Venezia o Parma? Fenomeno Pordenone, primo in Lega Pro: il suo allenatore Tedino ci svela i segreti

C’è una casetta a Pordenòn(e) che ha il giardino più verde (color ramarro) di tutta la Lega Pro e una vista mozzafiato. Perché dalla vetta della classifica il panorama è decisamente migliore. Sotto, le altre: Venezia, Parma, Padova, Sambenedettese, Bassano. Ma il segreto di questa casetta sta nelle sue fondamenta. O meglio “nei suoi mattoncini”. Già. “Il merito è di tutti, a partire da Marco, l’addetto stampa. In una società di calcio ognuno porta un mattone, dal presidente al magazziniere. C’è il mattone più grosso e quello più leggero ma tutti ne hanno uno” Bruno Tedino dixit in esclusiva. Che di mestiere fa l’allenatore, ma un po’ architetto (e psicologo) lo è. “Se un mattone viene posizionato male…” la casetta crolla. “Quando iniziano dispetti, malcontenti o malesseri di ogni genere, la squadra non gira più”. A Pordenone lo sanno bene che “abbiamo bisogno di tutti” e solo se si lavora “con serenità e passione si può arrivare in alto”. Detto, lo stanno facendo. In estate ci sono stati cambiamenti importanti. “Quando il nostro consulente di mercato (Giorgio Zamuner, ndr) se n’è andato a Padova, ho cercato di tracciare una linea da seguire dal punto di vista tecnico”. Allenatore e ds allo stesso tempo? Quasi. “Non chiudevo io le trattative però! Ho preteso una persona vicino che mi aiutasse a livello di direzione sportiva”. Chi? “Il figlio del presidente: giovanissimo - ha solo 20 anni - ma è molto competente". Lo stesso Bruno non era poi così certo di restare con l’ex Zamuner che premeva per averlo. Giusto? Sbagliato. “Il mio futuro è stato incerto solo per gli altri. Non mi è mai arrivata una proposta concreta che mi facesse vacillare. ‘Piacere’ è una cosa, ‘volere a tutti i costi’ è un’altra. Certo che mi sarebbe gradito lavorare ancora con Giorgio ma qui, a Pordenone. Il presidente Lovisa mi chiese se avessi avuto ancora le giuste motivazioni per continuare ma direi che quelle non mi sono mai mancate…”. Diretto, Tedino. Uno che guarda in faccia alla realtà e va subito alla sostanza. Quando parla non lo fa per dare aria alla bocca. “Abbiamo cambiato 7 titolari su 11 rispetto all’anno scorso. Tanti dei ragazzi che ci hanno lasciato, sono passati in categorie superiori. Ritrovarsi lì in alto a competere con tutte queste grandi piazze è un motivo di grande soddisfazione ma il campionato è ancora lungo, purtroppo”. E lo rimarca. “Purtroppo”. 

Il signor Bruno Tedino è decisamente un tipo. Veneto di nascita, friulano d'adozione, vive dal 2003 ad Azzano Decimo. A un chilometro e mezzo dal campo dove lavora quotidianamente. "Sto pianificando di comprarmi una brandina da piazzare al nostro centro sportivo De Marchi". Scherza. Quando ti guarda trasmette sicurezza e quello che dice è esattamente ciò che pensa. Schietto anche nei modi, ma usa sempre il cervello, per questo non esagera mai. Dicono faccia i miracoli, sopratutto in panchina, con i giovani. E lo sta dimostrando, anno dopo anno. Il signor Bruno Tedino nasce dal sudore della gavetta, dallo studio matto e maniacale del giuoco e dei suoi giocatori. Ne conosce tantissimi, praticamente tutti. Altrettanti ne ha lanciati: Pasqual, ParoloCacia, Barreto, Reginaldo, Poli, Locatelli, Donnarumma. E' un tipo competente, decisamente. Tanto che la Federazione Italiana gli ha affidato la panchina della Nazionale U-16 e U-17 tra il 2013 e il 2014. Con ottimi risultati a quanto pare. E dire che prima studiava, serenamente. “Nel 1987 sono passato dall’Università alla panchina del San Donà. In mezzo l’esperienza al militare. Gli inizi? Un maestro di calcio come Andrea Agnoletto mi chiese ’ti va di allenare’ ma io non ero mica così convinto. Pensa, allenavo quelli che oggi hanno 43/44 anni”. Il signor Bruno Tedino non ha né modelli né fonti d'ispirazione, lui ‘rubacchia qua e là’. Che non significa copiare, assolutamente no. “Cerco sempre di capire come e perché”. Da Sacchi a Guardiola, per il bene del suo Pordenone. “Il calcio cambia in maniera geometrica, alle volte s'instaurano delle mode. L’importante è il nostro equilibrio, le sicurezze nascono dal lavoro quotidiano. Senza il mio staff non sarei granché eh… pensa che mentre io mi guardo il Gubbio, l’altro mio collaboratore si vede Lumezzane-Bassano”. Da chi ha rubacchiato di più? Il signor Bruno Tedino ci svela: “Guidolin. Ci siamo conosciuti a Treviso. E’ un fenomeno nel trasmettere i concetti che vuole inculcare, è una delle persone più intelligenti che io abbia mai conosciuto”. Il signor Bruno Tedino è anche un po' scaramantico. "Trovami un allenatore che non lo sia! Alle volte ci pensi: vinci sempre in bianco, perdi in nero, o cose così. Ognuno si appende a qualcosa". Bruno a una frase, il senso di tutta la sua vita. "Mio padre mi ripeteva sempre 'ricordati che c'è sempre qualcuno più furbo di te' perché voleva che mi comportassi bene, con umiltà e senso del dovere". Da buon architetto, di quella casetta a Pordenòn(e).

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