Una carezza a un sogno: Lorenzo Minotti e l’Italia a Usa ‘94: "Vidi la Coppa e non resistetti"
17 Luglio 1994. Una data che Lorenzo Minotti non scorderà mai. Italia-Brasile, finale del mondiale. Un sogno sfiorato: “Dopo quella finale persa salì le scale dello stadio per la premiazione. Passai accanto alla Coppa del Mondo e non resistetti. Mi fermai qualche secondo e la accarezzai”.
La Coppa quel giorno la alzò il Brasile. Ma Lorenzo l’aveva sognata sin da quando era un ragazzino con il pallone tra i piedi nei campi di periferia della sua San Giorgio di Cesena: “Giocavo con gli amici in quartiere e a fine partita mi divertivo ad alzare dei pezzi di legno che trovavo nei dintorni facendo finta che fossero la Coppa del Mondo. L’ho fatto tante volte”. Quella carezza racchiude tutta la vita di Lorenzo, che aveva accettato la sconfitta più dolorosa: “Dopo la partita andai nello spogliatoio del Brasile a salutare Taffarel e altri amici. L’avevo presa relativamente bene e il Brasile aveva meritato. Mi ricordo il discorso di ringraziamento che ci fece Sacchi in albergo. Fu commovente. Avevamo fatto qualcosa di straordinario”.
ESORDIO DA DIMENTICARE
Eppure l’Italia in quel mondiale disputato negli Stati Uniti era partita con il piede sbagliato: “La sconfitta all’esordio con l’Irlanda fu come un gancio in pieno volto. Giocavamo di pomeriggio. Ricordo il caldo pazzesco di quel giorno. Uno dei nostri cuochi che era in tribuna era calvo e a fine partita aveva la testa ustionata. Oltretutto il campo messo male e molto stretto. Non permetteva alla palla di correre veloce. Loro l’hanno messa sul piano fisico e ci sono stati superiori. La delusione fu immensa”. Ma quella sconfitta inaspettata ha dato la carica giusta alla Nazionale guidata da Arrigo Sacchi: “In quell’Italia c’erano 7 giocatori del Parma e 7 del Milan. Assomigliavamo più a una squadra di club. Avevamo un’anima e un’unione d’intenti pazzesca. Da quella prima partita rialzammo subito la testa con orgoglio”.
LORENZO E QUEL MONDIALE MAI GIOCATO
Lorenzo Minotti, difensore classe 1967 con 202 presenze in Serie A nella sua carriera e 19 gol nel 1994 era anima e capitano del Parma. Al mondiale però non giocò nemmeno un minuto. Poco importa: “Anche se ho vinto qualcosa a livello di club, l’esperienza al mondiale è stata la più bella della mia vita. Molti giocatori sono stati convocati più per qualità morali che tecniche”. Nella partita dei gironi Italia-Norvegia giocata a New York Lorenzo aveva creduto per un momento di poter entrare in campo: “Si infortunò Baresi ed ero convinto toccasse a me entrare. Ma non è stato così”. Quella partita, finita 1-0 per l’Italia con il gol di Dino Baggio, tutti se la ricordano per la sostituzione al 21’ di un altro Baggio, Roberto: “Quando Sacchi lo richiamò per far entrare Marchegiani tutti abbiamo pensato “ma questo è matto”. Dopo l’espulsione di Pagliuca credevamo che quel mondiale fosse stregato. Ma la forza del gruppo ha prevalso”.
A UN PASSO DAL FALLIMENTO
L’Italia è stata più volte sull’orlo del fallimento, soprattutto durante gli ottavi di finale contro la Nigeria: “Quella partita dalla panchina l’ho vissuta in maniera piuttosto drammatica. Stavamo sotto 1-0 e già mi immaginavo i fischi e le contestazioni una volta scesi dall’aereo in Italia in caso di eliminazione. La palla non voleva entrare nella porta della Nigeria. Poi in un istante cambiò tutto. Sunday Oliseh, giocatore nigeriano che allora giocava nella Reggiana, inspiegabilmente buttò via palla regalandocela. Da lì scaturì il contropiede e il gol del pareggio di Roby”. In quella partita vinta 2-1 con la doppietta di Roberto Baggio fu espulso Zola per un fallo discutibile: “Era deluso e arrabbiato. Uscendo dal campo sollevo una transenna di ferro come fosse un ramoscello”.
L'ABBRACCIO TRA BAGGIO E SIGNORI
Il caldo fu una costante delle partite del Mondiale dell’Italia. Ai quarti contro la Spagna, l’umidità a Boston era altissima: “Stavamo pareggiando e mancavano pochi minuti al 90’. Qualcuno urlò in panchina che era finita l’acqua. Nessuno si mosse. Erano tutti paralizzati dalla tensione. Allora io mi misi a correre ed entrai nella discesa che porta agli spogliatoi. Riempì un sacco con bottiglie d’acqua e sali minerali. All’improvviso sentii un boato assurdo”. Chi aveva segnato? Spagna o Italia? “Mi affacciai e vidi Baggio e Signori abbracciarsi. Mollai tutto e corsi ad esultare verso il terreno di gioco. Quando poi rientrammo negli spogliatoi dopo la qualificazione alla semifinale c’erano acqua e sali minerali sparsi ovunque. Un casino pazzesco”.
Un turbine di emozioni quella partita, tensione, gioia e anche rabbia. Quella dello spagnolo Luis Enrique soprattutto: “Tassotti gli aveva spaccato il naso. Prima di lasciare lo stadio provò a salire sul nostro pullman per avere un confronto con Mauro. Me lo trovai davanti. Era tutto incerottato e inferocito. Per fortuna Tassotti non era ancora salito”.
UN SOGNO SFIORATO
L’ultimo ostacolo prima della finale fu la Bulgaria: “Sacchi chiese a Signori di giocare esterno nel 4-4-2. Lui si rifiutò. Fu una scelta infelice, ma riuscimmo comunque a conquistare la finale”. E i giorni che la precedettero furono un incubo per lo stesso Minotti: “Costacurta era stato ammonito in semifinale ed essendo diffidato fu squalificato per la finale. Per sfogare la rabbia andò in un centro commerciale di Los Angeles e si comprò dei pattini. Si mise a fare avanti e indietro nei corridoi dell’hotel dove alloggiavamo. Un rumore incredibile. Io ero pure suo compagno di stanza. Un incubo”.
La finale tra Italia e Brasile andò come andò. Quella cavalcata fu stoppata sul più bello. Ma l’Italia aveva comunque fatto la storia. Quel 17 Luglio 1994 il sogno più grande fu solo sfiorato…con una carezza.
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