Tutto il Giappone d’Inghilterra: Samp, chi è Maya Yoshida
Il passaggio dal sushi al fish and chips non l’ha mai convinto, chissà cosa ne penserà dello stoccafisso alla ligure. Anche se in Inghilterra, cucina a parte, Maya Yoshida aveva davvero trovato casa. Da simbolo silenzioso. L’impresa Leicester aveva messo sotto i riflettori Okazaki, il marchio United Kagawa. Ma il giapponese più presente di sempre in Premier League (154 caps) è il nuovo acquisto della Sampdoria.
31 anni, difensore centrale con più di qualche gol nelle corde (37 in carriera, di cui 11 in nazionale) che sicuramente Claudio Ranieri aveva notato da avversario. Perché dal 2012 il tempo passava ma Yoshida era lì. Prima scommessa esotica, poi bandiera del Southampton. Esultava con Gabbiadini, che ritroverà in blucerchiato, e faceva coppia con Van Dijk. “Un piccolo passo per un giocatore, un grande passo per il calcio giapponese”, Maya parafrasava Neil Armstrong quando il 29 aprile 2017 centrava le 100 partite in Premier.
Ispirazione Ibra
Nessuna esagerazione: tra bambini e famiglie del Japanese Football club di Londra, il numero 3 dei Saints festeggiò quel traguardo da star nazionale. Un esempio per tanti: “Non è solo questione di calcio. Bisogna avere grande rispetto, per la diversità di cultura e stili di vita. Solo così possiamo capire a fondo l’Europa”.
Yoshida l’ha inseguita sin da bambino. Dalla sua Nagasaki sognava con Kazu Miura e Nakata, pionieri di Serie A. Poi è entrato nelle giovanili del Nagoya Grampus giusto in tempo per vedere gli ultimi colpi di Dragan Stojkovic, croce e delizia della Jugoslavia. “Un giocatore fantastico”, ricorderà poi Maya. “Non avevo i suoi colpi, ma lavoravo ogni giorno per avvicinarmi a lui”. L’incontro decisivo sarà però con l’Ajax di Ibra: “L’ho visto giocare dal vivo a 15 anni. Lì capii che prima o poi sarei dovuto andare in Eredivisie”.
Quella volta che scambiò la maglia con Chiellini...
Puntuale, esattamente un decennio fa arrivava la chiamata del VVV-Venlo. Garantiva Keisuke Honda, sarà la svolta anche per Yoshida. Il 2011 l’anno da incorniciare: a gennaio arriva il trionfo in Coppa d’Asia con il Giappone di Zaccheroni. Il ragazzo va a segno al debutto contro la Giordania, ma il gol della vita lo realizzerà a settembre con il club: una rovesciata pazzesca, contro il Psv (su 5 centri stagionali). Il pass per la Premier, da propheta in patria che saprà rinnovarsi in terra ignota. “Sono l’unico difensore centrale asiatico dei maggiori campionati d’Europa”, sorriderà al rinnovo del primo contratto con il Southampton nel 2015. “E in un ruolo come il mio, parlare la lingua è fondamentale: o si impara, o si impara”.
Fino alla cittadinanza inglese, sempre nel segno del 100. Lo scorso 15 novembre il Southampton ha celebrato con una videointervista l’ennesimo traguardo in durata di Yoshida, ormai capitano del suo Giappone. D’un fiato, Maya racconta gli highlights di 12 anni di carriera. Poi si sofferma sulle maglie scambiate con i vecchi avversari. Le più significative: “Quella di Falcao, dopo la vittoria sulla Colombia all’ultimo Mondiale. Quella di Hazard”, sospira, “che con il Belgio ci ha eliminato all’ultimo minuto degli ottavi. E poi quella di Chiellini: uno dei migliori difensori che abbia mai affrontato”.
E con Giorgio sulla via del recupero, presto potrà incontrarlo di nuovo. Come Ibra, nella città di Miura. La sfida italiana di Yoshida parte dalle certezze di un ragazzino.