Sconfitta, fischi e paura: è un Napoli sempre meno azzurro
L’iniezione di fiducia di Liverpool non è bastata: il Napoli ci ricasca in campionato, perde in casa con il Bologna e (ri)apre la crisi. Una bordata di fischi accompagna il ritorno negli spogliatoi dei calciatori azzurri, immagine del malumore che accompagna una città che in estate sognava in grande e che ora, a distanza di pochi mesi, vive addirittura con l’incubo di perdere l’Europa che conta. Quella stessa Champions League che, invece, regala soddisfazioni: cinque risultati positivi in altrettante partite, secondo posto nel girone a -1 dal Liverpool e con una qualificazione agli ottavi ormai a portata di mano.
L’ultima settimana rappresenta la sintesi perfetta della stagione azzurra: pareggio in casa dei campioni d’Europa in carica e sconfitta in casa del Bologna. Come se in campionato scendesse in campo una squadra diversa rispetto a quella che gioca in Champions. Mercoledì si usciva da Anfield con testa alta e petto in fuori, questa sera Carlo Ancelotti è rientrato di corsa negli spogliatoi con il capo chino, seguito da tutti i suoi calciatori. “Il problema è l’atteggiamento, non riusciamo a mettere in campionato la stessa attenzione messa in Europa”, la spiegazione dell’allenatore.
Numeri da record... negativo
La sconfitta con il Bologna è l’ennesimo campanello d’allarme di un momento negativo, confermato non solo dalla crisi di gioco ma anche dai numeri della squadra azzurra. Il Napoli non partiva così male in campionato da 10 anni: 20 punti nelle prime 14 partite (come oggi) nella stagione 2009/2010. Nell’era De Laurentiis gli azzurri hanno fatto peggio solo nella stagione 2007/2008, quella del ritorno in Serie A: 18 punto che valevano allora il 9º posto. Un passo indietro deciso da parte del Napoli, abituato a lottare per i vertici nel triennio con Sarri e arrivata agevolmente secondo nella scorsa stagione, seppur con un calo netto della media punti.
Numeri negativi per gli azzurri e... per Ancelotti. Che non trova il successo da sei partite in campionato: quattro pareggi e due sconfitte contro Roma e Bologna. Una striscia negativa che l’allenatore non viveva dal 2010, quando guidava il Chelsea.
Ancelotti e la gestione dei calciatori
Ma di chi è la responsabilità di questo momento? “Per la maggior parte sono mie. Ma avrò il piacere di confrontarmi con la squadra perchè anche loro devono prendersi delle responsabilità, magari non in una percentuale alta come me. Ma la situazione è troppo negativa per essere colpa di una sola persona”: parola di Carlo Ancelotti, che trascina sul banco degli imputati anche i giocatori.
L’allenatore parla tuttavia di unità di intenti e ottime relazioni con la squadra, innegabile però che il clima non sia sereno. Questo al di là del famoso ritiro, dell’ammutinamento e di tutto quello che è accaduto post Napoli-Salisburgo. A tutto questo va aggiunta le gestione del gruppo di Carlo Ancelotti, che continua a cambiare uomini e, contro il Bologna, anche assetto tattico.
In queste rotazioni, ormai da due partite, non rientra più Josè Callejon. Lo spagnolo aveva saltato solo due partite di campionato nei primi cinque anni a Napoli e quattro nella scorsa stagione. Contro Liverpool e Bologna, per la prima volta in sette anni, sono arrivate due panchine consecutive, dopo la sostituzione subita al 59’ a Milano. Tutto questo nel momento in cui si parla insistentemente del futuro di Callejon, in scadenza a giugno.
La stessa situazione contrattuale che vive Dries Mertens, partito dalla panchina nelle ultime due partite di campionato. Il belga ha più volte ribadito la sua volontà di restare a Napoli ed è uno degli idoli del pubblico del San Paolo. Il suo futuro resta, tuttavia, un punto interrogativo. Così come il momento della squadra di Carlo Ancelotti, diviso tra le grandi notti di Champions e le delusioni di campionato. In attesa di rivedere il sereno in un cielo ormai sempre meno azzurro.