Shiva e Sheva, rivoluzione e ricostruzione: così l’Ucraina è arrivata a Euro 2020
Primi nel girone davanti al Portogallo e una sfilza di talenti. Da Zinchenko che con Guardiola fa il terzino ai “brasiliani” Marlos e Moraes. Dietro le quinte di una rivelazione costruita nel tempo
Shiva e Sheva. Una sola lettera. L’uno il dio della distruzione. L’altro della ricostruzione. Perché c’è voluto tempo, è vero, ma lui, l'ex bomber, quest’Ucraina l’ha riplasmata a sua immagine e somiglianza. Come fa un dio. Prima nel girone e pass assicurato per Euro 2020, prima del Portogallo dell'altro Dio, stavolta del calcio, Cristiano Ronaldo. Da ieri CR700 per via dei gol in carriera. Anche se Ieri sera in campo c’erano undici Shevchenko. Yaremchuk e Jarmolenko puniscono il Portogallo, e a Kiev. In un paese in cui da più di quattro anni va avanti una guerra tanto silenziosa quanto terribile, il calcio compie le sue funzioni. Un pallone diverte la gente, regala sogni e speranze.
GALASSIA – Da Rakytsky, definito “il miglior piede sinistro d’Europa” da Pep Guardiola (che al City reinventa Zincenko, utilizzandolo come terzino sinistro e che quando è in campo, la vittoria è quasi assicurata), allo stesso Stepanenko, stella dello Shakhtar Donetsk. Da Khacheridi, talento nato tra le file della Dynamo Kiev a Zozulia, certezza del Dnipro. Ucraina campo di stelle. Alcune brillano da un po’. È il caso di Yarmolenko, chiamato già dai suoi esordi “il nuovo Shevchenko”. E paragone migliore non poteva esser trovato. Il numero 7 della Nazionale è il secondo miglior realizzatore della storia dell’Ucraina dopo il suo attuale allenatore. Insostituibile già agli europei del 2016 e per 10 anni con la Dynamo Kiev, oggi veste la maglia del West Ham. Qualche stella l’Ucraina l’ha fatta anche sua: per la prima volta nella storia sono stati naturalizzati due calciatori: i due brasiliani Marlos (ieri in campo) e Junior Moraes. Ma gli astri si sa, brillano per anni, poi come è giusto che sia, la loro luce inizia ad essere più debole. Ne nascono così di nuove, pronte a sostituirle. Basta guardare quelle della Nazionale Under 20, guidata Oleksandr Petrakov, vincitrice della Coppa del Mondo lo scorso giugno.
RIVOLUZIONE – 11 novembre 2012. Pochi mesi prima, Shevchenko dava il suo addio al calcio giocato. Anatoliy Konkov, neo presidente della FFU, la Football Federation of Ukraine, gli offre la panchina della Nazionale. Lui rifiuta. “È troppo presto. È un passo troppo azzardato”, riferirà alla stampa. Simbolo di umiltà e rispetto. Non si smentì neanche quella volta. L’Ucraina aveva bisogno di un condottiero. Molto più di un allenatore. E in quel momento non era pronto per esserlo. Con la disfatta di Euro 2016 per mano di Germania e Irlanda del Nord inizia la vera rivoluzione. Il 12 luglio Andrij Shevchenko è il nuovo CT della sua Nazionale.
ANCORA BUIO – Era il 2017. L’anno seguente la Russia avrebbe ospitato i Mondiali e la scelta non faceva certo impazzire l’Ucraina. Tensione. Negli stadi e soprattutto fuori. Questo si sarebbe aspettato chiunque. Ma non che Shevchenko si lasciasse sfilare la qualificazione dalle mani. Quel 9 ottobre Kiev gela le ossa. La Croazia gela L’Ucraina. Così vicina, Mosca diventa lontanissima.
Due anni. Per ripartire. Per riaccendere un sogno. L’Ucraina stavolta ce la fa. È lì tra le grandi d’Europa. Già sicura di un posto in tribuna d’onore. In panchina lui, uno che di onore ne ha guadagnato tanto. Oltre i trofei. Otre la gloria. Oltre quel pallone d’oro. Oltre quei tanti tifosi del Milan che vedendolo lì in panchina forse tiferanno un po’ Ucraina. Ricordi del passato. Sfide per il futuro. Perché la vittoria più grande per Andrij Shevchenko è semplicemente essere Andrij Shevchenko.
A cura di Lavinia Saccardo
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