Trapattoni, 80 anni di successo: le 10 frasi passate alla storia

strong>80 anni di Giovanni Trapattoni, 80 anni dell'allenatore italiano più vincente di sempre. Dentro e fuori dal campo: tra personalissime metafore, scivoloni linguistici e perle di saggezza, l'uomo della zona mista e dell'acqua santa ha conquistato tutti con la sua simpatia. Oggi proviamo a raccontarlo così, attraverso le 10 frasi che più di tutte (la scelta è ardua) ne delineano il personaggio. Tanti auguri Trap!


Priorità. A poche ore dalla stracittadina di Milano, la summa del doppio ex non potrebbe calzare meglio. "È un derby che, dolenti o nolenti, conta il risultato". Nel male e nel male, tutti d'accordo.

Filosofia. L'idea di gioco, la cura dei dettagli e la marcatura a zona che fecero la sua fortuna in Serie A (7 scudetti tra Juve e Inter, nessuno come lui), sono state riassunte dal Trap in poche ma efficacissime parole. "Il nostro calcio è prosa, non poesia". Ma anche la ricerca tattica resta in continuo divenire. "Ho dei dubbi su due certezze", ammetterà. Da Socrate a Cartesio, partirebbero gli applausi.

Mitologia. Negli anni '90, in pieno dualismo Juve-Milan, accendeva le discussioni quale fosse la migliore scuola di pensiero: zona mista del Trap o pressing sacchiano? Giuanin si è smarcato dal dibattito così: "Io non insegno chimere, quelle le lascio a Sacchi. Icaro volava, ma Icaro era un pirla, orco zio".

Politica. La lezione del predecessore: dopo che Zoff rassegnò le dimissioni da ct della Nazionale nel 2000, in seguito all'attacco dell'allora Presidente del Consiglio Berlusconi, Trapattoni cerca il politically correct. "Un ct deve ascoltare il cuore che sta a sinistra ma seguire la ragione che sta a destra". Ma quando si tratta di fare allenamento, ecco che spunta tutta la sua leadership. "I giocatori sono liberi di fare quello che dico io". Le concessioni, quelle che contano.

Carne e frecce. Uno dei problemi dell'ex ct Azzurro era l'abbondanza di materiale. "C'è maggior carne al fuoco al nostro arco, anche se l'arco lancia le frecce" . Ma la massima non lo risparmiò dalle critiche, quando nel 2002 decise di non portare Baggio a quello che sarebbe stato il suo quarto Mondiale.

Religione. Sempre la spedizione di Corea e Giappone porterà il Trap alla ribalta. A partire dall'osservante rituale prepartita, con il ct ripreso a spargere acqua santa sulla panchina e sul campo. "Non chiedevo a Dio la vittoria, ma di preservare i miei giocatori" . Le preghiere si infransero su Byron Moreno e quell'ottavo maledetto. "L'unica partita che vorrei rigiocare" , dirà Trapattoni.

Buonsenso. Euro 2004, il canto del cigno del Trap Nazionale. L'Italia si allena a Lisbona prima del debutto nella competizione contro la Danimarca. Durante la partitella in famiglia, Buffon non trattiene un rigore né la seguente bestemmia. "La Madonna non c'entra, se non l'hai presa è colpa tua", il simpatico rimprovero del ct.

Tedesco. Probabilmente la conferenza stampa del Trap che più di tutte passò alla storia. Stagione 1997/98, il Bayern (Campione di Germania nella stagione precedente, sempre con l'allenatore italiano in panchina) è in piena crisi di risultati. Giovanni allora prova a svegliare l'ambiente: in un tedesco zoppicante ma dritto al punto, tre minuti di j'accuse che ad oggi sfiorano il milione di visualizzazioni su Youtube. E quello "Strunz!" che più di un appello al centrocampista Thomas, sa di insulto napoletano.



Il problema italiano. Nel 2011, quando il nostro calcio viene travolto dallo scandalo calcioscommesse, Trapattoni è ct dell'Irlanda. Immancabile, una domanda della stampa di Dublino sull'argomento, a pochi giorni da un'amichevole contro gli Azzurri. "In Italia si vuole l'uovo, il culo caldo e la gallina, ma quando la gallina ha fatto l'uovo va via eh? Quindi non può avere il culo caldo. Noi vogliamo tutto e subito. Coccodè coccodè and go. You understand?" . Più chiaro di così...

Gatto d'autore. E' diventato anche il titolo della sua autobiografia. Una frase entrata nell'immaginario collettivo con potenza inattesa. Tradotta pure in inglese, per ammonire la sua Irlanda che, dopo lo 0-4 dell'andata in Estonia, era a un passo dal qualificarsi a Euro 2012 (come poi avvenne). "No say the cat is in the sack when you have not the cat in the sack". Grammatica straniera sempre rivedibile, ma anche a Dublino sono concetti che si ricordano ancora. "Non dire gatto se non ce l'hai nel sacco". Il proverbio originale dice quattro: chi se lo ricorda più?
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