Il primo allenatore di Quagliarella: "Eterno Fabio, vuole ancora imparare"
“Fabio era un ragazzino di quattordici anni timido che veniva dalla Campania, ma si vedeva già allora che sarebbe diventato un calciatore...”. Parola di Giovanni Zichella, una vita nei settori giovanili del Torino prima dell'approdo sulle panchine dei grandi. Il “Fabio” di cui si sta parlando è quello stesso Quagliarella che qualche anno più tardi avrebbe consacrato la propria carriera in maglia blucerchiata, andando a segno per undici partite consecutive ed eguagliando il primato di Batistuta, ma che partì nel suo lungo viaggio da molto lontano. “Arrivò nei Giovanissimi assieme a Calaiò, che fisicamente aveva allora qualcosa in più. Fabio in campo tendeva a prendersi un po' di pause nella partita, poi già a quei tempi tirava fuori all'improvviso un colpo dei suoi e cosi gli si perdonava questa sua leggera discontinuità”, spiega sorridendo l'ex tecnico del Teramo.
Zichella: "Quagliarella, Calaiò, Marchetti e Balzaretti. Un Torino di campioni"
E il ricordo di mister Zichella non può che andare immediatamente a quell'annata '93-94 , dove poteva contare su un autentico Dream Team: “In quella squadra con tantissimo talento militavano anche ragazzi del calibro di Marchetti e Balzaretti. E quell'anno non vincemmo nulla! Ma forse fu meglio così. Io sono dell'idea che a livello giovanile il nostro obiettivo sia quello di formare uomini prima che calciatori, meglio ancora oggi se lo si fa attraverso strutture e centri tecnici importanti. E quei ragazzi che avevo al Torino, soprattutto per meriti loro, direi che hanno dimostrato nel corso della loro carriera di essere campioni in campo e grandi persone fuori, ed è personalmente un qualcosa che non può che farmi piacere”.
Ma è su Fabio che si concentra. Quel Fabio che ancora adesso sta dimostrando di avere moltissimo da offrire al calcio italiano: “I calciatori di Serie A sono per il 90% il frutto di un accurato lavoro di costruzione a livello di settore giovanile. Poi c'è un 10% di giocatori che ne hanno meno bisogno perché sono talenti. Quagliarella era uno di questi: era già calciatore nella testa, andava solamente smussato agli angoli”.
Dopo una breve pausa di riflessione, per Zichella è di nuovo la volta di un altro episodio, come un fiume in piena. “Ora sembra facile dire che era già da ragazzino un grande professionista, ma è la pura verità: non saltava mai un allenamento, arrivava spesso in anticipo e allo stesso modo si fermava anche dopo aver terminato. Era anche un gran rompiscatole, nel senso buono del termine (ride, ndr.): lui voleva a tutti costi migliorare e veniva spesso a chiederci come muoversi per andare a colpire di testa, piuttosto che come calciare col mancino… aveva un'insaziabile voglia di imparare”. E ancora oggi i due si sentono. Tanto.
"Io e Quagliarella ancora in contatto. E Zaniolo..."
I consigli? Non sono mai mancati. “Quando era in prima squadra – continua Zichella - ed io ero alla guida all'epoca degli Allievi nazionali, ci allenavamo su due campi adiacenti ad Orbassano. Lui era in un periodo in cui non giocava molto, ed ogni volta che usciva dal campo rallentava il passo e cercava il mio sguardo per avere due parole di conforto. Ma anche a distanza di anni – ricorda visibilmente emozionato il tecnico – quando io ero al Val d'Aosta in C e lui alla Juventus con Conte, dopo un'amichevole di precampionato, mentre parlavo ai miei giocatori, venne ad abbracciarmi e mi sollevò in mezzo al campo davanti a tutti. E ancora, quando allenavo in seconda la Feralpi-Salò, dopo un'altra partita in ritiro contro la sua Sampdoria, bussò alla porta dello spogliatoio e mi consegnò la sua maglia, che custodisco ancora oggi gelosamente perché è molto raro al giorno d'oggi che un calciatore dopo moltissimo tempo si ricordi ancora di te”.
Ma capita e fa effetto. E chissà se capiterà in futuro anche a Zaniolo, che Zichella da commentatore tecnico delle sfide dal campionato Primavera ricorda molto bene: “Pensava il calcio. Non al calcio. Era già pronto per il professionismo. Io dico sempre che i campionati passano, i calciatori rimangono: probabilmente tra dieci anni passerà in secondo piano il fatto che l'Inter abbia vinto il campionato nella scorsa stagione, mentre ci si ricorderà senza ombra di dubbio l'impronta che ha lasciato questo ragazzo dall'innato talento e dalla spaventosa maturità”.
Maturità che, come sostiene un antico proverbio, si differenzia dall'età perché è una scelta. Scelta che Quagliarella fece ai tempi in cui era allenato da Zichella, e che i futuri campioni del nostro calcio come Zaniolo sembrano aver anche loro già compiuto.
Intervista di Luca Tumminello