Tuttocuoio, Shekiladze risponde alle accuse del presidente Dolfi: "Io ho la coscienza pulita, non mi sono mai risparmiato. Vi racconto la mia verità..."
“In questa squadra ci sono quindici ragazzi. Poi ci sono altri quattro elementi, uno dei quali è Shekiladze, che non sono uomini e spero che nelle squadre in cui andranno si comporteranno come si sono comportati al Tuttocuoio, da bambini senza cervello. E per questo sistema ho avuto anche tanti problemi nello spogliatoio. Procuratori che li chiamavano tutti i giorni per dire loro di non farsi male e di preservarsi per il futuro”. Così il presidente del Tuttocuoio, Andrea Dolfi, si è espresso sulla condotta di taluni calciatori che non sono scesi in campo nella sfida playout di ritorno contro il Prato, la quale ha sancito la retrocessione in Serie D della società neroverde.
Sul banco degli imputati soprattutto Irakli Shekiladze, attaccante georgiano classe ’92, che lo scorso febbraio si è accordato con lo Spezia in vista del mercato estivo (è in scadenza di contratto). E lo stesso Shekiladze ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com ha voluto raccontare la sua versione dei fatti, rispondendo all’accusa di Dolfi di essersi risparmiato in questi mesi: “Premetto dicendo che la responsabilità della retrocessione credo vada divisa tra tutti, mi sembra assurdo addossare a me tutte le colpe come qualcuno vuol far passare. Io non sono un fenomeno, non ho grandissimi numeri, non vinco le partite da solo ma in questi due anni al Tuttocuoio ho dato sempre il massimo e alla fine anche in questa stagione sono stato il capocannoniere della squadra con otto gol. Quando ho sentito quelle parole lì ci sono rimasto malissimo. Ma la situazione è degenerata a partire dallo scorso gennaio”.
Sessione invernale del calciomercato, Shekiladze richiesto da due squadre, alla fine sceglie lo Spezia… “E il Tuttocuoio l’ha presa molto male perché ho rifiutato un’altra squadra che avrebbe pagato il cartellino, mentre allo Spezia sono andato a parametro zero. Ma, sinceramente, non vedo dove sia il problema: questa è la mia carriera e devo prendere le decisioni che sono migliori per me. Dal giorno in cui sono venuti a conoscenza della situazione, ho subito percepito che il loro atteggiamento nei miei confronti era totalmente cambiato. Me l’hanno fatta pesare, come se io avessi fatto qualcosa di veramente grave, quando in realtà ho agito rispettando tutte le regole. Essendo in scadenza di contratto ero libero di accordarmi con chiunque e così è andata”.
Poi una seconda parte di stagione complicata e l’accusa finale di scarso impegno considerando l’addio ormai deciso a fine campionato: “La verità è che nel corso della partita contro la Lucchese dello scorso gennaio, nella quale peraltro ho anche segnato, ho preso una botta al ginocchio che ancora mi porto dietro a distanza di mesi. Non riuscivo ad allenarmi, sono stato settimane tra fisioterapia e palestra, eppure non hanno mai fatto uscire la notizia che io non giocassi perché infortunato. Oltretutto mi hanno chiesto di aiutare la squadra e io l’ho sempre fatto, ho giocato due o tre partite con gli antidolorifici, tante altre sono stato costretto a saltarle. Anche nell’andata dei playout ho fatto di tutto per esserci e per giocare, credo discretamente, uno spezzone di partita. Lo scorso giovedì poi in un balzo in allenamento – spiega Shekiladze – mi si è girato il ginocchio e la sera sono anche andato al Pronto Soccorso di Empoli. Il dottore mi ha diagnosticato una distorsione ed essendoci la pratica, l’attestato del mio infortunio è chiaro che non avrei potuto giocare a Prato. Loro hanno dubbi sulla diagnosi, non riesco proprio a capire. Io ho la coscienza pulita perché non mi sono mai risparmiato”.
Infine Shekiladze ci tiene a puntualizzare la sua mancata presenza allo stadio in quella che era la partita decisiva… “Non sono andato lì per il semplice fatto che c’era e c’è questa situazione di tensione e di provocazione che ormai va avanti da mesi. Io la partita l’ho vista in tv, ho tifato fino all’ultimo per i miei compagni. Il 30 mattina quindi solo a stagione ormai conclusa sono tornato a casa, a Tbilisi per farmi visitare dal dottore della Nazionale georgiana che qui è uno dei migliori. Anche lui ha certificato la distorsione con una prognosi di venti giorni e domani mattina comincerò le terapie. Io ho agito secondo le regole, non ho inventato nulla e ci sono tutti i documenti che attestano l’infondatezza delle loro accuse. Non posso e non devo rimproverarmi nulla, ripeto per il Tuttocuoio ho sempre dato il massimo”.
Dalla delusione ai saluti, con una dedica speciale… “A Cristiano Lucarelli per avermi portato qui e aver scommesso su di me. Gli sarò sempre grato per la fiducia che ha riposto nei miei confronti”. Unica nota lieta in un finale amaro.