Un viaggio nella 'Città degli Imperiali'... Il presidente Magrì racconta la sua Virtus Francavilla: "In sette anni dalla Prima Categoria alla Serie C! E il mio pellegrinaggio..."
L’asserzione calcio uguale vita, a prescindere da soggettivi giudizi di valore, acquisisce nel nostro Paese una valenza davvero assoluta. A volte inspiegabile, se vogliamo. Ma è bello così. Perché fa bene, benissimo riuscire ad innamorarsi (ancora) di qualcosa nell’epoca del disincanto. E ciò di cui sopra si colora ancor di più di un significante splendido associandolo alla ‘dimensione calcio’ in Puglia. Uno spettacolo. La marea foggiana che ogni sabato pomeriggio invade qualsiasi città dello Stivale, il trasporto (primariamente) emotivo del San Nicola di Bari, il calore del Via del Mare di Lecce. Tre per citarne tutte. Tutte le squadre di una Regione che vive di e per il calcio. Un amore passionale, intenso, a volte anche folle. Meglio così. Un pizzico di sana follia è il brivido più sincero della nostra esistenza.
E Francavilla Fontana, un lieto comune in provincia di Brindisi, non fa di certo eccezione. “D’altronde rappresentiamo la Città degli Imperiali e questo vessillo aulico vogliamo che sventoli forte ogni domenica…”. Pensieri e parole di Antonio Magrì, presidente della Virtus Francavilla Calcio (decima nel girone C di Serie C, zona playoff, a quota quarantadue punti). Pensieri e parole che in un prosimetro di affetto tralatizio per la propria città e conoscenza granitica delle proprie origini, eclissano l’aspetto meramente calcistico… “La famiglia degli Imperiali ha creato Francavilla, che si porta dietro ancora oggi questa forte vocazione commerciale e culturale. Non a caso Francavilla…Villa Franca… perché nell'antichità qui non si pagavano i dazi commerciali. Il francavillese è una persona molto attiva, molto industriosa. Abbiamo la fortuna di avere un importante polo industriale e commerciale”.
‘Amor mi mosse…’. Verso dantesco. Una squadra di calcio al posto di una beata donna. Un amor, giustappunto, già più lungo di quello del celeberrimo poeta con l’indimenticata Beatrice… “Beh tra l’aulico e il razionale (ride), ormai sono al settimo anno di presidenza della Virtus Francavilla Calcio. Prima ero nel direttivo della squadra di basket cittadina, è durata un paio di anni…giusto il tempo di vincere due campionati! Ma il calcio è il calcio, che per noi peraltro è anche una tradizione di famiglia perché sia mio padre che mio zio sono stati presidenti della squadra locale di Francavilla Fontana…”. E le tradizioni vanno portate avanti, sempre. Quell'inscindibile filo conduttore che sublima la nostra (più autentica) essenza e non ci fa mai dimenticare la risposta alle due fatidiche domande (tristemente perdute nel tutto globalizzato e indistinto che ci “offre” l’attualità): chi siamo? Da dove veniamo?
“Sono partito dalla Prima Categoria. Ricordo la domenica su questi campi in terra battuta dove si giocava a calci più che a calcio. E noi – racconta Magrì ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com – eravamo visti un po’ come i ‘borghesotti’ di turno…quelli che a maggior ragione dovevi legnare! (ride). Però dico la verità: quella dimensione di calcio autentica e genuina mi piaceva. E poi la gavetta serve. Sempre e in ogni ambito. Sono partito dal basso ed è una cosa che rifarei. Se parti subito dall’alto e non hai esperienza in quello che fai…cadi, ti fai male e hai talmente tante ferite che non riesci nemmeno a pensare di rialzarti. Se parti dal basso, invece, asserendo ovviamente che in quanto esseri umani tutti noi commettiamo degli errori, essi alla fine risultano meno gravosi. La seconda, terza o quarta opportunità alla fine ce l’hai sempre…”. Che poi, in realtà, guardando i numeri… Sei campionati vinti in sette anni (una scalata incredibile dalla Prima Categoria alla Serie C), che fanno otto in nove anni considerando i trascorsi nel basket… “Ho questo difetto, lo ammetto, mi piace troppo vincere (ride)”.
