Gli ultimi di Berlino: 13 anni d'un fiato, verso l'Italia che verrà
Niente più bis o fuori onda. Se lo spettacolo vi è piaciuto, questo è il momento di applaudire. Perché da domani la nostra Serie A sarà un'altra, orfana di quei ragazzi del gol di Berlino. Il sipario lo chiudono Barzagli e De Rossi, un profondo inchino dallo Stadium e un amaro addio da Trigoria. L'Italia Campione del Mondo non c'è più, almeno non in Italia. In attività rimangono solo Zaccardo (a San Marino), Buffon (Psg) e lo stesso Daniele (il cui futuro sarà lontano dall'Europa).
Tre su 23, dissoluzione lenta e inesorabile. Il primo a tirare i remi in barca era stato Peruzzi, esattamente 12 anni fa. Solo nove mesi prima la alzava alta Cannavaro. E noi ci alzavamo alti e leggeri con lui, tutti azzurri nelle piazze e fin dentro le tv. Le dita al cielo di Materazzi, Lippi che si sistema gli occhiali, via il codino a Camoranesi. Per un attimo, un paese unito cantando 'Italia!': catarsi collettiva che sgusciava tra Calciopoli e la crisi del nostro movimento nel decennio a venire.
Ma era stato anche il riscatto di una generazione (e qualcosa in più), quell'Italia bella e dannata che dalle Notti magiche in poi ha flirtato con la Coppa tra le più scottanti delusioni. La rabbia in Corea, i rigori fatali di Di Biagio, Baggio e Serena: una lunga rincorsa fino al sinistro di Grosso, perfetto sotto il sette e sopra ogni rimpianto. Ce l'abbiamo fatta proprio all'ultima occasione. Nazionale d'oro, lontano eccesso di talento (Totti o Del Piero?).
Perché il tempo si ferma, da Campioni del Mondo. Nel calcio e nella vita. Ci si aggrappa ai ricordi, ai sorrisi e alle sicurezze. Ma il mondo invece va avanti. Forte e senza fare sconti: il 'Tutto vero' diventa 'Tutto nero', Cannavaro rovesciato in Sudafrica. Il 2012 è l'anno del mancato cambio di pagina. Grosso, Del Piero, Gattuso, Nesta, Iaquinta, Barone, Inzaghi, Zambrotta e Oddo: la Serie A perde pezzi di Germania come per emorragia, i muscoli di Balotelli contro la Germania illudono soltanto l'Italia del futuro.
Due anni più tardi saranno ancora Buffon, De Rossi e Barzagli le spalle della Nazionale che affonda in Brasile. "La verità è che quando c'è da tirare la carretta, i vecchietti sono sempre in prima fila". Li abbiamo dati a lungo per scontato, come il Mondiale che fino all'anno scorso credevamo parte intoccabile del nostro calendario. Anche lì, 'i vecchietti' c'erano, pianto estremo per l'Azzurro.
In Nazionale come nei club, separarsi da loro è difficile. Quasi ingiusto, dice l'emozione mentre scorrono gli addii al veleno di Del Piero, Totti, infine De Rossi. Le domeniche non saranno più le stesse. Cartucce finite, tabula rasa. Resta solo l'Italia che verrà, canterebbe Dalla. "Io mi sto preparando, è questa la novità": forse ora sapremo guardare Zaniolo e Tonali per quello che sono, senza le ombre del passato. Dalla notte di Berlino, gli eterni ragazzi di Lippi sarebbero d'accordo.