Uno, nessuno, centomila...record! Franzini, il mago di Vernasca: "Il Piacenza e l'assicurazione! Maestro Sacchi, la tuta e quel gol alla Juventus..."

Credi in quello che fai. Credi nei sogni. Credi nel lavoro duro. Credi nell’esser ambizioso. Credi, soprattutto, in te stesso. Non curarti degli altri, di quello che pensano, di quello che fanno. Vai avanti a testa alta e a petto in fuori. Esita. Indugia. Tentenna. Ma credici sempre. Non lasciare nulla al caso. Combatti per ogni centimetro, a qualsiasi costo. Ma provaci, provaci sempre. E’ tutta in questo ‘prosimetro laico’ la carriera di Arnaldo Franzini, allenatore del Piacenza (attualmente ottavo con diciassette punti nel girone A di Serie C).

Il Mago di Vernasca, L’uomo dei record. Un soprannome tira l’altro e un altro ancora. Lui sorride, se ne cura quanto basta. Lavoratore serio, maniacale, scrupoloso. La sua è una storia di calcio, è una storia di vita. E’ la storia di un uomo che dal nulla, dalla polvere, dalla gavetta è riuscito e sta riuscendo a togliersi tante soddisfazioni. Perché la gioia pura e incontaminata di ciò che ottieni col sudore della tua fronte non ha prezzo, non ha valore. E proprio perché non ha valore, trasuda una bellezza unica. E’ facile parlare, lo è ancor di più pontificare. Siamo tutti bravissimi a parole. Tutti profondissimi conoscitori di schemi, tattiche, giocatori e calciomercato. Poi? Semplice, la realtà non è all’altezza della fantasia.

Lasciamo parlare i numeri. L’uomo dei recordmica per caso! Due campionati vinti con due squadre diverse della stessa città (Piacenza e Pro Piacenza), record di punti in Serie D (96 in una stagione con 30 vittorie e 6 pareggi), 460 punti raccolti dal 2009 al 2016 (secondo solo a Massimiliano Allegri nell’intero panorama calcistico italiano). Alt, non è mica finita! Franzini è l’uomo che ha riportato il Piacenza tra i professionisti, l’uomo che ha portato l’altro Piacenza, il Pro, dalla Promozione alla Serie C e ha ottenuto una salvezza partendo una penalizzazione pesantissima. E’ l’allenatore che nella storia della Serie D ha vinto il campionato con più giornate d’anticipo. Roba da far tremar le vene e i polsi’, come asserirebbe il magnifico Dante. “Ogni tanto ci penso e non me ne capacito. Guardo i numeri, le statistiche… Mi sembra tutto un sogno! Fino a qualche anno fa allenavo in Promozione e mi ero prefissato come traguardo la Serie D, oggi sono addirittura in C! E’ una di quelle cose che lì per lì nemmeno te ne rendi conto. Poi d’estate - racconta Franzini ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com - prendo il mio pc e comincio a girovagare su internet, ‘allenatori che hanno vinto due campionati con due squadre diverse della stessa città’. Mi appaiono nomi incredibili: modelli, idoli, icone. Non saprei nemmeno come definirli. Poi, in fondo, ‘Franzini’ e mi ci faccio una bella risata. Mi fa strano, mi fa effetto. Guardo indietro…Cavolo se è stata dura!”. Come quando sali su una giostra. Giri e rigiri, ti muovi. Magari urli, sorridi. Ma nel momento in cui ci sei sopra non te ne rendi bene conto. E’ quando scendi e torni a terra che ti sale, di nuovo, tutta quell’adrenalina, la quale ti porta a volerci subito tornar sopra.

