"Lo chiamavano Lewandowski, ma somiglia a Vieri" Biaggio racconta Gaich

Incognite e speranze: per Adolfo Gaich la prima occasione nel calcio italiano, per il Benevento una scommessa per la salvezza. Da diversi anni si parla di questo attaccante argentino classe 1999, stella delle nazionali giovanili tra Sudamericano e Mondiali di categoria, e anche discreta rivelazione del San Lorenzo, prima del passaggio non troppo fortunato in Russia.

Da tempo ha i riflettori del calciomercato addosso, ma l’occasione per farsi conoscere dal pubblico italiano ancora non ce l’ha avuta. A raccontarlo dunque è chi lo conosce meglio di tutti: Claudio Biaggio, per tutti El Pampa, come tutti quelli che vengono da quell’area geografica.

Ho allenato Gaich l’ho avuto in quattro categorie giovanili e in prima squadra, lo conosco molto bene. Ha un grande potenziale, è un goleador, assomiglia a Vieri, ha il suo stile, non è molto duttile ma con la palla sa quello che fare” racconta ai microfoni di Gianlucadimarzio.com.

Le caratteristiche di Gaich

Biaggio è stato un grande attaccante del San Lorenzo, con cui ha vinto due titoli nazionali, uno che sa riconoscere il valore di una punta. “Con me ha sempre segnato tanto: l’ho fatto debuttare prima con la squadra Reserva e ha fatto 3 gol in 4 partite, poi in prima squadra e altri 3 gol in 4 partite, parola del Pampa.

Sul piano tecnico non è difficile inquadrare questo ragazzone di oltre un metro e novanta. “Ha alcune lacune tecniche, non è goffo ma non è un attaccante che dribbla i giocatori o fa tunnel. È più uno che protegge palla, che lo lanci in avanti e lo lasci correre: lì si scatena con la sua potenza, è molto difficile da marcare per il suo fisico”.

Le nazionali giovanili e il debutto in prima squadra

Da promessa a star il passo è breve. Gaich è esploso grazie ai tornei giovanili con la nazionale argentina: gol a raffica e subito la forte attenzione mediatica del calcio argentino e del mercato europeo. “Si è fatto conoscere prima con la nazionale che con il San Lorenzo. Un giorno viene il Bocha Batista, l’allenatore della Sub 19 mio grande amico e mi chiede un 9 imponente. Gli dico ‘Prendi Gaich’ e viene ripagato con tantissimi gol”.

Da lì nascono interessi e aspettative, ma anche un momento magico per il ragazzo. In prima squadra non c’è un vero centravanti d’area e dopo l’infortunio di Nico Blandi (vecchio amore del Catania) si apre la possibilità del debutto. “Appena torna dalla nazionale si infortuna Blandi e lo faccio debuttare. Lo conoscevo e sapevo che era pronto, ha segnato subito gol importanti come quello al River”.

Gaich cresce, l’Europa osserva. “Tanti club l’hanno cercato. Principalmente italiani e olandesi, oltre l’Anderlecht e il Cska. Alla fine è rimasto sei mesi in più ma poi è partito per la Russia dove non è andata come voleva”.

Adolfo Gaich, El Tanque

Il Pampa Biaggio ha raccontato il Gaich calciatore, ma vista la sua conoscenza del ragazzo da tantissimi anni, ha tutto il materiale necessario per raccontare anche il Gaich ragazzo. “Ha la testa sulle spalle, è uno che per colmare i limiti tecnici faceva rimanere dei compagni di squadra a fine allenamento e lavorava con loro. Da ragazzino già studiava tante lingue per prepararsi ad andare in Europa, come se lo sapesse già, per questo non credo che avrà problemi a imparare l’italiano”.

L’Argentina è terra di soprannomi, gli apodos, e Gaich ne ha collezionati tanti. Alcuni buffi visto il suo nome Adolfo, altri più pertinenti alle sue caratteristiche. “Lo hanno chiamato in mille modi. Prima Lewandowski, poi El increíble come Hulk, ma anche el Tanque (carro armato) o il Gigante. Quando è arrivato in prima squadra però era El Tanque. Ci ha sempre riso sopra”.

Ora è il momento del grande salto, quello del calcio italiano dove può trovare quella consacrazione mancata in Russia. “Deve trovare il luogo per valorizzarsi, come successo a Crespo e Batistuta, che hanno trovato la squadra giusta dove esplodere. È uno che se vede la porta tira da dovunque e fa gol, può essere molto importante per il calcio italiano, ma dovrà adattarsi”.

E Benevento ora può anche sognare: da un peruviano a metà come Lapadula a un argentino doc come Gaich, la sua corsa salvezza arriva dal Sudamerica. 

 

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