Com'è stato e come sarà il Real Madrid di Zidane
Chi è che non ha mai desiderato di trovare il proprio posto nel mondo? C'è chi ha avuto la fortuna di esserci nato, chi lo ha trovato nel corso della vita o chi, nel tempo, ha avuto la forza di costruirselo. Gli Dei del calcio hanno fatto sì che Zinedine Zidane lo trovasse a 29 anni. Perché, a distanza di 18 anni dal suo (primo) arrivo, è palese che il posto nel mondo di Zizou sia... il Real Madrid. Eppure il francese ha radici umili: famiglia di origini algerine, un padre pastore trasferitosi in Francia per lavorare come muratore e trovare fortuna al di là del Mediterraneo.Niente a che vedere con lo sfarzo e la maestosità del Real Madrid, da sempre uno dei club più ricchi e seguiti al mondo. Ma se per la vita, all'apparenza, Zidane e i blancos sembravano distanti più dei 1100km che separano Marsiglia dalla capitale della Spagna, ci ha pensato il destino ad avvicinarli fino a renderli inseparabili. Questione di chimica, alchimia. Ma anche, semplicemente, di calcio.
Perché se il Real Madrid è una squadra leggendaria, di certo Zinedine Zidane è uno di quei calciatori che ha meritato di diritto un posto nell'Olimpo di questo sport. L'affinità è immediata. D'altronde, da quelle parti, sanno riconoscere il talento e Zizou ne ha sempre avuto da vendere. E poi ha quell'eleganza e uno stile da vincente: Zinedine Zidane, in maniera quasi del tutto naturale, incarna perfettamente l'idea di madridismo.
Com'è stato il Real Madrid di Zidane?
Da calciatore è stato una leggenda di questo club. Da allenatore, probabilmente, è riuscito anche a fare di meglio. Da molti, ingiustamente, è stato subito etichettato come il classico campione che, non sapendo cosa fare da grande, ha seguito il naturale evolversi degli eventi dedicandosi alla panchina. Zinedine Zidane, però, ha dimostrato di essere anche qualcosa in più. Magari non in maniera appariscente, ma mettendo in modo chiaro la sua mano su una squadra che ha ottenuto risultati storici.
Da assistente di Carlo Ancelotti ha vissuto la gioia della 'Decima'. Al Castiglia ha vissuto due anni di gavetta, magari non positivi dal punto di vista dei risultati ma certamente formativi. Per poi farsi trovare pronto al momento della grande chiamata, quella di Florentino Perez. Che, dopo i mesi non positivi con Rafa Benitez, si è rifugiato nel madridismo come spesso accade nei momenti negativi. Probabilmente non immaginando neanche minimamente di vincere tre Champions League di fila, inaugurando un ciclo da record. Da traghettatore a... leggenda (anche in panchina): Zidane ha sorpreso un po' tutti, confermando da allenatore la straordinaria intelligenza che ha sempre avuto anche in campo.
Pochi accorgimenti, ma decisivi. È vero che il francese ha ereditato una squadra matura e vincente, cresciuta con Mourinho prima e Carlo Ancelotti poi e arrivata alla tanto attesa vittoria della 'Decima'. Ma alla fine Zidane ha inciso dal punto di vista tattico molto più di quanto si pensi o si racconti.
Il primo passo è stato quello di dare forza al centrocampo. Il Real Madrid, nel triennio Zidane, è sempre stato capace di determinare i ritmi della partita. Due 'registi' come Modric e Kroos ai lati di uno straordinario equilibratore come Casemiro, per un centrocampo tra i più forti e completi di sempre. In avanti, poi, ha trovato il modo di esaltare al meglio la 'nuova versione' di Cristiano Ronaldo, meno esterno e sempre più centravanti e finalizzatore. Avvicinandolo a Benzema, fondamentale per il portoghese con i suoi movimenti e con il suo lavoro, e inserendo con il tempo alle loro spalle Isco.
E poco importa che Florentino Perez
chiedesse a gran voce di valorizzare il suo 'pupillo' Gareth Bale.
