Maldini: "Milan? C'è qualcosa di segreto. Ibra più grosso di prima"
La poesia di Milanello, il campionato da alta classifica, Ibrahimovic e molto altro. Intervistato a Radio 105 ‘Mi Casa’ il direttore tecnico ed ex stella del Milan, Paolo Maldini, ha rilasciato delle dichiarazioni riguardo tanti temi tra cui le emozioni che prova tutt'ora nel tornare nell'iconico centro sportivo, anche se non più in veste da calciatore. "Milanello è un posto speciale - racconta - anche da dirigente. E’ stato il teatro di tante piccole cose che hanno contribuito a fare grande questa squadra. Non è cambiato molto, ora stiamo provando a renderlo più moderno. La sensazione di calma, pace e preparazione alla guerra sportiva rimane”.
Qualcosa di segreto
Maldini ha trattato anche il tema campionato. Il Milan è infatti primo in classifica e non ha ancora subito sconfitte: il bottino è di 2 pareggi e 5 vittorie in 7 partite giocate. "Come tutte le magie, c’è qualcosa di segreto - spiega il direttore tecnico -, probabilmente non lo scopriremo mai. E poi c’è tanto lavoro dietro, un concetto di gioco, un’idea della proprietà verso i giocatori giovani, una squadra economicamente sostenibile, possibilmente autofinanziabile, anche se siamo ancora lontani da questo. Siamo partiti leggermente prima con quest’idea e ci siamo trovati più pronti nell’emergenza. Cerco di fare tutte queste cose mantenendo l’idea che deve avere un club come il Milan: competere, essere competitivo e dare spettacolo ai tifosi".
"Campionato? Di noi si è detto che siamo lì anche grazie alla mancanza di pubblico - prosegue -, ma in realtà ci avrebbe dato più forza. E’ difficile capire dove ci sia un vantaggio e uno svantaggio. Non avere il pubblico è davvero una cosa bruttissima”.
"Ibra è diventato più grosso"
Infine l'ex difensore si concentra sul suo nuovo ruolo e su un giocatore in particolare: Zlatan Ibrahimovic. "Sicuramente mi porto dietro storia e rispetto, ma ho un ruolo diverso e devo guadagnarmi il nuovo rispetto. Da dirigente manca la parte del gioco, ma sei partecipe di sofferenze e gioie della squadra. Per entrare in questo lavoro ci vuole tempo, viviamo in una società, specie nel calcio, che dà poco tempo, ma non ho mai avuto paura di fallire e rovinare ciò che ho fatto. Mi pareva assurdo non provarci. Ibra? Da giocatore l’ho incontrato quando giocava nell’Ajax, nella Juve e nell’Inter. Giocavo da centrale, lo marcavo sui corner. Secondo me adesso è più grosso”.