Roma, Totti: "Io costretto a smettere, ma morirò lì dentro"
Sono passati quasi quattro anni da quel 28 maggio 2017, l’ultima partita di Francesco Totti con la maglia indossata una vita. Un addio alla Roma che, per il modo in cui è maturato, rappresenta ancora una ferita aperta per l’ex capitano giallorosso: "Prima o poi sapevo che avrei dovuto smettere. Bisogna essere realisti. Però nel mio caso sono stato costretto, come se avessero voluto tirare una riga, cancellare. Senza parlarmene o rendermi partecipe”, racconta nell’intervista realizzata da Walter Veltroni per il numero di 7 in edicola venerdì con il Corriere della Sera.
“Avrei voluto smettere - prosegue - in un altro momento e prendere io la decisione. In quel momento stavo bene di testa e fisicamente ma non ho mai preteso niente da nessuno, non volevo giocare a tutti i costi. Girarmi le spalle e non darmi la possibilità di far vedere che potevo ancora dire la mia, mi è dispiaciuto molto".
Le immagini di quel Roma-Genoa le rivede ancora: “Vorrei smettere prima della lettura della lettera, ma è più forte di me: un film della mia vita e del mio amore per il calcio, per la Roma, per Roma e non posso voltare pagina. Ogni volta mi commuovo. Pensavo quel giorno rappresentasse l’apice, invece quell’amore sincero non è scemato: adesso mi fanno sentire come una leggenda di tutti e ovunque vada”.
Oggi Totti ha intrapreso una nuova avventura con la CT10 Managment, la sua società di consulenza sportiva, ma dopo quasi trent’anni insieme è impossibile chiudere le porte a un ritorno alla Roma: "Mi dispiace tantissimo non essere più dentro la Roma, era non dico la seconda casa ma quasi la prima. Sono cresciuto là e morirò lì dentro. Per me era impensabile cambiare strada ma stavo con le spalle al muro e non potevo sottrarmi. Dovevo prendere questa decisione, drastica, brutta ma l'ho fatto per rispetto di me stesso. E dei tifosi".
Con l’arrivo dei Friedkin potrebbe aprirsi una nuova possibilità. Finora nessun contatto: "Non ci ho mai pensato e non ci sto pensando. Adesso sto facendo un altro lavoro e quanto parto con un'avventura la voglio portare a termine. Poi tra due, cinque, dieci anni chissà. Nella vita mai dire mai. Quando ci sarà l'occasione di incontrarsi con loro, ne parleremo con serenità".
LEGGI L’INTERVISTA INTEGRALE SU SETTE, IN EDICOLA CON IL CORRIERE DELLA SERA