Andrea Criscito e Niccolò Buso: fratelli e nipoti d'arte al Viareggio

Non solo le punizioni di Daniel Maldini o le parate di Filip Stankovic. Storie di generazioni, di cognomi che riemergono dal passato. Di figli che sognano di imitare i padri. Il Torneo di Viareggio si gioca da oltre 70 anni, troppo per non rivivere certi flashback. Lo sa bene la famiglia Criscito, divisa in questi giorni fra Genova e la Versilia.

Mimmo il Torneo lo ha vinto. Indossava la maglia della Juventus, era il 2005. La finale? Proprio contro il Genoa, la squadra di cui, qualche anno dopo, sarebbe diventato capitano. La squadra dove gioca anche il fratello Andrea, che non è ancora maggiorenne. Classe 2001, la carta d’identità dice 17. Gioca sempre a sinistra, ma qualche metro più avanti. Non terzino, ma ala.

E’ nato a Massa di Somma, ai piedi del Vesuvio. I primi passi nella Real Casarea, una piccola squadra napoletana. Poi il Genoa Under 15, la Sestrese e infine il ritorno in rossoblù. Questa volta nella Primavera di Carlo Sabatini. Il fratello di Walter, che ha preferito la panchina alla scrivania da dirigente. Ha giocato nelle giovanili del Perugia, a vent’anni ha decido di appendere gli scarpini al chiodo. Ha iniziato ad allenare, dalle sue mani è passato anche un giovanissimo Alessandro Del Piero.







Niccolò Buso, intanto, cerca di imitarli segnando. L’esempio però è più vicino, ce l’ha in casa. Si chiama Renato, faceva l’attaccante fra gli anni ’80 e ’90. Ha vestito le maglie di Juventus, Fiorentina, Sampdoria, Napoli e Lazio. Ha giocato oltre 300 partite in Serie A, ha duettato con Platini, Baggio, Vialli e Mancini.

Niccolò è suo nipote, simpatizza per la Juventus e ha Del Piero come idolo. Gioca nella Primavera del Venezia, dove si è trasferito in prestito a febbraio dalla Roma. Quattro gol segnati in questo Torneo di Viareggio, il che vuol dire primo posto nella classifica cannonieri. Pronti, partenza e via: subito tre reti agli americani del LIAC New York, poi un’altra al Parma. Trascinatore dunque, vista ottavi.







Assomiglia a Mertens. Sgusciante e rapido con la palla tra i piedi. Destro naturale ma disinvolto anche col mancino, si esalta nell’uno contro uno e nei fraseggi stretti con i compagni di squadra. Merito di qualche dvd con le gesta di Renato, del sangue che gli scorre nelle vene. Storie di talenti, storie di generazioni. Chiamateli figli d’arte.

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