Vittorio Sanna, la "voce" del Cagliari: "Con la mia '600' ho portato i rossoblù in A". E ora fa il veggente...

Con le sue radiocronache ha cresciuto generazioni di tifosi del Cagliari, ma essere un idolo del popolo rossoblù non gli bastava. Vittorio Sanna da un paio di settimane ha deciso di fare anche il veggente. "Con la mia seicento vi porterò in A" disse qualche settimana fa e puntualmente il Cagliari ha conquistato la promozione a Bari, in coincidenza con la sua radiocronaca numero seicento. "Forse il Dio del pallone si è accorto che sono totalmente devoto a lui e mi ha voluto premiare" - dichiara un divertito Sanna ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com - "Dopo la partita con il Livorno, con un atto di spavalderia, avevo invitato tutti a salire sulla mia seicento, che ci avrei pensato io a portarli in serie A e devo dire che mi è andata bene: pensa se non fosse arrivata la promozione cosa mi avrebbero detto! Sarei passato come cugurra (iettatore, n.d.r.) ".

Va bene, "fortuna" diranno in molti. In realtà no, perché "il maestro" ha concesso il bis (guardare il video per la conferma) e sabato scorso ha indovinato anche il primo marcatore rossoblù pochi minuti prima della rete: "Per un attimo ho pensato ancora di essere con le figurine, come quando ero bambino e stabilivo io chi era il marcatore. Era semplice, mandavo avanti la figurina e avevo già in mente chi avrebbe segnato. E' una di quelle storie da raccontare ai nipotini e per fortuna ho tanti testimoni, senno potrebbero dire che me la sono inventata! Anche Salamon era felice e ha raccontato l'accaduto in un post molto simpatico pubblicato su facebook". In che senso "come quando ero bambino" ? "Sì (ride). La passione per le cronache sportive è iniziata da piccolo, assieme a quella per il calcio. Facevo diventare calciatori qualsiasi cosa mi capitasse per le mani. Dai soldatini, alle pedine della dama, fino alle figurine. Poi li muovevo e mi inventavo le cronache. Un giorno mi sentì il fratello di un mio amico e mi propose la prima radiocronaca per Radio Assemini. Era un match di seconda categoria e io avevo 14 anni".

Dalla sua voce dipende l'umore di migliaia di persone, incollate a  "Radiolina" in attesa che Vittorio gli racconti belle notizie. "Ne sono consapevole ed è una grande responsabilità" - prosegue Vittorio - "Io non riesco a prestare la voce senza diventare partecipe di quelle emozioni e questo mi facilita pure il compito. In quei momenti so che attraverso me migliaia di sardi stanno vivendo emozioni grazie a una squadra che è simbolo di un'intera isola. Quei 90 minuti vanno oltre il calcio, rappresentano la quotidianità, nel senso che si ha quasi l'illusione che quest'ultima, a seconda del risultato, cambi per 90 minuti, per una giornata o per un'intera settimana. Con il tempo ho imparato a immedesimarmi e se in quel momento sto raccontando qualcosa di negativo soffro perché so che gli sto portando dolore. Quando invece racconto dei momenti positivi so che gli sto portando gioia e questo mi rende felice".

In Sardegna è per tutti la voce del Cagliari. Lo dicono i tifosi. Vox populi, vox veritas... "Una cosa che mi rende felice e orgoglioso, il massimo che un radiocronista possa desiderare. Poi, se è vero che questo riconoscimento arriva in particolare dal pubblico, la mia gente, è anche vero che questo ruolo mi è stato riconosciuto  da diversi calciatori e allenatori, e questo mi gratifica  da un punto di vista professionale". Già... Alcuni calciatori impazziscono per lui e viceversa: "Dario Silva mi faceva impazzire per la sua imprevedibilità, era la negazione della radiocronaca, nel senso che metteva a rischio la tua credibilità. Capitava che, solo davanti alla porta,  anziché depositare la palla in rete, ci incespicava sopra. Molti potevano credere che li stavo prendendo in giro, invece era tutto vero! Poi OliveiraMuzzi. Di Roberto ho raccontato tutti e 58 i gol con la maglia del Cagliari. Credo che anche lui pensò a me quando si fece scrivere nella maglia quel 'Gooool, bum bum Muzzi'. E Conti? Nella lettera d'addio ha scritto che nei momenti  in cui gli mancherà il calcio ascolterà le mie radiocronache per farsi cullare dalla nostalgia. Per me è il massimo".

Non solo Daniele. Anche Bruno Conti è un grande estimatore di Vittorio Sanna e i due hanno anche pianto insieme in radio: perché? "Perché, come detto prima, io vivo le stesse emozioni dei tifosi. Quel momento lì era un momento triste per tutti e mi è venuto da piangere. Parliamo di un giocatore che ha fatto una scelta passionale e non in una piazza dove ti danno sei milioni l'anno. Ha rinunciato a 5 volte ciò che ha guadagnato in tutta la sua carriera. Lui ha scelto Cagliari, ha scelto questa maglia, lo ha fatto con quel sentimento da bambino al quale spesso il calcio porta. Non ha ragionato da 'società per azioni' come fanno, legittimamente, molti calciatori". Dopo aver predetto il futuro degli altri, cosa prevedi per il tuo futuro? "Mi basterebbe continuare a fare questo mestiere sentendo questa passione. Però, oltre che grandi risultati del Cagliari,  se proprio insisti un sogno ce l'ho. Mi piacerebbe arrivare a fare la cronaca  della prima partita della Nazionale sarda. Noi abbiamo un patrimonio culturale e caratteristiche tali che ci devono portare al riconoscimento di queste peculiarità e il calcio sarebbe un ottimo veicolo. Un po' come è successo in Catalogna. Non secessionismo, ma valorizzazione delle peculiarità autoctone".

Prima di chiudere mi daresti qualche numero da giocare al Lotto? "(Risata contagiosa).Guarda Io sono sfortunatissimo nel gioco. Sabato non so proprio come ho fatto e più mi riascolto e più mi viene da ridere e non ci credo. Magari potessi farlo per un campionato intero!". Ci abbiamo provato. Intanto è uscito il 35, da giocare sulla ruota di Cagliari...

 

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