Jorginho: "Giocare in Italia era un sogno. A 17 anni volevo mollare"
“Diventare calciatore professionista in Brasile già mi avrebbe reso felice, andare a giocare in Europa era un sogno che vedevo molto lontano”. A parlare è Jorge Luiz Frello Finho, o più semplicemente Jorginho, centrocampista del Chelsea e della Nazionale italiana.
Un Italia che è sempre stata nel mirino dell’ex Napoli, fin da quando entrò a far parte di una squadra giovanile a Brusque. “Sono stato lì per due anni ed è stato il momento più difficile – rivela ai microfoni del Daily Mail. C’erano 50 ragazzi che la mattina si allenavano e il pomeriggio andavano a scuola. È stato difficile, ma ho visto alcuni giocatori andare in Italia e ho pensato che fosse la mia opportunità”.
Per sfruttarla, però, Jorginho ha dovuto stringere i denti. “Il posto non era dei migliori, a volte dovevamo mangiare lo stesso cibo per 3 giorni e in inverno non avevamo l’acqua calda per le docce. Un giorno mia madre venne a trovarmi e voleva riportarmi a casa con la forza dopo aver visto quanto era orribile e sporco quel posto. Ma io le dissi che quella era la mia opportunità, non sarei andato via perché il bagno non era pulito”.
Una passione per il calcio che viene proprio dai genitori. “Mio padre si arrabbia sempre quando lo dico nelle interviste – continua ridendo l’ex Napoli e Verona -, normalmente erediti questo genere di cose da tuo padre, ma lui era scarso a giocare. Giocava in porta. Mia madre, invece, era forte. Era una calciatrice dilettante. Papà mi ha aiutato in altri modi”.
Poi il centrocampista del Chelsea parla del suo arrivo a Verona. “Alloggiavamo in un monastero. Siamo stati in 6 in una stanzetta per un anno e mezzo e ci pagavano 20 euro a settimana. Lì le persone ci hanno trattato in modo straordinario, ho dei bei ricordi di quel periodo, anche se a un certo punto volevo mollare. È stata fondamentale mia madre che mi disse di stringere i denti, anche perché era da un po’ che mi allenavo con la prima squadra”.
Una battuta anche sui Blues e su Tuchel. “Il mister ha sicuramente avuto un grande impatto. Ha capito come ottenere il meglio da noi, cosa dire e cosa aspettarsi dai giocatori”.