Argentina, il Colon batte il Racing ed è campione per la prima volta
Un’attesa durata 116 anni culminata con la vittoria netta per 3-0 sul Racing al Bicentenario di San Juan. Il Colón vince il suo primo titolo, con il trionfo nella Copa de la Liga Profesional. Una vittoria che ha il sapore di rivincita, a distanza di soli 2 anni dalla delusione nella finale di Copa Sudamericana contro gli ecuadoriani dell’Independiente del Valle.
Una successo a coronamento di un torneo in cui la formazione allenata da Eduardo Dominguez ha dominato dalla partita d’esordio fino alla finale. Imbattuto nelle prime sette giornate, con El Pulga Rodríguez capocannoniere del torneo a quota 9 reti, con le vittorie in semifinale e in finale contro le due sorelle di Avellaneda, Indpendiente e Racing.
IL CASO FARIAS
Sono stati giorni movimentati quelli che hanno preceduto la finale, soprattutto per i santafesini che hanno dovuto rinunciare solo all’ultimo al loro miglior talento: il classe 2002 Facundo Farias. L’attaccante cresciuto nel settore giovanile del Sabalero era risultato negativo al test anti-covid in un primo momento, salvo poi risultare positivo. Cosa c’è di strano? Che la clinica ha scambiato i suoi risultati con un omonimo, un altro Facundo Farias, della stessa età e che gioca nelle giovanili del Colón, ma da centrocampista. Un’assenza che però non ha pesato ai fini del risultato.
LA RIVINCITA DI ALIENDRO E DEL PULGA RODRIGUEZ
Contro il Racing sono state decisive le reti nel secondo tempo di Aliendro, Bernardi e Castro. I primi due facevano parte della rosa nella finale di Asuncion del 2019, anche se Rodrigo Aliendro quella partita non la giocò per un infortunio subito proprio il giorno prima. Una storia particolare quella del centrocampista classe ’91, che dopo essere rimasto svincolato dal Chacharita nel 2013, si è rimesso in gioco con la maglia dell’Ituzaingo retrocedendo dalla terza alla quarta divisione argentina e per vivere in quel periodo consegnava pizze a domicilio.
Una storia a lieto fine simile a quella di Luis Miguel Rodríguez, detto El Pulga, che nella sua infanzia ha fatto anche il muratore e l’imbianchino pur di aiutare la numerosa famiglia composta da 9 fratelli. Il vero volto copertina ed emblema del successo del club santafesino, nonostante l’infortunio che lo ha costretto alla sostituzione nel secondo tempo della finale. “Non ci sono soldi per comprare questa felicità. Non ci sono soldi per comprare la gloria”, il commento nel post partita del 36enne ex Atlético Tucumán.
Un numero 10 alto 167 cm, che all’età di 13 anni arrivò in Italia per giocare nelle giovanili dell’Arezzo, prima di fare 8 mesi in prova all’Inter con annessa la partecipazione al Mundialito a Gran Canaria: lì lo vide il Real Madrid, con cui superò un provino ma non potè restare a causa di alcune vicessitudini legate agli accordi presi con l’Inter dai suoi procuratori. Ritorna quindi in Argentina e tre anni dopo ecco una nuova opportunità per giocare in Europa, stavolta al Craiova in Romania per 500mila dollari al mese. Ma quando arrivò a Bucarest non trovò nessuno ad aspettarlo. A 16 anni in una stazione ferroviaria senza conoscere l’inglese, senza soldi e senza cibo: è il punto di non ritorno. Stava per lasciare il calcio, ma la sua famiglia glielo impedisce e nel 2009 viene ricompensato dalla prima e unica convocazione in nazionale, in un’amichevole contro il Ghana e con Maradona ct. È la vittoria di chi non si è mai arreso.
Da oggi il Colón avrà una stella sopra lo stemma e nel 2022 potrà disputare la Copa Libertadores, la terza dopo quelle giocate nel 1998 e nel 2010, ma la prima da campione.