“Davids e Kluivert, tesori del De Dijk": così i giovani arrivano all’Ajax

Il futuro, prima del Futuro. Da Cruijff a De Ligt, passando per Krol, Davids e Kluivert: quanta invidia globale, per i tesori del De Toekomst, il settore giovanile dell’Ajax. Eppure, anche la scuola biancorossa poggia su radici nascoste, che i talent scout del club di Amsterdam sono micidiali a individuare e a far fiorire. Occhi ovunque, fino alle squadre amatoriali di provincia. Soprattutto lì.

L’ASV De Dijk è una di queste, alla periferia nord della capitale. Una delle tante, se non fosse che qui Krol, Davids e Kluivert ci sono cresciuti. “Verissimo! Sono arrivati tutti quando avevano otto anni”, ci racconta Anthonie Langelaar, ex presidente del club, in esclusiva per GianlucaDiMarzio.com. “Sono rimasti due, tre anni: l’Ajax li osservava regolarmente e poi ha messo le mani su di loro. Si vedeva già che avevano un talento fuori dal comune”.

 

 

Da queste parti se ne parla con orgoglio e lucida consapevolezza: se tre indizi fanno una prova, il De Dijk cela in sé qualcosa di speciale. “In questa parte del paese ci sono tanti ragazzi di qualità che vengono addestrati bene sin da piccoli. Per esempio, oggi abbiamo tre giocatori nell’Under 11 che andranno all’Almere, in Eerste Divisie (la Serie B olandese, ndr), spiega Langelaar. Il De Dijk ha sempre investito nell’educazione dei giovani calciatori: abbiamo ottimi allenatori, ben pagati, e li fanno crescere bene”.

Anche se in un contesto di minimo sindacale, rispetto agli standard strutturali olandesi. Uffici, spogliatoi e bar in un unico edificio, più due campi sintetici. Tribune? Zero. Per guardare le partite del weekend, la signora Kluivert deve stare appoggiata alla ringhiera. “Da noi ora c’è il cugino 12enne di Justin. I futuri campioni continuano a passare di qua (tra gli ultimi Yassin Ayoub, centrocampista del Feyenoord), ma i migliori restano sempre Edgar e Patrick”.

 

 

Spettacolo puro: dal De Dijk si sparse la voce in tutta Amsterdam. “All’epoca Davids era già un pitbull, un lottatore, mentre Kluivert sbalordiva per la quantità e la bellezza dei gol che faceva”. In carriera, 231.Ma i migliori li ha segnati qui quando aveva otto anni. Per un attimo, l’ex presidente si rivede quei ragazzini davanti. Edgar era sempre in ritardo. Lo andavamo a prendere a casa prima delle partite, perché aveva grande talento e andava un po’ pungolato. Mentre Patrick era un ragazzino solare, rideva e scherzava sempre. Ancora oggi ogni tanto passano a salutarci.

Le loro immagini coprono per intero la parete di un corridoio interno. Un tributo silenzioso, colto solo da chi sa già. Perché poi non c’è nessun cartello fuori dallo stadio, nessuna trovata di marketing: il De Dijk forma i futuri campioni ma non li sfrutta. E pazienza se le cose non vanno sempre per il verso giusto. “Oggi siamo in Derde Divisie (terza serie, ma già campionato dilettantistico, ndr), probabilmente retrocederemo. Ma il nostro approccio orientato ai giovani non deve cambiare”, afferma Langelaar.

 

 

Abbiamo degli accordi di lunga data con i club di Eredivisie, soprattutto con l’Ajax. Il deal è chiaro. “Loro possono venire a fare scouting: se prelevano un ragazzo noi incassiamo un compenso e in caso di firma del primo contratto da professionista ci arriva un’ulteriore percentuale”. Così entra in scena il De Toekomst, il DNA Ajax, la filosofia che domani proverà a far cadere la Juve dopo il Real. Ma dietro le quinte, quando il sipario doveva ancora aprirsi, il De Dijk era già all’opera. A buttare giù dal letto Edgar, a scherzare con Patrick. Gli applausi oggi glieli facciamo noi.

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