Lanzafame: "In Ungheria scuole chiuse, ma si gioca. Il calcio va fermato"
Un Paese chiuso a metà, un racconto dall’interno: “L’Ungheria sembra l’Italia nei primi giorni del contagio. Niente cinema, teatri, scuole, ma parchi e centri commerciali sono aperti”. E il campionato continua a porte chiuse.
Davide Lanzafame ha giocato ieri con l’Honved Budapest, lui e Marco Motta (in Indonesia) sono stati gli unici italiani in campo nel weekend, ma la sua idea è fermare tutto: “Ne vale la nostra sicurezza - racconta a gianlucadimarzio.com - anche noi siamo soggetti a rischio. Germania, Italia, Spagna, in alcuni paesi molti sportivi sono stati colpiti dal virus. Abbiamo mogli e figli. Potremmo contagiarli tutti”.
UNGHERIA CHIUSA
Davide vive a Budapest da 4 anni, ha vinto due titoli con Honved e Ferencvaros, è uno dei calciatori più amati, ma la paura del virus sta crescendo anche sul Danubio: “Noi italiani siamo visti con altri occhi”. Sospettosi.
Alla guida dell’Honved c’è Giuseppe Sannino, ex allenatore di Siena e Palermo in Serie A, un altro italiano all’estero: “È stato due settimane in quarantena preventiva”, racconta Davide. “Era stato a Milano qualche giorno prima dell’inizio di tutto, vicino alle zone del focolaio, così la società ha deciso di tenerlo a casa”.
L'APPELLO
Ieri ha ripreso il suo posto in panchina, l’Honved ha perso 5-1 ma il risultato passa in secondo piano, come la sconfitta. Davide ha lanciato un appello su Instagram invitando a far leva sul buon senso: “Non sono stato l’unico, un altro giocatore ha postato un video sui social. Vogliamo fermarci, il virus sta diventando un problema mondiale”. L’Ungheria ha dichiarato lo stato d’emergenza, il Paese conta una trentina di casi e si sta attrezzando.
Viktor Orban - il primo ministro - ha annullato le tre tappe ungheresi del Giro d’Italia di quest’anno: “Iniziano a preoccuparsi. Hanno chiuso le frontiere ai cittadini di Corea del Sud, Cina, Iran e Italia. I paesi più colpiti. I turisti non possono entrare, e chi come me ha la residenza in Ungheria non può uscire”.
Davide a Budapest, la famiglia a Torino: “Sono chiusi in casa come tutti, serve un grande senso civico per superare il momento, una grande responsabilità. Siamo il popolo più invidiato del mondo, ricordiamocelo”. Anche in Ungheria.
Google Privacy