Wilshere: "Mio figlio ha rischiato di morire, Wenger mi ha aiutato"

Una carriera costellata da infortuni, un percorso pieno di ostacoli che Jack Wilshere ha provato a superare senza darsi mai per vinto. Due FA Cup e un Community Shield ottenuti con la maglia dell'Arsenal e poco altro, colpa di quella sfortuna cieca che, con il giocatore inglese, ci ha visto benissimo. Come se non bastasse, l’attuale centrocampista del West Ham ha rischiato addirittura di lasciare il calcio, ma non per i guai fisici.

Colpa di una brutta storia che ha coinvolto il figlio Archie: "Stavo cercando di recuperare da un lungo infortunio quando, all’improvviso, ho visto mio figlio di quattro anni sul pavimento con le convulsioni" le parole di Wilshere a Athlete’s Stance. "Il calcio ad un tratto è uscito dalla mia mente, ho persino detto a mia moglie che non avrei potuto continuare. Gli ospedali erano ormai il mio nuovo mondo, la notte non riuscivo più a dormire perché le crisi di Archie arrivavano sempre di notte. La riabilitazione non mi interessava perché il mio pensiero principale era lui. Sarebbe potuta essere la fine della mia carriera, invece Wenger mi ha aiutato. Mi ha detto 'pensa a tuo figlio e prenditi tutto il tempo che devi'. Un gesto bellissimo".

Una situazione che ha stravolto la vita di Wilshere: "Mi ha cambiato il modo di vedere la vita, perché capisci che può succederti di tutto. Per fortuna adesso Archie sta bene, mi chiede spesso quando tornerò in campo. Lo voglio fare per me stesso, per lui e per mia figlia più piccola, che non mi ha ancora mai visto giocare".

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