Europa League | Girone F, alla scoperta degli avversari del Milan

Un girone… “alla portata”. E se a dirlo è Paolo Maldini, che del proprio verbo ha spesso fatto garanzia in ambito rossonero tra questioni di campo e non, vale decisamente la pena credergli. In un’estate torrida dal punto di vista societario, legata soprattutto alla sentenza UEFA che ha prima escluso e successivamente riammesso il club di via Aldo Rossi 8 in Europa League, il Milan viene ri-accolto a Nyon da un’urna tutto sommato benevola: gruppo F di “Favorito” con Olympiacos, Betis Siviglia e la new entry Dudelange, in un girone da trasferte caldissime (soprattutto in Grecia e Spagna) e storie, come quella del club lussemburghese, tutte da scoprire.

L’Olympiacos, quasi 60 anni dopo: tra tanta Serie A e il "7" al centro della sfida

Atene. Sempre e ancora Atene. Un must nelle strade europee percorse dal Milan, a maggior ragione con le due vittorie in Champions nel 1994 e nel 2007, passando anche per l’ultima tappa greca dello scorso anno nel doppio 0-0 contro l’AEK: città che la squadra di Gattuso ritroverà anche nella fase a gironi dell’Europa League 2018/19, affrontando stavolta l’Olympiacos Pireo di Pedro Martins in un confronto che mancava da quasi 60 anni.

Due soli precedenti, relativi alla Coppa dei Campioni 1959/60, con un successo rossonero (3-1) e un pari (2-2) griffati Danova-Altafini a segnare la brevissima storia degli scontri diretti tra le due squadre: traccia italo-greca che a tinte biancorosse, nel doppio confronto del girone F, segnala anche la presenza di vecchie conoscenze della nostra Serie A come gli ex Roma Vasilios Torosidis e Panagiotis Tachtsidis, oltre a Vukovic (difensore, visto con la maglia del Verona), Fetfatzidis (meteora tra Genoa e Chievo), Marko Marin (Fiorentina), Guilherme (Udinese) e Lazaros Christodoulopoulos, passato al club più titolato di Grecia in estate dai campioni in carica dell’AEK.

4-2-3-1 come modulo base, puntando forte sulla spinta di Pardo e Lazaros sugli esterni, e cammino ai preliminari tutto sommato agevole: doppio successo (4-0 e 1-3) contro il Lucerna prima, 3-1 casalingo ed un pari (1-1) in trasferta per regolare anche il Burnley, prima dell’esordio vincente in campionato (1-0) contro l’APO Levadiakos. Sempre in casa, al “Giorgios Karaiskakis”, dove l’Oly costruisce gran parte delle proprie certezze: un pubblico caldissimo, nella tana biancorossa di Faliro, capace di dare una spinta in più ai propri idoli, in quell’angolo di Pireo capace di conservare il più alto numero di trofei mai conquistati da un club in Grecia.

44 titoli di Campione di Grecia e 27 Coppe Nazionali tutte lì, ai piedi di uno stadio che sorge direttamente al fianco della fermata della metropolitana di Faliro: linea verde che porta ad un inferno biancorosso lievemente scoperto, nella nostra tappa ateniese di poco meno di un anno fa, tra cimeli e storie, come quella legata alla tragedia del “Gate 7”. Numero sulle spalle del capitano Fortounis, tra i simboli del club, e cifra che identifica il cuore più caldo della tifoseria dell’Olympiacos. Nonchè il numero di Champions League vinte di chi in Europa, passando ancora dalla Grecia e tramite l’Europa League, vorrebbe tornare grande.

Clicca QUI per vedere racconto, video ed immagini del nostro viaggio nel mondo dell’Olympiacos.

Bet...on Betis: il "Setienismo" come possibile mina vagante del girone

Fino a poco più di un anno fa era considerata squadra da bassifondi della Liga spagnola, tra una salvezza ottenuta a fatica e risultati estremamente altalenanti. Poi, la mano di Quique Setién ha fatto il resto: ambizione capace di portare il Betis Siviglia ad una rivoluzione, soprattutto sul piano del gioco, in grado di lanciare il club andaluso direttamente nella zona Europa League.

Mercato top, con il prossimo arrivo di Giovani Lo Celso dal PSG come ciliegina sulla torta, e mix di quantità e qualità portato da William Carvalho e Takashi Inui per dimenticare gli addii di Fabian Ruiz e Durmisi, diretti verso Napoli e Lazio: innesti che, sommati a Boudebouz, Guardado, Feddal e Bartra, arrivati nella scorsa stagione, hanno condotto i Béticos a cambiare completamente volto, salutando anche Pezzella (riscattato dalla Fiorentina) plasmandosi sempre più alle idee del proprio maestro calcistico. Uno che non abbandona mai l'idea di costruzione del gioco dal basso, studiando al meglio i modi in cui colpire offensivamente (riuscendoci) i propri avversari e pagando qualcosa in termini di fase difensiva, come sottolineato dai 61 gol subiti (contro i 60 segnati) nell'ultima stagione da 6° posto in Liga.

