Dayot Upamecano: dai campetti alle semifinali di Champions League
Un ragazzo nato a Evreux, a 100 km da Parigi. Cresciuto nel quartiere de La Madeleine, un vero e proprio reparto di maternità di giovani talenti. Uno dei tanti, in Francia: “Facevamo cinque contro cinque dieci ore al giorno. Non mangiavamo né bevevamo: ci importava solo giocare a calcio, una cosa che amavamo fare talmente tanto a tal punto da non sentire fatica, né sete, né fame. Con me c’erano Ousmane Dembélé, anche se lui è partito presto per Rennes, e Samuel Grandsir (attaccante ora di proprietà del Monaco, ndr). In passato, da qui sono partiti Bernard Mendy, Steve Mandanda e Mathieu Bodmer. La loro carriera, che si è svolta in grandi club di Francia, ci ha dato le giuste motivazioni per crescere, imparare ed affermarsi come loro”.
Nella Francia degli ultimi vent’anni, storie di ragazzini che crescono col sogno di emulare i propri idoli, partendo dalla strada, ce ne sono a volontà. Non basterebbe una giornata per raccontarle tutte, ma è più che sufficiente notare il numero di talenti che affiorano anno dopo anno, e i risultati che la nazionale ottiene, per capirlo.
RICERCATO DA BIELSA QUANDO AVEVA 16 ANNI
La prima società a credere in lui è stata il Valenciennes. Dopo poco, aveva già importanti occhi addosso. Estate 2015, Marsiglia. Marcelo Bielsa ha la necessità di sistemare una difesa troppo ballerina che gli ha impedito di raggiungere la qualificazione in Champions League a causa di troppe reti concesse. In dirigenza, mentre si aspettava la lista della spesa del Loco, ci si attendeva nomi importanti. Ma Bielsa sorprese tutti: “Datemi Dayot Upamecano”. Sentirlo dire oggi non sorprenderebbe. All’epoca, però, il ragazzo francese aveva solo 16 anni, e militava nell’Under 17 del Valenciennes, tanto per ribadire l’incredibile occhio dell’allenatore argentino, che per averlo chiesto come rinforzo lo avrà visionato in una cinquantina di incontri. Non è un caso se quell’estate Upamecano vinse il campionato europeo Under-17 con la Francia allenata da Jean-Claude Giuntini, che ha cresciuto il ragazzo nelle giovanili della nazionale francese, dai quindici ai diciannove anni: “La sua crescita è sempre stata esponenziale. Il giocatore unisce grandi abilità a una mentalità esemplare. Nelle nostre squadre si è dimostrato utile e forte più con i fatti che con le parole”.
LA MATURITA' PASSA DA SALISBURGO
Upamecano, nonostante la corte di Bielsa, scelse l’Austria per crescere. Oltre a Marsiglia, club da Manchester, Londra e Monaco di Baviera piombarono sul francese. Ma le sirene di un gruppo solido come quello RedBull, che prima ti fa crescere nella tranquilla Salisburgo e poi ti porta a Lipsia, in Bundesliga, furono il percorso scelto dal giovane. Una scelta di cui è felice di non pentirsi: “La decisione è stata difficile, perché avevo grandi club che mi cercavano e mi volevano. Con la mia famiglia, però, abbiamo scelto l’Austria perché l’abbiamo ritenuta il miglior contesto per la mia crescita. All’inizio è stata dura, anche con la lingua. Fortuna che in squadra c’era qualche giocatore francofono, qualche svizzero (Oberlin e Schwegler, ndr) e un maliano (Diadie Samassékou, ndr) , oltre ad altre persone all’interno del club che ci hanno aiutato ad integrarci”. Dagli Under-17 ai professionisti, un salto difficile ma cruciale per la sua crescita. Il Salisburgo, al primo anno, lo ha mandato nel suo club satellite, il Liefering, in seconda divisione, per far formare le ossa, e le spalle, al ragazzo: “All’inizio ho patito il salto. Ero abituato a giocare con miei coetanei, e mi sono ritrovato a giocare con gli adulti, ma è stato in quel momento che sono cresciuto, sia tatticamente che psicologicamente”.
La scorsa estate, come punto fermo della difesa della nazionale francese Under-21, ha disputato il campionato europeo, fermato solo alle semifinali da un incontenibile Spagna, in cui dava spettacolo Dani Olmo, un alto grande giovane talento, ora suo compagno di squadra al Lipsia. Insieme, i due ragazzi stanno effettuando un grande salto di qualità. Nel frattempo, sognano di alzare un trofeo insieme, magari quello con le grandi orecchie, tra pochi giorni. I giovani ragazzi del Lipsia di Nagelsmann non si pongono limiti. Upamecano, dopo tutte le trafile con la nazionale francese, adesso aspetta la chiamata da sogno di Didier Deschamps, magari già per gli Europei del prossimo anno, così da coronare tutti i sogni che da ragazzino aveva mentre giocava dieci ore al giorno, senza sentire sete né fame, tranne quella per il successo nel calcio, che gli ha permesso di arrivare dov’è ora.