Dalla Sierra Leone al Genoa per un futuro migliore: la storia di Yayah Kallon
Se Yayah Kallon dovesse raccontare la sua storia probabilmente non basterebbe un giorno intero. Quella del classe 2001 del Genoa è una fiaba a lieto fine a tutti gli effetti, partita da molto lontano. Precisamente dalla Sierra Leone da dove Kallon decide di fuggire all’età di 14 anni. Un viaggio di otto mesi che lo ha portato in Italia, dove oggi brilla con la maglia del Genoa.
Chi è Yayah Kallon
Nato a Kono nel giugno 2001, Kallon è un ragazzo sierraleonese come tutti gli altri con la solita routine: la mattina a scuola e il pomeriggio in strada con un pallone tra i piedi. Il tutto per provare a fuggire dalla violenza presente nel suo paese.
Sì perché è proprio a causa di una cellula terroristica che rapisce i ragazzi per farli diventare bambini-soldato, che Yayah decide insieme alla sua famiglia di partire. “I miei non volevano che mi rapissero – racconta ai microfoni di Genoachannel – e mi hanno detto di partire. Io non volevo, però ho capito che era la cosa migliore per il mio futuro e ho deciso di andare via”.
La partenza verso un futuro migliore
Un viaggio lungo ed estenuante, soprattutto per un ragazzino di 14 anni, da solo e che non conosce altre lingue se non quella di origine. “La parte più difficile è stata attraversare l’Africa, soprattutto perché quell’età non conosci né strade né altre lingue. Dalla Sierra Leone sono partito da solo, poi ho incontrato alcuni ragazzi e abbiamo fatto gruppo”.
Dopo aver attraversato l’Africa Kallon è arrivato il Libia, e anche lì ha dovuto affrontare diverse difficoltà. “In Libia c’è di tutto, non ci sono regole. Ragazzi di 14-15-16 anni che girano armati, ho visto davvero qualsiasi cosa”.
Visto e anche subìto, perché per pagare il viaggio verso l’Italia Yaya ha dovuto lavorare. “Pulivo le case e le macchine. A volte venivi pagato, altre no. Avevo bisogno di 1000 dinari per pagare il viaggio, ma quando sono arrivato a quella cifra mi hanno derubato e ho dovuto ricominciare da capo”.
Il viaggio verso l’Italia
Ma dopo otto mesi Kallon ha visto avverarsi il suo sogno di fuggire verso un posto migliore. “Siamo arrivati a Lampedusa e ci siamo subito sentiti meglio. La traversata in mare è durata 8 ore: siamo stati fortunati, altri hanno impiegato 2 settimane e c’è anche chi non ce l’ha fatta”.
La fine di un incubo anche per i genitori, che non avevano più notizie del ragazzo da diversi mesi. “Ho potuto sentirli per i primi due mesi. Una volta arrivato in Libia ho perso ogni contatto. Li ho chiamati quando sono arrivato in Italia e mia madre è scoppiata a piangere. Avrei voluto raccontargli tutto, ma dietro di me avevo altri ragazzi che aspettavano per chiamare a casa e ho preferito evitare”.
Da Lampedusa al Genoa
L’amore per il calcio, però, è rimasto lo stesso anche a latitudini totalmente differenti, fino a diventare la stella del Genoa Primavera. “È nato quasi tutto per caso. Stavo giocando un torneo di calcio a 5 e un mio amico parlò di me al padre, che conosceva un agente. Mi visionò e decise di portarmi all’Entella. Dopo cinque giorni con loro facemmo un’amichevole in famiglia con il Genoa e dopo i primi 45 minuti avevo già segnato due gol”.
Scintilla scattata e subito trasferimento in rossoblù, dove ora Kallon brilla grazie anche a mister Chiappino. “Il rapporto che ho con lui va oltre il calcio, da quando sono arrivato mi ha aiutato moltissimo”. E Yaya lo ricambia a suon di giocate: 9 gol e 7 assist in questa stagione ed esordio tra i professionisti che potrebbe arrivare anche nell’ultima giornata di campionato. Perché Kallon sa dove vuole arrivare: dare sempre il massimo per costruirsi un futuro migliore.
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