Vannucchi, il pescatore youtuber: “Salernitana, quanti ricordi. Ti meriti la A”

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"È proprio vero che quando vai da quelle parti piangi due volte: quando arrivi e quando te ne vai". Inizia più o meno così la nostra chiacchierata con Ighli Vannucchi, ex giocatore che ha vestito la maglia della Salernitana dal 1998 al 2001. Due anni e mezzo impossibili da dimenticare. Maglia, città, tifosi... Salerno è un ambiente che Vannucchi ha ancora molto a cuore, con il quale ha voluto congratularsi per quella Serie A ritrovata ventidue anni dopo l'ultima volta, in cui era presente: “La Salernitana si merita la Serie A, perché ha nella tifoseria un qualcosa in più da dare all’Italia intera, sperando ovviamente che si possa tornare presto allo stadio. A Salerno c’è un ambiente che non ritroviamo da tante altre parti: sono incredibili. Si meritano quello che hanno ottenuto sul campo”.

VANNUCCHI: "SALERNO, QUANTI RICORDI..." 

Dopo la vittoria contro il Pescara, i giocatori della Salernitana hanno festeggiato nello spogliatoio a suon di “Tanto già lo so che l’anno prossimo gioco all’Olimpico”. Quell’Olimpico dove Vannucchi e compagni esordirono in campionato, il 12 settembre 1998: “Da Salerno arrivarono circa diecimila tifosi. Fu stupendo. Riempirono il settore ospiti, e fecero anche una delle loro splendide coreografie. Ogni domenica ci regalavano qualcosa di unico”.

Tanti i suoi ricordi di quella stagione di Serie A in maglia granata: “Ne ho davvero un sacco, sia belli che brutti ma sempre intensi, perché la Salernitana non puoi che viverla con passione: è una piazza che non ha mezzi termini. Il ricordo più bello è quel gol di testa contro il Vicenza alla penultima giornata, peraltro il mio unico gol di testa in carriera. Erano gli ultimi minuti e ci giocavamo la permanenza in Serie A: con quel gol vincemmo e mantenemmo vive le speranze di salvezza. Ci fu un boato clamoroso. Ho nostalgia del calore dell’Arechi”. Un calore che sente ancora, quando torna in città: “Quando scendo a Salerno per lavoro vivo sempre bellissime emozioni. Sono molto legato alla loro gente, che a distanza di anni mi dimostra sempre affetto: sono contento per tutti loro”.

“QUELL’ANNO SIAMO STATI IL BELLO E LA BESTIA”

Si percepiscono rimorsi e rimpianti nelle parole di Vannucchi mentre rievoca la stagione 1998/99 della Salernitana: “Quell'annata fu gestita male: c’era tanto entusiasmo ma la squadra non era pronta a inizio campionato. Eravamo in ritiro con quaranta calciatori. Ci fu molta confusione nella costruzione della rosa in estate, e la Serie A non ti perdona le perdite di tempo. Poi da gennaio quando la squadra fu collaudata ritrovammo la quadratura giusta, ma ormai era troppo tardi. Battemmo Lazio, Roma, Inter e Juventus in casa. Siamo stati il bello e la bestia. Partimmo da bestie e diventammo belli, perché nel girone di ritorno avevamo una media punti da Europa, ma per una sola lunghezza non riuscimmo a salvarci. Pagammo una programmazione non curata all’inizio”.

E quella stagione sfortunata ebbe un epilogo triste in campo, drammatico fuori: “La partita di Piacenza all'ultima giornata fu molto tesa. Ci fu molta confusione già all’inizio, con nervosismo in campo fino al termine della gara. Quel pari non ci bastò, e retrocedemmo. Poi venimmo a sapere della tragedia dei tifosi nostri morti in treno al ritorno. Fu un giorno davvero triste”.

"ADESSO SONO... UNO YOUTUBER"

Oggi Vannucchi gioca a calcio solo per piacere. La sua grande passione ora è un’altra: “Nella vita fortunatamente ho potuto svolgere tutto ciò che ho sempre amato fare. Il calcio fa parte del passato. Da quando ho smesso ho iniziato a praticare un’altra grande passione che ho sempre avuto: quella del pescatore. In pratica sono uno youtuber. Insieme al mio socio Gianfranco Monti facciamo video sulla pesca. Abbiamo raggiunto un grande bacino d’utenza: basta fare un selfie nei posti in cui andiamo e in breve tempo ci raggiungono tanti pescatori. È molto bello. La pesca è pura passione: ci divertiamo molto”.

“SENZA UN LAGO CURATO…”

E su quale 'pesce grosso' consiglierebbe alla società per lottare per la salvezza, la risposta è chiara: “Più che pesce grosso, io punterei sull’unione d’intenti. Alla base serve quello, ed è l’unico consiglio che mi sento di dare in base anche alla mia esperienza di quell'anno in cui, con maggiore organizzazione, avremmo potuto fare di più. Bisogna creare una squadra affiatata dall’inizio, perché senza un lago curato, il pesce grosso, quello da trofeo, avrebbe poco senso”. Parola di un pescatore che ama la Salernitana e che non vede l'ora di rivederla in Serie A.

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