Non è Nasri e Garcia lo adorava: Maxime Lopez, un piccoletto a Sassuolo
Dalla Provenza all'Emilia-Romagna. Da Marsiglia a Sassuolo. Da una piazza ardente e focosa a un'altra che è l’esatto opposto. Ambienti differenti, un comune denominatore: il rettangolo verde e il pallone tra i piedi. Roberto De Zerbi ha un nuovo ragazzino da far diventar grande. Anche se Maxime Lopez, di esperienza, ne ha già tanta: classe 1997, ma già 150 partite ufficiali con la maglia dell'OM. Pochi gol (5), molti più assist (21): 22 anni ma i numeri sono già interessanti per un centrocampista di quell'età. Soprattutto visto il costo dell'operazione: 2,5 milioni di euro di diritto di riscatto per il prestito. De Zerbi l'ha voluto per affiancare Locatelli davanti alla difesa nel suo 4-2-3-1.
Nato a Marsiglia con piedi superdotati e una grande visione di gioco, il giovane Maxime inizia subito a prendere dimestichezza con il pallone. Cresciuto nel Burel Football Club, uno dei migliori vivai dell’ambiente marsigliese, Lopez attrae fin da subito per le sue qualità di regista. “Sin da piccolo si vedeva come fosse dotato di un’intelligenza calcistica al di sopra rispetto agli altri”, racconta Serbe Obre, responsabile del Burel, in un’intervista rilasciata all’ex canale televisivo dell’Olympique Marsiglia.
ENFANT DU PAYS
Finito presto nei radar dell’OM, Maxime Lopez entra a far parte del settore giovanile della squadra della sua città. Per arrivare alla Ligue 1, però, la strada non è stata facile: “La mia statura era un problema (è alto 167 centimetri, ndr), me lo dissero chiaramente. Ero troppo basso, e per questo ero sempre la terza scelta”. Un disagio che lo aveva spinto ad ascoltare offerte esterne, come quella del Liverpool, che fu sul punto di ingaggiarlo. Poi, però, la scelta di cuore. La firma sul contratto sarà con l’OM, per la felicità di genitori e parenti. Loro che da sempre vivono per l’Olympique: erano a Monaco la sera del 26 maggio 1993, quando l’OM vinse la Champions League contro il Milan. Adesso era Maxime, l'enfant du pays.
"È SORPRENDENTE QUELLO CHE FA"
È cresciuto con l'idolo Nasri come punto di riferimento. Ma lo stile è diverso: "Maxime è più bravo nel passare la palla e smistare i palloni. Io sono più un driblatore che si inserisce tra le linee", ribadirà l'ex stella del Marsiglia. Per Lopez, la seconda grande svolta arriva nell'autunno 2016: l’OM cambia proprietà. In panchina arriva Rudi Garcia, che riconosce in lui grandi doti e decide di dargli fiducia nonostante la giovane età: il piccolo Lopez inizia a diventare grande. Prima partita a Parigi, contro le star del PSG. Prima titolarità, prima grande prestazione: “Max è un giocatore con grande tecnica e grande visione per giocare bene con la palla al piede. È molto maturo per l’età che ha e ha personalità, per questo mi piace”, commenterà l’ex Lille e Roma. Apprezzamenti che nel giro di poche settimane arriveranno un po’ da tutte le parti: nel mese di dicembre ottiene il premio di miglior giocatore del campionato, e poco dopo arrivano gli elogi di uno che il calcio (e Marsiglia) li conosce abbastanza bene. “È sorprendente quello che fa, per l’età che ha e per la personalità che dimostra in campo”. Così parlò Zinédine Zidane, un altro enfant du pays.
I suoi modelli? Kroos, Iniesta, Thiago Alcantara, Modric: “Li ho sempre osservati, per imparare”. Imparare da loro, e dai propri errori: “Riguardo anche le mie partite, per capire cosa ho fatto bene e dove invece ho sbagliato”. 22 anni? Non si direbbe.
IDENTIKIT INTERESSANTE
Tecnica, personalità, voglia di non buttare mai via la palla e tentare di giocarla in avanti, anche quando si è sotto forte pressing. Un po’ di statistiche: due anni fa fu il calciatore del campionato francese con la più alta percentuale di passaggi realizzati (91,7%, dati OPTA). Questo è l’identikit che ha attratto il Sassuolo, una società che punta sui giovani, una squadra condotta da un allenatore che sa come produrre bel calcio rivolto in avanti.
COLPA DEL BARCELLONA
Maxime Lopez arriva in Serie A dopo alti e bassi. “Alcune volte è stata colpa mia”, dirà a Canal+. Colpa del Barcellona. Come? “Dopo il primo anno con l’OM mi riferirono del loro interesse, e parlarono con il mio agente. Gli dissero che se avessi fatto una bella stagione, mi avrebbero preso”. La chiamata dei blaugrana, l’idea di raggiungere l’idolo Lionel Messi. Facile sognare e perdere la concentrazione. E il calcio non fa mai sconti: “I primi sei mesi di quella stagione non c’ero con la testa. Ero da un’altra parte. Non mi riconoscevo neanche”. Maturità ottenuta grazie anche, e soprattutto, a questi errori, che permettono di diventare grandi. Alti e bassi. Un’altalena di emozioni. Un po’ come la sua Marsiglia, una piazza imprevedibile. Ma a Sassuolo non sarà così.
IL PRIMO GOL
Alla corte di Roberto De Zerbi è arrivato un ragazzo pieno di talento e voglia di scoprirsi. E farsi scoprire: perché Maxime Lopez ha ancora tutto da dimostrare, ma le premesse lasciano ben sperare. Basti pensare a quella corsa al 90' inoltrato, per il 2-0 al San Paolo: quasi non ci crede quando la palla entra, non gli sembra vero. La lontananza da casa poteva essere un ostacolo, non lo è stato: “Questo club e questa città rappresentano un po’ tutta la mia vita. Mi piange il cuore partire”, aveva detto nel messaggio di saluti. Ma ci sta pensando Jérémie Boga, anche lui nato a Marsiglia e tifoso dell’OM, a smorzargli le nostalgie di casa. E fargli capire che la maglia neroverde è quella perfetta per lavorare e crescere. In serenità e sempre col pallone tra i piedi.