Un sorriso sincero quello del presidente Magrì. Senza maschere, senza filtri. In un saggio trait d'union di oculatezza e sano realismo. Sognare è bello e giusto. Dobbiamo sognare. Ma senza mai perder di vista ciò che abbiamo davanti. Altrimenti il nostro più bel sogno diverrà la nostra più terribile ossessione. “In questo momento credo che la Serie C sia la nostra dimensione. Stiamo cercando di sviluppare un modello societario improntato sull’auto-finanziamento e su un controllo pedissequo di entrata e uscite. Dico con orgoglio che non abbiamo un euro di debito. E ora stiamo lavorando alacremente per tornare nel nostro stadio a Francavilla, tra dieci giorni cominciano i lavori. Prima le strutture poi tutto il resto. Una volta acquisiti e ottimizzati gli aspetti infrastrutturali potremmo pensare a qualcosa in più…”.
Solide realtà. Tanto per riprendere uno slogan assai diffuso. Perché l’astratto è importante, essenziale. Ma è poi la concretezza a materiare ciò che (e chi) siamo. Splende un bel sole a Francavilla Fontana. I colori (unici) della Puglia, che coniuga in un connubio ineguagliabile pianura, mare e montagna. La suggestione di paesaggi dinanzi ai quali sei felice e (giustamente) non ti venne nemmeno da chiederti il perché (è forse questa la vera dimensione di felicità). E poi c’è il calcio. Sempre e dovunque. Una ubiquità quasi trascendente. “Fare calcio qui è la cosa più bella che si possa desiderare perché davvero lo si vive sette giorni alla settimana. Al bar, in piazza, al supermercato. Dovunque. C’è un senso di appartenenza, un sano campanilismo che, fondamentalmente, è il gradiente della nostra identità. Ogni comune ha la sua squadra di calcio. La provincia di Lecce, ad esempio, ha circa 400 comuni e…400 squadre di calcio! E poi c’è grande rivalità, ad esempio Francavilla Fontana e Grottaglie distano dieci chilometri. Eppure…”.
La spontaneità di tener fede alle proprie radici. La bellezza di un vessillo che incarna i valori di una tradizione che non esiste globalizzazione al mondo, che possa arrogarsi il diritto di calpestare. Il sorriso di un bambino per un gol, la gente che ti chiama ‘Presidente’ per le vie del paese. E’ qui il calcio. E’ questa la sua intrinseca e naturale dimensione. Con, per e tra la gente. Come a Francavilla Fontana… “dove quando abbiamo vinto il campionato in Eccellenza c’erano 4mila persone allo stadio su una capienza di 2.500. (Da) dove in un giorno infrasettimanale di qualche anno fa sono partiti più di mille tifosi per andare a Firenze a vedere la finale di Coppa Italia Nazionale di Eccellenza tra Bustese e Virtus Francavilla Calcio, nell’anno in cui abbiamo fatto il ‘triplete’ (Campionato, Coppa Italia Regionale e quella Nazionale)”.
La grande bellezza è nel far le cose semplici, nel sorridere insieme, nel gioire insieme, nel mangiare insieme. E’ in questa empatia… “In quella festa per la Coppa Italia Nazionale di Eccellenza che durò più di qualche settimana”. E il (sacrosanto) merito va dato al presidente Magrì, al direttore generale Domenico Fracchiolla. Alla loro naturale semplicità e al loro sorriso contagioso. In un mondo nel quale basta anche un minimo vezzeggiativo per farci pavoneggiare come mai avremmo pensato. Ma non è qui signori il concetto di vera felicità. Essa si estrinseca in un sorriso, in un ‘ciao direttore’ ma detto con affetto… “Ricordo, non troppo tempo fa allo stadio, in un momento complicato del nostro cammino che ero parecchio giù di morale. Si vedeva che ci stavo male, ero affranto… Ad un certo punto mi si avvicina un signore anziano, mi poggia la mano sulla spalla e mi dice… ‘Preside’ no sinte niscinu e vani annanzi sulu cu la capu toa ca a avutu sempri ragioni (Presidente, non sentire nessuno e vai avanti solo con la tua testa che hai avuto sempre ragione). Beh, a quello sguardo e a quelle parole ci penso, ormai, quasi ogni domenica che vado al campo…”.
Salutiamo Francavilla Fontana. Salutiamo l’affetto sincero dei suoi abitanti. Salutiamo il presidente Antonio Magrì. Prima, però, una promessa. L’indizio te lo diamo noi, alle tue spalle…”Ah la fatidica fontana? (ride)…”. Per i playoff un bel tuffo vestito… “Va bene dai, accetto la scommessa più che altro per i tifosi. Poi, in realtà, ne ho una tutta mia: il pellegrinaggio che faccio tutti gli anni da Francavilla al Santuario di San Cosimo ad Oria…”.
Qui, dove il calcio incontra la vita vera. Qui, dove il calcio è vita vera…