Zenga, un coach per il Cagliari
“Quando alleno mi sveglio la notte e mi metto a studiare le situazioni di gioco”. Completa dedizione al lavoro. No stop. Una frase che riassume alla perfezione cosa significa sedere in panchina per Walter Zenga. “Allenare è uno stile di vita”, ripete. Eppure, la sua nuova vita è iniziata un po’ per caso. Foxborough, USA. Nel 1999 toglie i guanti per l’ultima volta e dopo una grande festa in suo onore il general manager del club gli offre un contratto per guidare la prima squadra. “Are you ready?”, no problem. Sfida accettata. Da lì in poi Zenga ne ha fatta di strada. Tanti timbri sul passaporto e strada percorsa: Romania, Serbia, Turchia, Italia, Emirati Arabi, Inghilterra. Fra gioie, successi e batoste. Like always. L’ultimo aereo sui cui salirà lo porterà a Cagliari. Il presidente Giulini l’ha scelto per il dopo Maran. Guiderà la prima squadra insieme a Max Canzi, attuale allenatore della Primavera sarda.
Leader e condottiero. Lui ama definirsi “coach”. Ci ha scritto anche un libro: “Le mie 20 regole (nel calcio e nella vita)”. Apprese tutte sui campi, dal 1969. Milano, Viale Ungheria. Il passaporto non era neanche fra i pensieri del piccolo Walter. Solo 10 anni e tanti sogni nella testa. L’Inter, San Siro, le coppe. Tutti avverati. Il giusto mix di talento e determinazione. Nella Macallesi 1927 falsificò la sua data di nascita, dicendo di avere un anno in più, per poter giocare. Bugia a fin di bene. Che l’ha portato in alto.
Dal 1982 al 1994 in nerazzurro. Uno Scudetto, una Supercoppa Italiana e due Coppa Uefa. “Per l’Inter, ho fatto l’ultras, il raccattapalle e il panchinaro. Poi sono stato mandato via dal presidente Pellegrini”. Il popolo di Milano lo ha amato. Quello italiano ha imparato a farlo. Le notti magiche di Italia ’90 sono state tali anche grazie alle sue parate: 517 minuti di imbattibilità, record assoluto. Fino a quando Caniggia lo anticipò su un’uscita durante la semifinale. E ai rigori tutto svanì.
Zenga ha saputo ripartire dal basso. Nuova vita da allenatore. In D col Brera, poi National Bucarest e Steaua con cui ha vinto un campionato. La Stella Rossa di Belgrado con il double conquistato (scudetto e coppa nazionale). Le due esperienze più vincenti nella carriera da allenatore. In Turchia ha guidato il Gaziantepspor e negli Emirati Arabi l’Al-Ain prima dell’Italia. Allena prima a Catania, poi a Palermo. A distanza di pochi mesi. Nel club rossoazzurro subentra ad aprile 2008, gioca con onore una doppia semifinale di Coppa Italia e ottiene la salvezza. Conquistata anche l’anno successivo. Poi passa in rosanero, da giugno a dicembre 2009. Vince contro Napoli e Juve, ma i risultati non arrivano e viene esonerato.
Torna negli Emirati Arabi per cinque stagioni. Nel 2015 riabbraccia l’Italia e la Sampdoria, aveva vestito la maglia del club blucerchiato dal ’94 al ’96. Fa il suo esordio nel terzo turno preliminare di Europa League contro il Vojvodina: perde il doppio confronto. In 12 partite mette insieme 4 vittorie, 4 pareggi e 4 sconfitte. Il 26 novembre recede dal contratto con la società ligure. Al-Shaab e Wolverhampton prima di Crotone. Arrivato nel dicembre 2017, con il club calabrese non riesce a evitare la retrocessione. A ottobre 2018 firma con il Venezia in B. Dopo un buon inizio (15 punti in 8 partite), a marzo la squadra è in zona play-out e l’allenatore viene esonerato.
Il 4-3-3 come mantra. Terzini che spingono, esterni alti spesso a piedi invertiti e una punta che sappia fare anche il lavoro sporco. Le squadre di Zenga prediligono le triangolazioni sugli esterni per avanzare. Quando difendono si schierano tutti dietro la linea della palla. Corsa e intensità. Non una rivoluzione per il Cagliari abituato al 4-3-2-1 di Maran. L’allenatore avrà bisogno di analizzare i suoi giocatori prima di decidere che ruolo affidargli.
L'Inter che unisce. Il patron del Cagliari Tommaso Giulini non ha mai nascosto la sua fede nerazzurra e ricorderà bene i voli di Zenga. Lo ha scelto per rilanciare la squadra, a cui manca la vittoria dal 2 dicembre 2019 (4-3 con la Sampdoria). Nell'anno del centenario, pochi mesi fa l'Europa sembrava essere il sogno di un'isola. I risultati altalenanti hanno riposto le speranze nel cassetto. Quello che - idealmente - vorrà riaprire Zenga per compattare l'ambiente.
Mentre Cagliari sognava, a novembre Zenga era a un passo dall'Udinese. Avrebbe voluto tornare in Serie A dopo l'ultima esperienza in Calabria per cancellare il passato recente. Non s'è n'è fatto più nulla. Un volo lo porterà in Sardegna per la nuova avventura. L'allenatore vuole prendersi la sua rivincita personale. All'estero, in panchina, ha vinto tanto. Nel nostro paese ha vissuto più esoneri che trionfi. "A Venezia quando mi hanno mandato via non ho dormito”, ha dichiarato in un’intervista.
La panchina è il suo habitat naturale. Da giocatore non la sopportava, adesso ci vive. L’allenatore a Cagliari ritroverà le notti insonni e l'adrenalina del lavoro. Per risollevare le sorti di una squadra che ha smarrito la luce. E la via per l’Europa. Toccherà a lui guidare i suoi nella giusta direzione. Regole e applicazione. Coach Zenga è tornato in Serie A.