Con il gallese il Real Madrid giocava con un classico 4-3-3, modulo
che rischiava di rompere i sottilissimi equilibri della squadra
costruita da Zidane. Con Isco, invece, si difendeva con una linea a
quattro a centrocampo, senza rinunciare alla qualità e al talento.
Poi c'era la catena di sinistra, Marcelo-Kroos-CR7, spesso devastante. Con il brasiliano attaccante aggiunto e Sergio Ramos a scivolare in copertura dal suo lato. Situazioni di gioco semplici, capaci però di dare equilibrio alla squadra senza limitare l'inventiva degli straordinari calciatori presenti. C'era l'undici base, ma Zidane ha dimostrato di saper leggere anche le partite. Ha costruito Asensio, diventato con il tempo uno straordinario 12° uomo. Ma spesso ha saputo anche cambiare, inserendo Lucas Vazquez o Bale nelle situazioni giuste. Fortuna o intuizioni? Fatto sta che, spesso, anche le sue scelte a gara in corso sono state decisive.
Come sarà il Real Madrid di Zidane?
Ma da dove ripartirà Zinedine Zidane? A distanza di pochi mesi, molto di quanto lui aveva costruito non c'è più. Il primo compito di Zizou sarà quello di... normalizzare. Un po' quello che avrebbe dovuto fare Santiago Solari, scelto proprio per ripercorrere quanto fatto dal francese. Ex calciatore dei blancos, cresciuto nel Castiglia e, apparentemente, uomo giusto per tranquillizzare l'ambiente dopo il negativo inizio con Lopetegui. Esattamente come fece Zidane con Benitez.
Questa volta, però, l'intuizione di Florentino Perez non ha portato i risultati sperati. Il Real Madrid, a inizio marzo, è già fuori da tutte le competizioni. Lontano dal Barcellona per puntare alla vittoria in Liga, eliminato in malo modo proprio dai blaugrana in Coppa del Re e, successivamente, anche dall'Ajax in Champions League.
Ma, quel che preoccupa di più, è il clima di perenne tensione che regna al Real Madrid in questi mesi e che coinvolge alcuni tra i grandi leader dello spogliatoio. A partire da Marcelo, ormai relegato da tempo in panchina da Solari e protagonista anche di una lite con Sergio Ramos in allenamento nei giorni scorsi. Con Isco, invece, la rottura è stata totale. Lo spagnolo certamente rientrerà al centro del progetto con Zidane, che lo riteneva un uomo fondamentale per il suo gioco. Bisogna recuperare Bale, che dalla partenza di Cristiano Ronaldo non è mai riuscito veramente a caricarsi sulle spalle questa squadra.
Zidane dovrà anche ritrovare il rendimento di alcuni uomini che gli hanno dato tanto nell'ultimo triennio: da Kross a Modric, passando per Varane e lo stesso Casemiro. Questi ultimi due mesi serviranno al francese per capire chi potrà far parte del Real Madrid del futuro, anche perché non ci sono particolari obiettivi da raggiungere. Dopo di che, in estate, ci sarà una vera e propria rivoluzione.
A distanza di quasi un anno dal suo addio, dalle parti del Bernabeu aleggia ancora il fantasma di Cristiano Ronaldo. 'Il Real Madrid è sempre esistito e ha sempre vinto, sopravviverà anche all'addio di CR7': era questo un po' lo stato d'animo al momento del suo addio. Ma il portoghese manca, lo dicono i risultati e lo ha confermato anche Modric. E il Real Madrid, in un'intera stagione, non ha trovato il modo di sostituirlo.
Un grande acquisto, in questo senso, è necessario. A Zidane è stato chiesto anche di un possibile, clamoroso ritorno di CR7, ma “non è il momento di parlarne”. Neymar e Mbappè, in alternativa, sarebbero i grandi fenomeni su cui puntare. Per il resto potrebbero essere necessari un rinforzo in difesa, l'innesto a centrocampo di una mezzala d'inserimento e l'arrivo di una prima punta. Due mesi per sperimentare, per poi ripartire: il 'nuovo' Real Madrid di Zinedine Zidane è ufficialmente nato.