Modulo mai fisso, spesso soggetto a differenti cambiamenti in un'ottica calcistica che, a livello di schieramento, per Setién non occupa un ruolo prioritario, comunque ricco di chiare certezze: Bartra a guidare la difesa a 3, Guardado e Carvalho a costruire la diga centrale a centrocampo e un duo di qualità, a scelta tra Boudebouz, l'ex Real Canales, Inui e le vecchie conoscenze viola Tello e Joaquin, a innescare o affiancare la punta centrale. Ruolo che nelle ultime uscite è stato occupato da Moron, ma che vede come validissima alternativa anche Tonny Sanabria, talento classe '96 la cui grande continuità nell'ultima stagione (6 delle 8 reti segnate ad inizio annata) è stata frenata da un infortunio al ginocchio da 5 mesi di stop.

"Amo vedere la mia squadra giocare bene: solo dopo mi preoccupo del risultato". E con il credo speciale di Setién, il Betis è tornato a sognare, da possibile mina vagante spinta dalla grande cornice del "Benito Villamarin" (dal nome dello storico presidente del club) che in sfide come quella contro il Milan, in programma nella prossima fase a gironi, saprà esaltarsi: confronto che storicamente è andato in scena (come tra rossoneri ed Olympiacos) in sole due occasioni a livello ufficiale, nei sedicesimi della Coppa delle Coppe 1977/78, con una vittoria per parte ed il passaggio al turno successivo (2-0 Betis, 2-1 Milan) degli spagnoli.

Un fiume (proprio Betis, dal nome latino del corso d'acqua Guadalquivir, utilizzato anche per il club) di emozioni europee che per i verdiblancos tornerà per la prima volta dalla stagione 2013-14, chiusa con l'eliminazione ai rigori nel derbi contro il Siviglia e con la retrocessione in Segunda Division: annata europea che toglie, insomma, annata europea che dà. Con il Setienismo capace di risollevare, finalmente, le sorti di un Betis ora davvero competitivo.

F91 Dudelange, dal Lussemburgo a San Siro: tra figli d'arte e sogni divenuti realtà

Se vi foste accorti della loro presenza solo in occasione dell'ultimo turno preliminare di Europa League, nessuno probabilmente vi biasimerà. Che il calcio lussemburghese non sia ovviamente al centro dell'attenzione di chiunque, sin dalla propria nascita, è dato evidente e inconfutabile: ma la storia dell'F91 Dudelange (o Diddeleng, secondo la lingua locale), capace di arrivare alla fase a gironi dopo aver superato KF Drita, Legia Varsavia e CFR Cluj, finisce per risultare una delle pagine più interessanti della nuova Europa League 2018/19 a breve al via.

Partiamo dalla base: prima squadra lussemburghese, di un comune composto da meno di 21mila abitanti, a raggiungere la fase a gironi della sopracitata competizione. Onore e sogni, spezzati nel primo turno di qualificazione di Champions contro il MOL Vidi, ricostruiti con gli interessi, garantendosi almeno 6 gare da disputare in stadi ricchi di storia e tradizione: e il primo per eccellenza non potrà che essere San Siro, per la sfida contro il Milan. 80 mila posti di impianto contro i poco meno di 3mila (!) del "Jos Nosbaum", casa delle gare interne del Dudelange, troppo piccolo per ospitare gare europee (spostate allo stadio nazionale "Josy Barthel") ma sufficientemente grande per comprendere, una volta di più, la dimensione di un club pronto al proprio battesimo europeo.

4-3-3 (o 4-5-1) all'occorrenza come modulo base e figlio d'arte eccellente alla guida della squadra: Dino Toppmöller, dal 2016 sulla panchina dei campioni di Lussemburgo in carica, il cui padre Klaus fu condottiero del Bayer Leverkusen dei primi anni 2000 capace di centrare la finale di Champions League nel 2001-02, persa contro il Real Madrid a Glasgow grazie alla decisiva perla di Zidane. Spina dorsale definita su cui poggiarsi, con l'ex conoscenza laziale Milan Bisevac come leader difensivo, Daniel Sinani (omonimo dell'ex ala della Primavera rossonera) nel cerchio di centrocampo, dotato di buon senso del gol, e David Turpel, bomber eroe di un'impresa compiuta con 4 reti segnate sulle 6 gare di qualificazione disputate.

Sfida ovviamente inedita, per il Milan, già protagonista di sei precedenti contro squadre lussemburghesi (sole vittorie contro Avenir Beggen, RB Differdange e Union Luxembourg) e destinato ad aggiungere una nuova avversaria al proprio percorso storico europeo: nata nel 1991, dopo la fusione tra tre club locali, e capace di laurearsi per 14 volte campione nazionale. Ora, il salto in alto più grande: sogno divenuto realtà da godersi senza paura e con leggerezza, provando a sorprendere ancora. In un girone che per il Milan, chiamato a dimostrare la propria superiorità e rispettare i favori del pronostico, dovrà risultare tutto fuorchè impresa complessa.

Google Privacy