“Un positivo e rischio il penale”. L’allarme del presidente della Juve Stabia

L’esigenza di ripartire, i dubbi sul come farlo. Il calcio italiano vive i suoi giorni più incerti, tra attese istituzionali e una timida ripresa dell’attività. La sicurezza tedesca è una chimera. Per noi non c’è ancora una data, ma semplicemente un protocollo. Rigido e costoso, un totem di 47 pagine a cui aggrapparsi per sognare un nuovo inizio.

Ma all’epoca del Covid-19 anche sognare ha un costo. Specialmente se si è costretti a farlo tutti insieme. Vicini ma distanti dal resto del mondo. Lo sforzo economico è insostenibile. Dovremmo requisire un albergo e tenerci 50-60 persone a pensione completa. Senza considerare chef, camerieri e il personale della struttura. Ne vale la pena per giocare 10 partite?”. Quesito che si pone ai nostri microfoni Andrea Langella, presidente della Juve Stabia. Un anno fa festeggiava la promozione in serie B della sua squadra, oggi è costretto a fronteggiare le conseguenze del Covid-19. E un protocollo che costerebbe circa 400 mila euro. “È inattuabile. Sia per i costi, sia per l’elevato margine di rischio cui sono ancora esposti i calciatori e il gruppo squadra. Pur con tutte le precauzioni non verrebbero rispettate le misure del distanziamento sociale. E anche mettendo in campo tutti gli strumenti sanitari, tra opere di sanificazione, test sierologici e tamponi ogni 3-4 giorni, non avremmo alcuna garanzia di ripartire”.

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IL RISCHIO DI CONSEGUENZE PENALI

In sostanza c’è il rischio di spendere cifre elevate senza riuscire a concludere il campionato. Un caso di positività e tutto si rifermerebbe. Ma il presidente Langella si sofferma su un altro punto controverso del protocollo. Quello per lui più importante. “In caso di positività di un membro del gruppo, la responsabilità penale ricadrebbe sul presidente, sull’amministratore unico e sul medico sociale. È stato infatti concepito come un infortunio sul lavoro. Non è possibile accollarsi una responsabilità simile”.

Una clausola che il numero uno della Juve Stabia chiede alle istituzioni di rimuovere, insieme al finanziamento dei costi del protocollo. “Noi vogliamo ripartire, ma alle giuste condizioni. Misure meno drastiche e contributi ai club per le spese da sostenere. Non c’è altra via: ricavi crollati, sponsor fuggiti, incassi azzerati. La rata dei diritti tv incide per il 50% della mutualità. È chiaro che dobbiamo provare a ripartire, ma abbiamo timore anche per l’anno prossimo”.

Per il momento la serie B guarda con interesse come evolvono le cose al piano superiore. “Speriamo che la A riparta, anche per beneficiarne a livello economico. Ma noi non siamo in grado di sostenere le stesse spese. La serie A è venti volte più grande di noi sotto ogni aspetto. Non possiamo fare passi più lunghi della gamba”.

Balata premiato Juve Stabia GDM

STIPENDI E ACCORDI DA TROVARE

Lo stop delle aziende , comprese quelle del presidente Langella – importante imprenditore del settore chimico – rischia di avere un peso negli investimenti calcistici. “Da lunedì 4 alcuni dipendenti sono tornati al lavoro, ma ho il 60% del personale in cassa integrazione. La speranza è di fare rientrare tutti al 18 maggio”. Speranze ma non certezze. Come quelle sui pagamenti dei calciatori.Nei prossimi giorni avremo un primo incontro. C’è un’apertura ma ci sono ovviamente discussioni da fare. Questo tsunami ha travolto tutto: l’ultima partita l’abbiamo giocata l’8 marzo, poi si è fermato tutto”.

Due mesi che gravano sui bilanci delle società, ma anche due mensilità su cui si dovrà raggiungere un accordo con calciatori e staff. “Parleremo e troveremo una soluzione. Intanto la federazione ha fatto un passo importante: eventuali contenziosi fra club e giocatori per i salari di questi mesi non bloccheranno l’iscrizione al prossimo campionato. In sostanza se un calciatore non dovesse accettare il piano proposto dalle società si aprirà un contenzioso, ma nell’attesa non sarà bloccata l’iscrizione”.

Forte Juve Stabia

L’obiettivo è comunque quello di trovare soluzioni soddisfacenti tra le parti, come ha fatto già il Venezia. E cercare di ripartire, dopo aver pensato alla salute pubblica. Nelle scorse settimane, il club di Castellammare ha donato all’ospedale locale 5mila mascherine. E un infermiere ricoverato all’interno del nosocomio ha ricevuto la promessa di un abbonamento da parte del presidente Langella. “Non vedo l’ora di rivedere la nostra gente sugli spalti. So che ci sarà tanto da aspettare. Ma senza l’urlo di una curva, che gusto c’è?”.

Aprire e chiudere con un interrogativo. Conseguenza di un tempo che ha azzerato le certezze.

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