Alle origini di Gaich: "Lo chiamavano tronco, ma sarà un grande goleador"
Al momento del suo arrivo, Filippo Inzaghi lo ha accolto con queste parole: “Posso sbagliarmi nella scelta di un difensore, non di un attaccante”. Un’iniezione di fiducia per chi negli ultimi mesi l’aveva un po’ persa. La prima esperienza in Europa al CSKA Mosca non è andata bene. In un calcio diverso, con un clima più freddo e con una lingua difficile da comprendere. E allora meglio cambiare. Dopo appena cinque presenze in Serie A, Adolfo Gaich è tornato protagonista grazie ai gol, in particolare quello nella vittoria contro la Juventus.
Una rete pesante oltreché storica, come quando nel 2019 segnò al River Plate. Traversone da sinistra, aggancio che diventa dribbling su Pinola, tocco di ginocchio e sterzata secca su Milton Casco per sfondare la porta di Armani. Un gol che permise al San Lorenzo di tornare a vincere un Clàsico al Monumental dopo 15 anni e di zittire i 70.000 tifosi del River presenti sugli spalti.
A distanza di 16 mesi, Gaich lo ha rifatto. Anzi, ha fatto ancora meglio. Dopo il gol alla prima da titolare contro lo Spezia con la maglia numero 7 di Imbriani sulle spalle, l’argentino ha segnato anche all’Allianz Stadium: il classe ’99 intercetta un passaggio in orizzontale di Arthur e batte Szczęsny nonostante il disturbo di Danilo. Stavolta però niente silenzio, si sentono solo le urla di gioia da parte dei suoi compagni in uno stadio vuoto. È la vittoria più importante nella storia della società giallorossa, quella che probabilmente cancella le speranze scudetto della squadra di Pirlo.
DA TRONCO A GOLEADOR
Due gol in tre presenze dal primo minuto da quando è in Italia, per quello che potrebbe essere l’acquisto più oneroso della storia del Benevento. Il suo riscatto dal CSKA è fissato a 11 milioni, merito del ds Foggia che lo ha portato in Italia e che in futuro potrebbe fare un’importante plusvalenza. Ma anche di chi lo ha scoperto quando ancora giocava nell’Unión de Bengolea, ovvero Antonio Mur. “Il primo anno al San Lorenzo, mi ricordo come se lo ricorderà anche lui, che in una partita contro il Boca sbagliò diversi gol facili e i suoi compagni facevano delle battute del tipo: “È un tronco, ha i piedi di legno, ma chi ci hanno portato?!”. Lo dicevano anche a me, però poi sono arrivati i momenti belli col debutto in Primera, i primi gol e la nazionale. Ero sicuro che migliorasse. Dopo averlo visto segnare alla Juventus gli ho scritto che era stato un gol da vero opportunista. Diventerà un grande goleador”. Racconta l’attuale responsabile del settore giovanile degli spagnoli del Lorca a Gianlucadimarzio.com.
Mur in Argentina ha lavorato per il San Lorenzo come ‘captador de talentos’, come scout. Ma prima aveva fatto le fortune del Racing Avellaneda, dove aveva portato De Paul e Musso. “I grandi club in Argentina organizzano provini nelle altre province per cercare i giovani talenti, non me ne scordo uno”. Tra i tanti ragazzi visionati c’era anche Gaich. “Andammo in una piccola città che si chiama Reducción, vicino a Córdoba. Di solito vengono sempre 250-300 ragazzi di diverse età, mentre quel giorno ce n’erano solo 20-30, ma non mi chiedete il perché. Lì ho scoperto Adolfo. Aveva 15-16 anni ed era come lo vedete oggi, solo più magro e con qualche centimetro in meno, ma pur sempre alto. C’erano anche ragazzi più grandi, ma notammo in lui delle buone qualità e decidemmo di portarlo a Buenos Aires per un altro provino ad agosto. Oltre al fisico ci colpì la sua tecnica, ma soprattutto il fatto che segnasse sempre”.
Un altro provino ad ottobre, poi il tesseramento a gennaio perché a stagione in corso non si poteva. Per realizzare il sogno di tutta la famiglia tifosissima del San Lorenzo. “Il primo anno fu di apprendimento: calciava forte ma era scordinato e doveva abituarsi ad allenarsi tutti i giorni. Non era titolare in quella stagione, ma è migliorato tanto. In quella successiva la squadra vinse il campionato con Gaich capocannoniere”.
SCARTATO DA RIVER E LANÚS, ORA LA SERIE A E LA NAZIONALE
‘El fútbol siempre da revancha’, ‘Il calcio sempre dà rivincita’ è uno dei detti più comuni nel calcio argentino. Lo ripete anche Mur quando pensa a Gaich scartato da River Plate e Lanús, prima di essere tesserato dal club azulgrana. “Sono cose che succedono con i ragazzi, anche perché era più piccolo e non aveva quel fisico. È migliorato grazie agli allenatori incontrati nel settore giovanile del Ciclón”. Un motto valido anche per la parentesi russa: “Lo avrei visto meglio in un Paese latino, come Italia o Spagna per la prima esperienza in Europa. Se non ti abitui alla cultura è difficile, specie per un ragazzo giovane. Ma la considero comunque un’esperienza che lo ha fatto crescere. Ora non mi sorprende che stia facendo bene in Serie A. Poi è un ragazzo splendido, che parla molto bene anche l’inglese e si era preparato per giocare all’estero”.
Dopo gli anni nel settore giovanile del San Lorenzo e prima di incontrare Inzaghi, gli allenatori che hanno creduto in lui sono stati il Pampa Biaggio, il Bocha Batista e Lionel Scaloni che lo ha fatto esordire in nazionale maggiore. “Biaggio non ha lanciato solo Gaich, ma anche tanti altri dei nostri giovani. Poi il club ha cambiato progetto e allenatore acquistando molti giocatori d’esperienza. Passarono 6-7 mesi in cui Gaich segnava sempre con la nazionale Sub20 o Sub23, ma non giocava nel club. Ma quelle sono decisioni dei dirigenti e degli allenatori…”. Il San Lorenzo alla fine ha preferito cederlo in Russia per incassare 8 milioni, dopo 27 presenze e 7 gol dall’esordio avvenuto nel 2018.
Tuttavia anche con la Selección era partito dietro nelle gerarchie. “Colidio dell’Inter e Maxi Romero del PSV venivano prima. Era logico visto il blasone dei club. Per fortuna nel suo cammino ha incontrato Batista, il ct che vedendolo quotidianamente ha deciso di farlo diventare il titolare”. Lo stesso ct che lo ha convocato per le amichevoli contro il Giappone in vista dei Giochi Olimpici di Tokyo in programma la prossima estate. L’Olimpiade che rimane uno degli obiettivi nel futuro prossimo di Gaich, prima però c’è la salvezza del Benevento da ottenere attraverso quello che gli è sempre riuscito fare, anche a detta di chi lo ha scoperto: i gol.