gladbach. I due vivono insieme, hanno lasciato le famiglie in Austria e spesso, dopo le partite, discutono di calcio davanti a una birra. Progettando nuove sinfonie.

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