Daka, il 'nuovo Haaland' scoperto da un software

4 gol in una partita, 5 in 5 giorni. Patson Daka è stato il protagonista del pomeriggio di Europa League, nel successo per 4-3 in trasferta del Leicester contro lo Spartak Mosca. Un poker che arriva dopo il gol segnato in campionato contro lo United, che è stato anche il primo di uno zambiano nella storia della Premier League. 

Un inizio di stagione da protagonista, per l'attaccante classe 1998 pagato circa 30 milioni dai Foxes nell'ultima sessione di mercato dal Red Bull Salisburgo. 

 

 

La filosofia della Red Bull riassunta in uno slogan: “Entra nel livello successivo”. Scritto all’ingresso dell’Academy e tradotto in un nome: Patson Daka. A Salisburgo, città di Mozart e talenti, hanno già trovato il ‘nuovo Haaland’25 gol in 38 gare, 22 in campionato e uno in Champions, dove l’impatto è stato meno incisivo rispetto al norvegese (10 reti). 

Haaland è volato a Dortmund per 20 milioni, Daka si sta imponendo nel campionato austriaco: tre triplette, altrettante doppiette e una rete ogni 86’. Non ama i riflettori, ancor meno i paragoni: “Io e Haaland siamo due cose diverse. Ci sarà un solo Daka”.

Daka e Haaland

Patson arriva dallo Zambia, ha 22 anni e nel 2017 ha vinto il Mondiale U20 con il suo amico Mwepu, anche a lui a Salisburgo. Atterrato in Austria nel 2016, non riuscivano a sopportare il freddo: “Prima della partita scaldavamo i guanti e gli scarpini, altrimenti non avremmo giocato”. Daka batte il clima e gioca: centravanti rapido, veloce, potente. Haaland è più “cannibale”, lui gioca di squadra e di sponda, aprendo spazi per i centrocampisti (8 assist quest'anno). 

Daka è uno dei tanti figli della ‘Red Bull’ cresciuto nell’Academy di Liefering, 12mila metri quadri divisi da due fiumi e strade alberate. Sei campi da calcio, palestre, piscine, una scuola, 200 giocatori da gestire e la continua ricerca dell’eccellenza, scovata grazie a un’analisi dei dati vincente.

Software vincente

Ogni area, dal centro fitness ai campi d’allenamento, è collegata a dei sensori che raccolgono informazioni sugli atleti, poi analizzati da un software. Daka è stato scoperto così, grazie a un’analisi dei filmati non più in mano agli scout, bensì ad un computer, che seleziona un ‘cortometraggio’ di ‘best skills’ dell’atleta. Grazie all’intelligenza artificiale, l’analista risparmia un giorno e mezzo di lavoro. Massimo risultato. 

Daka gioca per la gioia di sua madre e l’orgoglio di papà, scomparso prima ancora di vederlo professionista. “Mi guida dall’alto. Ovunque sia oggi, sono sicuro che è orgoglioso di me”. Come Marco Rose, ora allenatore del Gladbach, il primo a dargli fiducia quand’era ragazzino: nel 2017 hanno vinto insieme la Youth League e l’anno scorso gli ha fatto giocare una ventina di partite da riserva (6 gol). 

Salzburg way

Daka fu scoperto per caso nel 2012: aveva appena finito un compito in classe, un amico andò sotto casa sua e gli disse che alcuni osservatori stavano cercando dei ragazzi per rappresentare la provincia in un torneo. “Andiamo, magari abbiamo fortuna”. Preso dopo dieci minuti.

E lo capirà anche Kanouté, l’ex bomber del Siviglia che l’ha portato a Salisburgo nel 2015: durante la Coppa d’Africa U17, Frederic nota Daka e lo segnala alla Red Bull. Due anni in prestito al Liefering, squadra satellite in seconda divisione, poi la promozione ‘coi grandi’. Il resto è storia, cresciuta con una filosofia precisa. 

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