Italia U21: temendo il 'biscotto', contando i rimpianti

Più che 'biscotti' chiamateli interessi legittimi. Chiuso al secondo posto il Gruppo A, il futuro dell’Italia U21 all’Europeo ora è appeso a un filo e non dipende più da noi. Potremmo tirare un sospiro di sollievo stasera, se la Danimarca non batterà la Serbia con tre gol di scarto (difficile) e l’Austria non sgambetterà la Germania (ancora di più). Ma domani non c’è ragione di credere che Francia-Romania non terminerà nel pareggio che ci manderebbe fuori. Conviene agli uni e agli altri, avanti insieme in semifinale e con un’Italia padrone di casa in meno.

In più dovremmo saperlo bene, come funzionano gli incentivi. Solamente due anni fa, il 'biscotto' lo sfornavamo noi in collaborazione con la Germania: nell’ultima giornata del Gruppo C, con tutte le altre partite già disputate (brutta l’inversione dei ruoli, eh?), un solo risultato poteva mandare avanti gli Azzurrini e i tedeschi insieme. L’1-0, che Bernardeschi troverà nel primo tempo e dopo il quale le due squadre si limiteranno a controllare senza preoccuparsi dei giudizi altrui.

Quindi that's the game, nel bel bene e nel male. Colpa anche della formula della competizione, certo. Spietata ma anche mal strutturata, perché condiziona in modo determinante lo svolgimento delle ultime partite in base ai risultati degli altri campi. Però diventa troppo facile recriminare quando si ritorce contro, dopo averla sfruttata a proprio favore.

Il calcio comunque va ben oltre la ragione, ed è questo il bello che consente di sperare. E di disperarsi. Perché alla luce dei 5 gol rifilati dalla Spagna alla Polonia viene da chiedersi come sia stato possibile non riuscire a farne nemmeno uno noi, contro i biancorossi. Con un Chiesa dominante, Pellegrini leader, una qualità che da più di un decennio non mettevamo in campo per una Nazionale U21. Rischiamo di rimpiangere a lungo quei 90 minuti storti, in cui abbiamo attaccato tanto e male per almeno un tempo. La macchina azzurra ha ripreso a correre contro il Belgio, ma ormai rischia di essere troppo tardi.

“Il pubblico non se lo merita”, ha scosso la testa Di Biagio nel post partita. Solo una settimana fa l’esordio perfetto, da brividi, tra le 30mila voci che aspettavano da troppo tempo di cantare “Italia!”. Un’atmosfera che allo stesso ct ha ricordato le notti magiche del ’90. Ma se dovesse finire così sarebbe come aver trovato subito l’Argentina, senza Schillaci capocannoniere. Di 'biscotti' nessuna traccia, parleremmo di rimpianti e pellicola azzurra troncata a metà.

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