I’m forever blowing bubbles: l’inno del West Ham nasce da un musical e un professore
Varcare i cancelli del vecchio Boleyn Ground era una cosa emozionante. Con il cuore in gola si salivano i gradoni di quello stadio incastonato tra le case dell'East London, la pioggerellina londinese cadeva fitta e il cielo si riempiva di bolle di sapone. Il vociare dei tifosi iniziava a dissolversi nella nebbia di Londra, dando vita a una canzone che partiva in sordina, quasi a creare aspettativa e tensione.
La storia dell'inno del West Ham
Le gambe tremavano, e non solo per il freddo, le mani si alzavano al cielo all'unisono ed ecco che tra le mura di Upton Park rimbombava l'eco di I’m forever blowing bubbles. Un coro, un inno, una canzone, tante voci e tanti cuori che si uniscono all'anima del quartiere. La scrittura del testo risale al 1918, per mano dello sceneggiatore e musicista statunitense John William Kellette. Nel primo dopoguerra la squadra del West Ham United iniziò ad avere un seguito di pubblico numeroso e importante, divenendo uno dei club più celebri della città. Gli Hammers spopolarono tra le strade e nelle scuole dell’Est londinese.
Un certo Cornelius Beal, preside della Park School, scuola della zona, notò una certa somiglianza tra Billy Murray, un suo studente e il bambino protagonista di un dipinto di Millais, dal titolo Bubbles. Il dipinto era utilizzato per la pubblicità dei saponi Pears, la cui colonna sonora era I’m forever blowing bubbles, brano tratto dal Musical The passing show.
Il preside Beal, che era solito canticchiare il jingle di nel cortile della scuola, propose all’amico Charlie Paynter, all’epoca allenatore del West Ham, di farne l’inno del club. Da allora, prima di ogni partita degli Hammers i tifosi cantano I’m forever blowing bubbles. Bolle di sapone disperse nel cielo grigio nell'East London, un professore canterino e quel ragazzino di nome Billy Murray. Tempi che furono, tradizioni di oggi.
A cura di Antonio Marchese - Il Calcio a Londra
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