Maestro e padre, l’essere allenatore di Paolo Vanoli

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Sguardo concentrato e attento, quasi come se fosse in un continuo studio di ciò che lo circonda. Una calma riflessiva nell’esporre le sue idee e nella guida di una squadra. Un approccio maniacale nel lavoro. L’attenzione e l’esaltazione del concetto del gruppo prima di tutto. È fatto così Vanoli, per capirlo basta osservarlo. Il suo essere combacia con il suo mostrarsi. Pacato nella parola, sempre immerso nell’emotività del campo durante la partita. Conte e Sacchi come maestri da cui imparare. Le nazionali giovanili, l’esperienza in nerazzurro prima e in Russia poi, fino all’arrivo in Laguna. A Venezia è stato riferimento, leader guida. Un anno e mezzo di ricostruzione. Una ricostruzione prima nella mente e poi in campo. Mesi in cui a cambiare non sono stati solo classifica e risultati, ma la fiducia e l’entusiasmo di un intero ambiente e di un’intera città. Venezia è tornata a sognare. Il Venezia è tornato in A. A guidarlo quell’uomo in piedi davanti alla panchina del Penzo: Paolo Vanoli.

Ricostruire

7 novembre 2022, il Venezia è penultimo in classifica con sette sconfitte in campionato. Ambiente sfiduciato e deluso. Il club sceglie di ripartire da Antonelli come ds e Vanoli in panchina. “Peggio di così non possiamo, andate e divertitevi” il messaggio. Una rinascita ciò che è avvenuto nei mesi successivi. Partire dalla testa dei giocatori, la scelte degli uomini su cui puntare, la necessità di creare un gruppo su cui costruire questo cammino. Lo scorso anno la salvezza conquistata e una stagione finita con la qualificazione ai playoff. Fondamenta di ciò che è stato e dell’impresa costruita. Mentalità e consapevolezza del proprio valore, la capacità tattica di mettere in campo moduli diversi, la ricerca della qualità nel gioco e nella manovra: il Venezia è cambiato. E a cambiare è stata l’atmosfera, insieme al sentimento di un’intera città. Disillusione e sfiducia sostituiti da un entusiasmo ritrovato e un legame sempre più forte tra il club, la squadra e i tifosi. Il resto è “solo” una conseguenza. Amore, ambizione, unione: il Venezia di Vanoli.

Andate e ritorni

Nel 1993 il Venezia lo acquistò dai dilettanti e gli diede la possibilità di diventare un giocatore professionista. 20 anni dopo l’opportunità di tornare ad allenare in Italia e di inseguire un sogno. Con il Venezia, una volta ancora. E ci è arrivato con gradualità, senza affrettare i tempi. Diversità nelle esperienze per formarsi come uomo e professionista. Prima l’esperienza nelle selezioni giovanili della Nazionale Italiana, poi quella da collaboratore di Antonio Conte al Chelsea e all’Inter, con lo scudetto vinto con i nerazzurri, sua squadra del cuore. Anni in cui ha potuto osservare e apprendere dall’allenatore leccese. Valori e principi, come la dedizione maniacale, la cura dei dettagli e la cultura del lavoro e della fatica.

Dopo l’avventura a Milano l’inizio della carriera da primo allenatore in Russia con lo Spartak. Nel 2022 il ritorno in Italia e una squadra da ricostruire. Per i suoi giocatori è stato maestro e padre, curandone testa e approccio. Venezia è tornatA. La vittoria del gruppo, la vittoria di Paolo Vanoli.

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