Van Dijk: "Ho visto la morte in faccia, credevo di non farcela"
Olanda-Germania è una partita con tanti protagonisti. Ma uno, Virgil van Dijk, lo è forse un po' più degli altri. Niente che riguardi il suo presente al Liverpool, che punta alla Champions; niente nemmeno che riguardi il suo futuro. Ma il suo passato: 10 anni fa, precisamente. Quando da ragazzino, 17 anni, ha letteramente "visto la morte in faccia". Un episodio di cui non aveva voluto parlare prima. Ma ora è pronto, e non ha paura a raccontarlo.
"Per la prima volta nella mia vita" racconta, "il calcio non ha significato più nulla. Pensavo solo a come restare vivo: io e mia madre abbiamo pregato tanto insieme, preparandoci a tutto". Cosa è stato così traumatico? Un episodio accaduto in ospedale. "Mi hanno fatto firmare un documento, in cui esprimevo la volontà di lasciare i soldi a mia mmama, se fossi morto in ospedale. Mi ricordo ancora: ero sdraiato sul letto, pensavo a tubi e fili sul mio corpo: ero come rotto, incapace di fare nulla. È il ricordo peggiore della mia vita". Van Dijk era al Groningen, accusava un forte mal di pancia da due giorni, ma non voleva farsi vedere da un dottore. Quando venne visitato, dopo giorni di dolore, venne mandato a casa con degli antiinfiammatori. Fu sua madre a non fidarsi: gli telefonò, lo sentì agonizzante, prese la macchina e durante le tre ore di viaggio che lo separavano dal figlio aveva già chiamato l'ambulanza. Salvandogli la vita. Era un fortissimo attacco di peritonite, che avrebbe potuto essere anche letale. Gli è stata concessa una seconda possibilità.
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