Julien Lopez: “Maxime era a un passo dal Liverpool. Ora se lo gode De Zerbi”

Corsa sulla sinistra, doppia finta per superare Manolas e Koulibaly. Ancor un tocco per sorprendere il portiere. “Gliel’ho insegnato io – scherza Julien Lopez a Gianlucadimarzio.com -". È il fratello di Maxime, centrocampista classe '97 del Sassuolo, che domenica ha segnato il suo primo gol in Serie A contro il Napoli: "Quasi una rete alla Nasri. Lo hanno paragonato a lui ma sono giocatori diversi. Mio fratello è più un regista, gli piace far giocare la squadra. Piccolo, veloce e scattante. Sa far male”. E trasformare le difficoltà in virtù: “Da piccolo era sempre il giocatore più basso in squadra. Fino a 17 anni ha sofferto perché gli altri crescevano e lui no. Poi ha lavorato per migliorare la tecnica. Guardate dov’è adesso”.  

Qualità palla al piede e visione di gioco, se ne erano accorti anche Barcellona e Liverpool: Con i blaugrana non c’è mai stato nulla di concreto. Gli scout dei Reds, invece, sono venuti a Marsiglia per parlare con la nostra famiglia qualche anno fa. Maxime è andato in Inghilterra per tre giorni. Ha anche assistito al derby con l’Everton. Gli avevano proposto un contratto da professionista. Tornati a casa, l’OM ha scelto di fare una proposta importante a Max. Nonostante avesse appena 17 anni. E ha scelto di restare in Francia”.

Minot orgoglioso   

A Marsiglia 150 partite e 5 gol. Rudi Garcia l’ha reso il giocatore che è oggi: “Gli ha subito dato fiducia. Non ha avuto paura di far giocare titolare un ragazzo appena diciottenne nel Vélodrome pieno. Ricordo la prima partita in programma contro il PSG. L’allenatore disse a Maxime che l’avrebbe schierato dall’inizio. Il giorno dopo ho guidato sette ore e mezza da solo per non perdermi l’esordio dal 1’ in campionato. Risultato? Non è mai entrato. Il lunedì avevo gli allenamenti di mattina e ho guidato tutta la notte per tornare a casa”.

Esordio soltanto rimandato. Maxime si è preso le sue soddisfazioni. Nato e cresciuto a Marsiglia. Ha giocato dieci anni nella sua squadra del cuore. In campo anche nella finale di Europa League contro l’Atletico Madrid: “Tutta la famiglia era allo stadio. È stata un’esperienza bellissima. Peccato per il risultato, ma la squadra di Simeone era più forte”.

Altro tassello nel puzzle dell’esperienza. Minot orgoglioso. Li chiamano così quelli cresciuti nelle giovanili dell’OM. Sulla panchina della prima squadra si sono seduti anche Bielsa nel 2014: “Maxime aveva 16 anni, non era ancora pronto. Rispetto a tanti altri giocatori è maturato tardi”. E dal 2019 Villas-Boas: “Non avevano un rapporto difficile, ma era arrivato il momento di cambiare”.

La telefonata di De Zerbi

Il Sassuolo è stato la svolta. “De Zerbi l’ha chiamato e in dieci minuti era già convinto di trasferirsi. Hanno parlato di modulo, tattica, ruolo. Lui è l’allenatore di cui mio fratello aveva bisogno. In quella telefonata ha ritrovato la voglia di mettersi in gioco”. In neroverde anche qualcun altro ha spinto Maxime verso l’Italia: “È Boga, sono molto amici. Jeremie è nato e cresciuto Marsiglia come noi. Gli ha parlato bene della squadra e della città. Da piccoli si sfidavano nei campetti della città, ora sono compagni di squadra in Serie A”.

Julien è stato il vero esempio di Maxime. Lui, classe ’92, ala sinistra del Paris FC: la seconda squadra di Parigi. Da piccoli quante sfide insieme: “A Marsiglia poche squadre possono dire di averci battuto. Quando giocavo nelle giovanili del Montpellier mio padre e Max non si perdevano una partita. Credo sia nato così il suo desiderio di diventare calciatore”. Superando i traguardi raggiunti dal fratello più grande: “Ho fatto degli errori, volevo proteggerlo. Gli dicevo cosa fare per non sbagliare. Abbiamo lo stesso carattere, puntiamo sempre a vincere”. Stessa strada, destini diversi: “Futuro insieme? Magari in Serie A, chissà. Qui sto bene e puntiamo alla promozione in Ligue 1”.

La famiglia Lopez si gode il weekend perfetto: “Per me una rete e un assist contro il Caen. Poi è toccato a Maxime stupire tutti”. Tranne Julien. “Da piccoli guardavamo Ribery in tv, adesso mio fratello lo sfida in campo. Ero convinto avesse le qualità per fare bene in Italia”. Sorriso stampato in faccia, questione di famiglia. E di gol. Lopez al quadrato.

Di Oscar Maresca e Cosimo Bartoloni

 

 

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