L'Uruguay rinasce con El Tornado Alonso: ora il Qatar è più vicino

Due mesi fa era difficile solo immaginarlo. Dopo le quattro sconfitte consecutive contro Bolivia, Brasile e Argentina, che sono costate l'esonero del Maestro Tabarez, dopo 15 anni sulla panchina uruguaiana.

Meglio di così non poteva andare per Diego Alonso. El Tornado si è abbattuto sulla nazionale uruguaiana e nel giro di una settimana ha portato un gioco più moderno, propositivo e con diversi volti nuovi. Risultato e prestazione nelle prime due uscite, coincise con le vittorie contro Paraguay e Venezuela, che hanno permesso alla Celeste di tornare in piena corsa per la qualificazione a Qatar 2022.

 

 

Un allenatore che unisce e allo stesso tempo divide per un passato da giocatore delle due grandi del calcio uruguaiano, Nacional e Penarol. Ex attaccante tra le altre di Valencia e Atlético Madrid a inizio anni 2000, ad assegnargli il soprannome di El Tornado a inizio carriera è stato Julio Ribas, ex allenatore del Bella Vista. “Gli dissi che doveva essere un tornado: devi essere una raffica, devi fare ciò che fa più male ai difensori, ovvero non segnare gol, ma marcarl. Devi correre, schiacciarli e solo un tornado può farlo”.

 

 

A 21 anni di distanza dall’ultima convocazione in nazionale da giocatore, Alonso ha debuttato come ct. Reduce dall’esperienza statunitense all’Inter Miami, da allenatore ha vinto due Concacaf Champions League con i messicani del Pachuca e del Monterrey. Fratello di Ignacio Alonso, attuale presidente dell’AUF (Asociacion Uruguaya de Futbol), il 46enne di Montevideo è stato scelto lo scorso dicembre in base al suo progetto tecnico, che prevede la presenza nel suo staff del Profe Ortega, attuale preparatore fisico all’Atlético Madrid di Simeone.

 

 

 

 

Volti nuovi e novità tattiche

 

Pressing, velocità sulle fasce e una linea difensiva alta, queste sono le principali novità tattiche apportate da Alonso nel 4-4-2 ereditato dal Maestro. Novità nel gioco, ma anche diversi volti nuovi, tra i convocati e nell’undici titolare. Con Muslera infortunato, il titolare tra i pali è diventato Sergio Rochet, classe 1993, abile tra i pali così come nelle uscite. Nonostante non sia più giovanissimo, il portiere del Nacional potrebbe essere un profilo ancora spendibile per i club europei.

 

 

 In difesa, la novità principale è rappresentata dall’obiettivo del Napoli, Mathias Olivera. Il terzino sinistro del Getafe è stato tra i migliori nelle due gare giocate nella doppia giornata di gennaio. Da segnalare poi Araujo del Barcellona come terzino destro, con Gimenez e Godin coppia centrale. A centrocampo, la grande novità è rappresentata da Facuno Pellistri sulla fascia destra. Il classe 2001 di proprietà del Manchester United in prestito all’Alaves, non aveva convinto contro il Paraguay in quello che è stato l’esordio assoluto in nazionale maggiore, ma si è riscattato contro il Venezuela, con un assist e un rigore conquistato. In avanti le certezze sono ancora Cavani e Suarez, con il Pistolero che ha superato Messi come miglior marcatore all-time delle qualificazioni sudamericane. Ma dietro di loro ci sono nomi interessanti, a partire da Darwin Nunez.

 

  

 

A due giornate dalla fine delle qualificazioni, l’Uruguay ha un punto in più del Perù (quinto e in zona playoff), due in più del Cile (oggi sesto) e cinque in più della Colombia (settima). Proprio Perù e Cile saranno le prossime e ultime rivali che avrà la Celeste. Una semplice combinazione di risultati potrebbe far ottenere la qualificazione nella prossima giornata: per questo è necessaria una vittoria sul Perù al Centenario e sperare che il Cile non vinca in trasferta contro il Brasile. Un incastro possibile, grazie al lavoro del nuovo ct: l'Uruguay è di nuovo padrone del proprio destino. 

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