Milinkovic, ritiro al top tra 'silenzi' e promesse

Domanda, silenzio, risposta. “Milinkovic? Spero resti con noi, ma è giusto che il club consideri un’offerta importante”.

Inzaghi ascolta, riflette e pesa le parole. Il solito copione, argomento scontato - Sergej va via? - anche se stavolta colpisce l’improvvisazione, quei tre secondi di silenzio tra domanda e risposta che ‘tradiscono’ Simone. 

L’ombra del Manchester United copre le Tre Cime e si avvicina, ma dal suo viso non trapela nulla. Nell’ultimo test ad Auronzo, contro il Mantova, Sergej gioca tutta la partita e segna un gol, il secondo del ritiro dopo quello alla Triestina. Controllo orientato e destro da posizione defilata, applausi dagli spalti. 

La Lazio vince 4-0 e torna a casa con una vittoria (di Immobile, André Anderson e Caicedo su rigore le altre reti). Sembra la squadra di due anni fa, brillante e concreta, più attenta. Lazzari e Vavro si sono già integrati, per Inzaghi è l’anno zero. Con o senza Milinkovic.

SERGENTE IMPASSIBILE

Ad Auronzo nessun problema, mai una frase equivoca e nessun caso alla Keita, che due anni fa usò il suo giorno libero per andare a Milano alimentando le polemiche. Sergej ha preferito un giro sul Fun Bob, dribblando l’incertezza intorno al suo futuro, probabilmente lontano da Roma.

L’hanno soprannominato ‘mister 100 milioni’, la Lazio ha detto sempre no. Ora, senza la Champions, la mappa del risiko è mutata, i grandi club hanno bussato con cifre leggermente inferiori. Milinkovic attende e fa il professionista, non farebbe mai uno sgarbo alla Lazio, o magari a Tare, il ds per cui rinunciò alla Fiorentina tra le lacrime. Roma l’ha reso grande e la riconoscenza supera anche le ambizioni. 

Per il resto è il solito Milinkovic, per Inzaghi ha svolto un ritiro straordinario: scherza coi compagni, giganteggia, si impegna al 110% e firma autografi ai tifosi. La sua è una delle maglie più vendute, quando entra in campo viene sommerso dall’affetto. Qualcuno gli domanda se andrà via e lui non risponde, si chiude, sguardo impassibile.

L’anno scorso, in Paideia, in occasione delle visite mediche la reazione fu diversa: “Certo che resto, non lo vedete che sono qui?”.

Oggi l'unica voce da ascoltare è quella di Lotito, dal tono rassegnato: “E’ normale che un campione come Milinkovic aspiri a un grande club. Ho meno armi per trattenerlo”. Questioni di promesse, ricordate dai silenzi. 

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