Atto finale, tutta l’Italia del beach: “Era show, ora siamo un movimento”
Ve le ricordate le ultime versioni di Conte, Di Canio, Ballotta? Una volta sulla sabbia ci andavano a svernare i campioni di Serie A, un po’ per gioco e tanto spettacolo. Lo sport, ancora lontano dal professionismo: “Quando sono arrivato nel 2003, le squadre iscritte al campionato italiano derivavano da un torneo organizzato dai villaggi turistici. Non c’era ancora una federazione, mancavano le strutture, perfino le regole non erano ufficiali”. Chi parla è Ferdinando Arcopinto: una vita per il beach soccer, bandiera organizzativa del movimento, 9 mondiali da team manager della Nazionale. L’ultimo, questa sera ad Asuncion, potrebbe diventare quello più bello.
“Questa è una squadra che non molla mai”, la carica di Arcopinto ai microfonid di GianlucaDiMarzio.com prima della finalissima contro il Portogallo. “Parliamo di un gruppo che parte da lontano, all’apice della maturità, che si sacrifica sul campo ma nasce fuori”. L’agente immobiliare Gori, l’estetista Chiavaro, dottor Marinai, laureato in scienze motorie. Tutta l’estate tra le roccaforti del beach – Viareggio, San Benedetto del Tronto e Terracina su tutte –, calciatori del mare scoperti un po’ all’improvviso dal grande pubblico.
Storie mondiali: l'intesa col raccattapalle, la lezione dell'aereo perduto
Merito di un cammino al cardiopalma, di azzurra tradizione: ieri la battaglia in semifinale vinta all’overtime sulla Russia, giovedì la Svizzera beffata all’ultimo secondo dei quarti. Buzzer beater vero e proprio, più basket che calcio in questo senso. “Ma è anche il bello del beach”, spiega l’accompagnatore della Nazionale. “Guai a non crederci fino alla fine: Del Mestre era stato bravissimo a rinviare con lucidità per il gol al volo di Zurlo. Ma prima di lui dobbiamo ringraziare un altro grande protagonista”. E qui, anche Mourinho prende appunti. “Il raccattapalle, che è stato velocissimo. L’intelligenza di un portiere è avere anche dei validi collaboratori dietro la porta”, soprattutto in uno sport che si decide in un decimo di secondo. “Del Mestre sa creare questa complicità, una simpatia che può tornare preziosa. A quel bambino dobbiamo tanto”.
Un dettaglio dopo l’altro, che sta facendo la differenza. “Il nostro autunno era iniziato con i World Beach Games di Doha”, il primo torneo olimpico per gli sport su sabbia. “Josep Gentilin, che era in vacanza in Brasile, aveva perso l’aereo per il Qatar”. Errori di gioventù, da correggere nel modo giusto. “È un classe 2000, il futuro del nostro movimento, ma per punizione l’abbiamo tenuto fuori dai Giochi. Doveva capire. Nel successivo torneo di preparazione ha fatto a benissimo. E oggi è tra i migliori del mondiale, un attaccamento alla maglia da applausi: la mamma di Josep è brasiliana, ma sentisse come canta lui l’Inno di Mameli!”
"Siamo più pronti del 2008. E sulla sabbia, è quasi nata mia figlia..."
Merito anche di un commissario tecnico come Emiliano Del Duca. “Ho sempre puntato tanto su di lui”, continua Arcopinto. “Fuori dal campo parla poco: contano solo il gruppo, lo staff e il lavoro sulla sabbia. È un grandissimo motivatore ma soprattutto un grande conoscitore di questo sport”. Che continua a intrecciarsi con il calcio. Nel 2012 Del Duca allenava il Milan al Mundialito per Club di beach soccer: tra i pali c’era Nelson Dida. E dalla porta all’attacco, l'anno scorso subentrerà all’ex 'Condor' Massimo Agostini sulla panchina della Nazionale. Nel mezzo due quarti posti al mondiale e ai World Beach Games, l’alloro europeo nel 2018, ma la vera sfida è adesso.
“Con la sua squadra, emersa nel momento più difficile”. Sempre la Svizzera, il match spartiacque: l’Italia è sotto 1-3, 'Tin Tin' Gori (sì, l’agente immobiliare è anche il miglior realizzatore di sempre in maglia azzurra e capocannoniere del mondiale) esce in lacrime per infortunio e… “cominciano a segnare gli altri. Ma sapevamo di poterla riprendere, abbiamo dato tutto e arrivati fin qui vogliamo giocarcela: siamo più pronti del 2008”, quando il Brasile sconfisse gli azzurri in quella che era stata la loro unica finale mondiale.
E c’è aria di rivincita anche con il Portogallo: “Un altro ko, in finale dell’Europeo. Poi per me, quella era stata una spedizione davvero speciale: mi ricordo ancora la faccia preoccupata di Tavecchio, sull’aereo per Lisbona”. All’epoca, l’ex presidente della Figc era il vice federale del beach soccer. “Ma la signora può volare così?, mi disse, indicando la mia compagna all’ottavo mese di gravidanza. Mi aveva seguito per tutta la stagione, fino alla fine: la mia seconda figlia è praticamente nata sulla sabbia”. Il beach soccer italiano prima di lei. Ora diventa grande.
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