Zabaleta: "Vorrei giocare in Italia, ma a porte chiuse non ha senso"
Pablo Zabaleta è una colonna del calco inglese, prima con la maglia del Manchester City, poi con quella del West Ham, che veste da tre stagioni è ormai uno dei veterani del campionato inglese, ma nonostante i tanti anni in Inghilterra potrebbe pensare di chiudere la carriera all'estero, magari in Italia. Ma con l'emergenza Coronavirus tutto potrebbe cambiare come ha raccontato in un'intervista lui stesso.
Ieri calciatori e staff degli Hammers sono andati in ospedale per effettuare dei test del sangue e un elettrocardiogramma, in vista della ripresa degli allenamenti individuali stabilita per oggi. “Da solo, in turni di un’ora, senza allenatore che seguirà tutto telematicamente, ognuno con la sua palla e i suoi materiali, senza nemmeno poter fare la doccia nel centro d’allenamento. C’è un piano per giocare di nuovo a giugno, ma nulla sarà più lo stesso”, commenta sconsolato Zabaleta a La Nacion.
“Ogni giorno penso a cosa accadrebbe se la Premier non dovesse ripartire. Mi sveglio chiedendomi se è questo quello che mi aspetta dopo la pensione. Alla fine di questa stagione avevo deciso di giocare un altro anno in un altro campionato, magari in Italia. Molto probabilmente si giocherà a porte chiuse per molto tempo, quindi che motivazione potrei avere? Che senso avrebbe andare in Italia se degli stadi fantastici come l’Olimpico di Roma o San Siro resteranno chiusi? Ora vedremo come andrà a finire, ma il ritiro è una possibilità concreta”.
L’esperienza al City è coincisa con quella dell’attuale CT azzurro Roberto Mancini, che ha allenato Zabaleta per quattro stagioni. “Mancini è focoso. Non vuole mai perdere e se fai qualcosa di sbagliato in partita, ti ucciderebbe negli spogliatoi. Con il “tano” Balotelli vivevano combattendo come due ragazzi”.