Franzini da questa giostra non è mai sceso. Vuoi per la fatica tremenda per salirci vuoi per una passione innata, di quelle cose che non ti riesci a spiegare. Per quanto all’uomo sia stato concesso il libero arbitrio, spesso, accadono quelle cose che non ti sai e non ti puoi spiegare. Capita di innamorarsi di qualcosa o di qualcuno senza saperne il perché, senza riuscire a darsi una spiegazione. Si ‘perdono le parole’ per riprendere l’aforisma di quel cantante, Riccardo Marcuzzo, molto in voga in questo momento. L’amore per il pallone, per lo stare in mezzo alla gente. L’amore nel creare un gruppo, nel guardarsi al pc valanghe e valanghe di partite.

Quaranta chilometri. Quelli che separano Vernasca, paesino di 2200 abitanti in Val d’Arda da Piacenza. La guardava con gli occhi del fanciullino innamorato… ‘Chissà un giorno’. Il giorno è arrivato. Non senza fatica, gavetta, sudore. Ma come ripete sempre ai suoi ragazzi… “Prima di gioire bisogna soffrire. Le cose belle non piovono mica dal cielo! E poi, quando parliamo di calcio, il soffrire va messo tra molteplici virgolette”. Lo sa bene, Franzini. Nel suo mondo calcio…e lavoro! Oltre ad allenare, infatti, porta avanti anche la sua attività di assicuratore. Con il sorriso, non gli pesa. Non lo fa tanto per, anzi. Lo faccio perché mi piace e riesco abbastanza bene a coniugare entrambe le cose, grazie anche all’aiuto dei miei colleghi. Ho iniziato un po’ per caso e mi è subito piaciuto. E’ stato un colpo di fulmine, diciamo. Mi piace molto stare a contatto con la gente: parlare, confrontarmi, dialogare. Poi un giorno chissà, se mai non riuscissi più a portarla avanti sarebbe una bella cosa…(ride)”. Il pensiero, il paragone, l’auspicio forse viene immediato: Maurizio Sarri.Siamo simili...a livello di outfit! Anche io vado in panchina in tuta: mi piace essere libero, sono uno che si muove in continuazione. Mettessi il vestito, sarebbe senz’altro più problematico…”.

In realtà, però, c’è anche un’altra peculiare assonanza tra i due: il forte e spiccato senso del lavoro. Perfezionista, maniacale, passionale. Attento al dettaglio, Franzini. Da grandi maestri, d’altronde… Questo forte senso del lavoro senz’altro l’ho preso da Arrigo Sacchi che mi ha allenato quando giocavo al Parma. Ricordo certi allenamenti massacranti… 25 giorni di ritiro, pomeriggi interi a ripassare pressing e movimenti con e senza palla. Però mi ha trasmesso tantissimo, a livello umano e calcistico. Mi ha cambiato ruolo, da mezz’ala a terzino. Io lo accettai malvolentieri, ma alla fine aveva ragione lui…”. La bellezza dei ricordi aumenta proporzionalmente al passar degli anni. Più invecchiano più diventano preziosi, più ne diveniamo gelosi e li custodiamo con cura dentro noi stessi. “Il mio ricordo più bello nell’esperienza da calciatore è senz’altro il gol alla Juventus in un Mapei Stadium pieno, pienissimo di gente. Era una partita di Coppa Italia, giocavo nel Brescello. Facemmo un primo tempo fantastico, poi però…pareggiò Conte, sconfitta a Torino e addio sogni di gloria”.

Poi arriviamo alla parte più bella, forse. Quella del ‘Caro Piace, ti scrivo…’. Una lettera ricca di emozione e sentimento. Cosa ci scriveresti? “Intanto la dedicherei alla società, ai tifosi, ai calciatori e all’ambiente tutto. Siamo riusciti a creare una simbiosi incredibile che ci ha permesso di tornare tra i professionisti due anni fa, l’anno scorso di arrivare ai playoff e recitare un ruolo importante...Quest’anno vediamo! Nel calcio bisogna sempre pensare al presente. Chissà domani…”. (…) Se si potrà contare ancora le onde del mare e alzare la testa…

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