Argentina, alla scoperta del ‘Gordo’ Enzo Fernandez
Se c’è una cosa che Marcelo Gallardo è riuscito a fare sempre nelle 8 stagioni consecutive sulla panchina del River Plate è stata quella di rimanere competitivo, nonostante la cessione di 1-2 big in quasi tutte le sessioni di mercato. El Muneco ha saputo reinventare e valorizzare giovani in ogni semestre. L’ultimo in ordine di tempo si chiama Enzo Fernandez, un centrocampista, o meglio tuttocampista, che addirittura un campione del mondo come El Cabezon Ruggeri aveva indicato come l’alternativa naturale di De Paul per la Selección a Qatar 2022. A distanza di 5 mesi, l'ex difensore di Real Madrid e Ancona non aveva tutti i torti.
Scaloni conosce bene Enzo Fernandez, visto che da ct dell'Argentina Sub18 lo aveva convocato nella sua prima esperienza in panchina al Torneo de L'Alcudia 2018, per poi chiamarlo per la prima volta in nazionale maggiore lo scorso gennaio, insieme a Soulé e ad altri giovani che voleva vedere da vicino. Rispetto agli altri, Enzo ha già un’esperienza diversa. Il debutto con i Millonarios è avvenuto nel 2019, quando Gallardo lo aveva convocato per la prima volta dopo averlo visto giocare appena 13 minuti con la Reserva. In quel momento non giocava nella seconda squadra, ma il suo talento non è sfuggito all’occhio vigile del Muneco. Esordio con i grandi e poi tanta gavetta, con il prestito al Defensa y Justicia, agli ordini di Beccacece e di Hernan Crespo, con cui ha vinto la Copa Sudamericana e la Recopa.
Mediano in un centrocampo a due o mezzala, tecnico e dinamico, dotato di un ottimo tiro dalla distanza e di buone capacità di inserimento, Enzo è originario del dipartimento di San Martin, a Buenos Aires. Lì è cresciuto in una famiglia umile e nel 2005 è entrato nel settore giovanile del River, dove è stato soprannominato El Gordo, per essere paffutello. Un soprannome che è rimasto, visto che lo utilizzavano per non confonderlo con l’altro Enzo centrocampista del River, ovvero Pérez.
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Da tifoso a giocatore con la banda
17 anni con la banda sul petto, con cui ha vissuto da tifoso il momento più buio come la retrocessione del 2011, ma anche la vittoria della Libertadores a Madrid. Quel giorno era rimasto a casa a vedere la partita con la sua fidanzata Veronica Cervantes, ma dopo il primo tempo chiuso in svantaggio per 1-0 l’ha mandata via per cabala, visto che non avevano mai visto un match insieme. Decisione giusta, visto che poi il River ha vinto in rimonta ai supplementari. Un aneddoto che ha fatto entrare ancor più nel cuore Enzo ai tifosi del River.
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Un legame quello con la maglia dei Millonarios che se lo porta dalla culla, visto che i suoi genitori lo hanno chiamato Enzo in onore del Principe Francescoli, attuale manager del club di Nunez. E continua tuttora con il bacio sullo stemma dopo ognuno dei 7 gol segnati con la camiseta rojiblanca. Dopo Julian Alvarez, il River ha fatto sbocciare un altro talento con un presente europeo e albiceleste. Il Benfica se l'è assicurato la scorsa estate battendo la concorrenza del Milan. I lusitani avevano chiuso a 12 milioni più 6 di bonus, ma l'accordo prevedeva che sarebbe arrivato in Europa solo dopo la finale di Libertadores, e quindi a dicembre. L'eliminazione precoce del River la settimana successiva per mano del Vélez però ha anticipato l'arrivo di Enzo nel Vecchio Continente.
Una sliding door che gli ha permesso di essere protagonista con 3 gol in Champions League nella squadra allenata da Schmidt, qualificata prima nel girone davanti al PSG di Messi, ma anche di entrare nell'elenco dei 26 di Scaloni. Ed è stato proprio il capitano della Seleccion il primo ad abbracciarlo dopo il gol del 2-0 contro il Messico, per poi elogiarlo in conferenza stampa: "Non sono sorpreso. Lo conosco e lo guardo allenarsi ogni giorno. Se lo merita perché è un ragazzo spettacolare e un giocatore molto importante per noi. Sono molto felice per lui". Personalità e visione di gioco, la sensazione è che Scaloni abbia trovato una valida alternativa per sopperire all'assenza di Lo Celso, ma anche di Paredes non in ottima forma. Un motivo in più per guardare con ottimismo alla gara contro la Polonia.
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