Le tre calciatrici fuggite dalla dittatura talebana in Afghanistan ripartono dal Lebowski

Quando a inizio settembre ci fu data la possibilità di parlare con Mauro Berruto - uno degli organizzatori dell'espatrio di alcuni ragazzi e di alcune ragazze afgani e del loro trasferimento in Italia per scappare dalla nuova dittatura talebana - oltre alla toccante testimonianza (che potrete rileggere cliccando QUI), ci colpì questo suo discorso: "Il mondo dello sport e tanti club in Italia si sono mossi per accogliere le calciatrici afgane. È una cosa bellissima, ma ho un timore: non vorrei che, una volta calata l'attenzione mediatica dovuta alla circostanza, l'interesse nei loro confronti si attenuasse. Non deve succedere". Ecco, ieri - martedì 8 marzo, festa della donna - abbiamo passato una bellissima serata che ci ha dimostrato come l'attenzione per le calciatrici afgane, da qualche parte, non si sia attenuata. Anzi. La storia è sempre più bella, e di questi tempi è ossigeno puro ascoltarla. 

 

Centro Storico Lebowski: calcio, riscatto e non solo

Siamo stati ospiti del Centro Storico Lebowski, un club di Promozione toscana fondato e autogestito dai suoi tifosi, attraverso la partecipazione attiva e il contributo dei propri soci (oggi più di mille). Se a qualcuno il nome 'Lebowski' facesse pensare a qualcosa di sentito di recente, gli rinfreschiamo subito la mente: sì, è il club dove dalla scorsa estate ha deciso di giocare anche Borja Valero, per dare supporto a questo gruppo di ragazzi con cui si è trovato bene da subito e per fare un gesto importante anche in aiuto al mondo dilettantistico, che ha vissuto momenti decisamente migliori. Ciò che però vi vogliamo raccontare oggi è un'altra storia, mille volte più bella e non ce ne voglia Borja: nelle scorse settimane, il Centro Storico Lebowski ha accolto tre ragazze afgane, rifugiate a Firenze dopo la fuga dall'Afghanistan. Si chiamano Maryam, Fatima e Susan. Giocavano a calcio a Herat (Afghanistan) e, dopo il colpo di stato dei talebani della scorsa estate, il loro futuro e i loro sogni erano stati messi in serio pericolo.

Oggi però sono tornate a sorridere, grazie a chi ha dato loro modo di scappare e trovare un posto dove poter ricominciare da capo. Prima con la vita libera, poi col calcio, la loro grande passione: "Sono stati quelli del Cospe Onlus (l'organizzazione no profit fiorentina che ha collaborato alla fuga delle ragazze dall'Afghanistan, ndr) a contattarci per sapere se eravamo disponibili ad accogliere le calciatrici nella nostra squadra femminile", ci racconta Matthias del Centro Storico Lebowski. "Siamo stati molto contenti che siamo stati ritenuti un posto dove le ragazze possano star bene, dove possano continuare una crescita umana e sportiva significativa e dove possano avere la possibilità di riscatto sociale. Noi ci metteremo tutto il nostro meglio: speriamo di dar loro un'occasione in più per riprendere quell'umanità e quella socialità che purtroppo da loro hanno perso”.

 

 

Maryam, Susan e Fatima sono a Firenze dallo scorso settembre. Oggi vivono in tre abitazioni diverse, che sono state attribuite loro sempre grazie alla disponibilità del Cospe e del Comune fiorentino. Da dicembre, le ragazze si allenano con la squadra femminile del Centro Storico Lebowski (attualmente prima nel campionato di Eccellenza toscana, a pari punti col Livorno), ma ancora non possono giocare partite ufficiali, anche se l'attesa dovrebbe durare ancora per poco: per questioni burocratiche e legate al loro status di rifugiate, infatti, le pratiche per avere il via libera dalla Figc stanno richiedendo più tempo del previsto: "Ma dovremmo esserci", ci dice Matthias, che poi ci tiene a spiegare: "Noi siamo per un inserimento sportivo serio: il posto in squadra se lo devono conquistare. Una volta entrate nel gruppo squadra, tutto vale allo stesso modo per tutte e non ci saranno contentini, gesti caritatevoli o favori solo per farci propaganda: devono essere trattate alla pari di tutte, senza distinzioni. Il loro livello comunque è buono. Una di loro, Fatima, era nel giro della nazionale afgana. Giocavano tutte in uno dei club più importanti, il Bastan Football Club di Herat”. 

 

"Ci auguriamo che partecipino sempre di più alla vita del club"

“Sono ragazze molto intraprendenti e curiose. Hanno tanta voglia di imparare, a partire dall'italiano per poter parlare sempre con più facilità con noi e integrarsi meglio. Come club, noi facciamo tantissime cose al di fuori del calcio: piano piano, proporremo loro di far parte delle nostre attività, sia in curva che nel territorio. Ma lo faremo in maniera graduale e naturale. Noi ci auguriamo che partecipino sempre di più alla vita del nostro club”. Perché i tifosi del Lebowski gestiscono tutto: dai campi in cui allenarsi e giocare le partite, alle campagne abbonamenti, a eventi ricreativi, sociali e culturali per la gente del territorio e non solo. Come quello di ieri, appunto, in occasione dell'evento #UnaSquadraSola: una partita amichevole tra le ragazze e i ragazzi del club e una selezione di giornalisti, a sostegno della campagna intrapresa dal Cospe per organizzare i necessari corridoi umanitari capaci di mettere in sicurezza chi è perseguitato per ragioni politiche dal governo Talebano, soprattutto le donne afgane, accusate di "non voler stare al loro posto". In campo ieri c'erano anche Fatima, Susan e Maryam: le uniche persone che possono ancora 'perseguitarle', d'ora in poi, saranno solo i difensori alle loro spalle. 

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