1999, l’ultima Uefa italiana. Apolloni: “Quel Parma da scudetto”
Tocco sotto, un salto, una bomba. Crespo-Vanoli-Chiesa, il Parma è una sinfonia e il Lužniki sembra il Bolshoi, ancora applausi per una delle nostre. Perché così era la Coppa Uefa, fino a quel 12 maggio di ventun anni fa: “Un ricordo bellissimo, anche se contro il Marsiglia ero in panchina per i postumi di un serio infortunio”. Il penultimo dei 7 trofei alzati da Luigi Apolloni con la maglia gialloblù.
“E la mia seconda Uefa, dopo quella del ’95 vinta contro la Juve”, inizia a raccontare l’ex difensore, oggi 53 anni, ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com. “Non mi sarei mai aspettato che le italiane non avrebbero più raggiunto una finale di questo torneo. C’è l’orgoglio per il nostro risultato, che è diventato record di longevità. Ma anche il dispiacere di aver perso quella continuità al vertice”.
Un decennio tricolore: da Maradona a Sensini, 8 edizioni su 11 videro esultare una formazione di Serie A. “Progettualità, tantissimi giocatori di spessore, più forza economica del nostro calcio”, Apolloni spiega l’appeal dell’Europa League di ieri. “Poi tutto questo è venuto a mancare anche per vicissitudini fuori dal campo, vedi Calciopoli. Il Mondiale del 2006 ha nascosto un po’ i problemi, ma anche quella è una vittoria che nasce negli anni ‘90”. Inevitabile, il pensiero scivola sulla sua Nazionale: “Anche a Pasadena finì ai rigori. Ma finì male, questione di dettagli: tutto il contorno c’era. Grazie ai club”.
"3 coppe in un anno? Potevamo fare di più"
Quel Parma fu una delle creature più ambiziose e spettacolari dell’età dell’oro. E Apolloni lo visse più di tutti: 385 presenze, altro record ineguagliato. “La cavalcata era iniziata con Nevio Scala, poi Ancelotti e Malesani hanno dato continuità. Ma nella mia ultima stagione, quella era la squadra più forte della storia del Parma”. Buffon, Cannavaro, Thuram: basta iniziare a leggere la formazione. Più un giovane allenatore oggi lontano dai radar.
“Sicuramente Malesani ha inciso tanto, trasmettendo un’idea di gioco importante”, continua Apolloni. “All’inizio voleva schematizzare i suoi fuoriclasse e facevamo un po’ fatica”. Un solo gol nelle prime quattro di campionato, 102 a fine stagione. “Appena l’allenatore ha dato più libertà alla squadra ci siamo sbloccati. Anche se non abbiamo raccolto tutto il nostro valore effettivo”. Difficile a credersi: oltre il trionfo sul Marsiglia, anche la Coppa Italia e la Supercoppa in quel magico 1999. “Ma quel Parma era da scudetto”, non si nasconde Apolloni. “Per il collettivo e la forza delle individualità che c’erano”.
"Quando i sudamericani ci nascondevano la macchina..."
In campo dei campioni, fuori… “Era tutto uno scherzo!”, sorride l’ex capitano. “Soprattutto Asprilla e Veron. Quando mangiavamo, in spogliatoio con l’acqua gelata. Oppure ci facevano sparire i vestiti: a volte alcuni di noi sono dovuti tornare a casa in accappatoio e ciabatte”. Se cascava male, pure a piedi. “I sudamericani tramavano in continuazione, erano davvero fantasiosi. Ma quando ci facevano sparire le macchine superavano loro stessi”. Come inscenare un furto in piena regola: “Alcuni loro amici riuscivano a far togliere le chiavi dalle auto e le portavano via dal Tardini o da Collecchio. Poi le facevano ritrovare, ma le prime volte era da spaventarsi. E ci toccava chiedere un passaggio”.
Anche così, sono nate amicizie ventennali. “Certo, ci troviamo ancora oggi. E continuiamo a condividere i nostri ricordi in videochiamata: le nostre imprese ci fanno sempre sorridere. Penso ad Asprilla, ma anche a Minotti, Osio, Melli. I ragazzi del mio primo Parma”. Quello che segnò Apolloni nel profondo. “La prima vittoria non si dimentica mai. Quindi se devo scegliere un momento dico la promozione in Serie A”, stagione 1989/90. “Eravamo partiti benissimo, poi dopo un momento di flessione Scala ci ha messo in condizione di finire a festeggiare nel derby contro la Reggiana. Per molti anni l’ossatura della squadra sarebbe rimasta quella della Serie B”.
Scalare il calcio, di nuovo
Un po’ come sta succedendo oggi: si pensi a Iacoponi, Scozzarella o Gagliolo. “Il Parma sta rifacendo un percorso straordinario e sono felice di aver contribuito con il primo mattoncino”: da allenatore, Apolloni è stato anche l’artefice della promozione in Lega Pro, prima di cedere il testimone a D’Aversa. “Ormai sono fermo da più di un anno, ma non vedo l’ora di accettare una nuova sfida in panchina e condividere la mia esperienza e la mia passione con dei ragazzi”.
Lo storico gialloblù continua a seguire il Tardini da lontano. “Una progettualità esemplare. Questa società è riuscita ad affiancare innesti di talento a un gruppo storico: ora il Parma sta davvero tornando a quei livelli di ambizione che ho vissuto io negli anni ‘90”. E chissà che presto non tocchi anche all’ex Coppa Uefa, di un’Italia perduta.