Dino Fava: “L’Eccellenza è la mia Serie A. Per ogni gol esulto come a San Siro”
“Ho fatto gol contro il Brescia di Baggio. Nel tunnel gli chiesi di scambiarci la maglia. Lui accettò e mi fece un sorriso”. Quando lo racconta sembra incredulo, eppure sono passati 17 anni da quella sfida. Era il 30 novembre 2003. Un patrimonio di ricordi indelebili da tramandare.
Dino Fava, 43 anni, lo dice a voce alta. Perché di strada ne ha fatta. Senza rimpianti. Dalla sua Sessa Aurunca, in provincia di Caserta, fino alla qualificazione in Champions con l’Udinese. 25 anni di carriera vissuti in area di rigore, pronto a fare gol. Ha iniziato nel '95, oggi gioca in Eccellenza campana con l’Afragolese.
Ha conquistato la quarta promozione consecutiva in Serie D della sua carriera: “Porto fortuna alle squadre in cui gioco – dice sorridendo a gianlucadimarzio.com -. Ma il merito è di tutti i compagni. A presidenti e direttori delle società dico sempre che devono valutarmi per quanto faccio in campo, non per quello che ho fatto in passato”.
Sempre in gol
Novantacinque reti fra i professionisti. Oltre 100 fra i dilettanti. In Eccellenza ha trovato la sua dimensione. Si diverte e continua a segnare: “Riesco ancora a dire la mia. Preferisco vivere questa categoria da protagonista piuttosto che giocare in Serie D ed essere comprimario. Qui vedo tanti ragazzi che amano il calcio e vogliono arrivare in alto. Provo a dar loro qualche consiglio, ma fra i dilettanti tutti fanno anche un altro lavoro. Per loro è impossibile vivere solo di calcio”.
Esperienza e passione. “Non ho segreti. Il calcio è la mia vita. Non mi risparmio mai, neanche in allenamento. E quando segno in Eccellenza provo le stesse emozioni di quando giocavo in Serie A. Un gol è sempre un gol. A San Siro e sui campi di provincia”.
Ricordi
Dino in A ha giocato per tre stagioni: due con l’Udinese di Spalletti e una col Treviso di Ezio Rossi. “Sono arrivato in Friuli dopo tanta gavetta nelle serie minori. Avevamo una grande squadra. Di Natale era un fenomeno, mi fermavo spesso a osservarlo in allenamento. Rimanevo a bocca aperta”.
In quegli anni era il campionato dei fenomeni. Maldini, Nesta, Zanetti, Ronaldo, Figo, Totti e tanti altri. “Ho scambiato la maglia quasi con tutti. Del Piero mi fece i complimenti. Ogni volta che ci penso mi emoziono. Quella di Ibra la volevano in tanti, ma alla fine la presi io. La divisa di Baggio resta la mia preferita”.
Spalletti
Non solo Italia. Fava ha fatto gol anche in Coppa Uefa. "Giocammo il primo turno contro il Salisburgo in Austria. Eravamo in ritiro e la sera prima della gara Spalletti bussa alla porta della mia stanza. 'Ehi giovanotto, voglio proprio vedere che sai fare. Domani giochi dall’inizio'. In rigoroso accento toscano. "Alla fine segnai e vincemmo la partita".
Spalletti è stato per Fava maestro di calcio e di vita: “Non era mai contento, un perfezionista. Ci faceva ripetere le esercitazioni anche mille volte. I nostri movimenti dovevano essere perfetti. Ricordo una tripletta contro il Perugia. Dopo il terzo gol era ancora arrabbiato perché non mi muovevo come voleva. Eppure segnavo”.
Gol e risultati. Ma ai tifosi interessava solo il fantacalcio: “Fino a quando segnavo tutto andava bene. Se prendevo un’ammonizione erano guai. Mi fermavano per strada dicendo che avrei dovuto fare meglio”. Emozioni da Serie A. “Cannavaro era un muro. Buffon riuscì a pararmi un tiro quando ero al Treviso che mi chiedo ancora come abbia fatto. Ibra una statua e Ronaldo fenomeno vero”.
Dopo 25 anni Fava è ancora in campo: “Vorrei giocare ancora un anno. Poi valuterò cosa fare”. Non ha voglia di smettere. E di vincere. “In futuro mi piacerebbe aprire una scuola calcio nel mio paese per insegnare ai più piccoli i sani valori di questo sport. Qui mancano le infrastrutture e iniziare una carriera calcistica è dura”.
Parola di chi ci è riuscito, fra sacrifici e rinunce. “Nella mia vita ho passato più giorni in viaggio che a casa. Mia moglie non ne può più”. Adesso Dino si dedica alla famiglia. In attesa della nuova avventura fra i dilettanti. Dove per lui un gol vale come una rete a San Siro.