Di strade che raccontano storie e dentro Totti mai lontano da Roma
“La Roma s’è fatta grande” direbbero quei vecchietti che passeggiando per Via Vetulonia, si ricordano di quando le macchine lì erano solo un leggero disturbo. In quella strada che retta collega le mura aureliane ai binari ferroviari. La storia la colloca fuori dal confine del centro storico, ma ai piedi della salita che porta alla Basilica di San Giovanni.La storia recente invece inquadra Via Vetulonia numero 18 dritta al cuore pulsante della Roma, quella che porta i colori giallorossi. Perché è lì che è nato e cresciuto Francesco Totti. Lì dove tra la saracinesca di un’officina e il bar all’angolo passava i pomeriggi. Lì, dove al civico di fronte giocava nel cortile della scuola elementare Manzoni. Dove un giorno per colpa o merito di due fratelli poco avvezzi alla legge della strada, quella del chi vince si prende il pallone, si ritrovò mamma Fiorella infuriata dopo essere stata convocata al commissariato di Via Cilicia, capendo però che il calcio era la sua unica passione.
Storie e racconti di vie immediatamente riconoscibili nella mappa di Roma. Storie e strade che aggrovigliandosi raccontano dell’amore crescente dei romani e romanisti verso Francesco Totti. Come quando nel 2001, quella strada come l’intera città cambiarono i colori in quel 17 giugno, trasformando il travertino, in fuoco e fiamme, in giallo e rosso.
“Quanto s’è fatta grande Roma”, ora che in Via Vetulonia per cercare parcheggio bisogna fare due volte il giro. E quanto s’è fatta grande la Roma, ora che ormai sono passati 18 anni da quell’ultimo scudetto. Quello festeggiato da Francesco Totti da capitano in quel Circo Massimo gremito di tifosi.
La Roma s’è fatta grande nel frattempo ed è diventata americana. Per questo si parla di marketing, naming rights e sponsor, termini e locuzioni inglesi con i quali anche i meno avvezzi devono fare i conti nelle radio romane. Come quando qualche mese fa si cominciò a sentir parlare per la prima volta di Via Tolstoj. Strada dell’Eur adiacente all’Obelisco di Marconi. Lì dove un pallone non ha mai battuto contro il muro, perché quartiere ed edifici sono destinati solo a uffici e attività commerciali.
È lì che la Roma ha spostato la sua residenza manageriale. È lì che anche Francesco Totti ha dovuto trascorrere alcuni dei suoi momenti da dirigente. Tra una decisione, sicuramente non sua, di lasciar andare De Rossi e quella di decidere su quale allenatore costruire la nuova Roma. Uno stemma incastonato tra i marmi e l’aria condizionata che esce da porte scorrevoli rendono asettico e privo di emozioni un luogo nel quale prendono vita decisioni e futuro della società.
Così lontana da Campo Testaccio e dallo stadio del Tre Fontane, dove un tempo si poteva andare a vedere la Roma. Dove il cuore batteva di pulsazioni storiche tramandate dai più vecchi ai giovani. Dove polvere e sudore tramandavano la passione.
Epurazione di una Roma che fu. Da lunedì nessun calciatore o membro manageriale potrà ricordare di quando la Roma dei Sensi lottava per vincere lo scudetto o per una posizione di metà classifica, perché nessuno l’avrà vissuto in prima persona.
“Come te sei fatta vecchia Roma”, ricordano gli anziani riguardando quei colori ormai sbiaditi sui muri delle strade. C’era la Roma di Di Bartolomei, di Giannini e c’è stata quella di Totti e De Rossi. Figli di Roma, capitani e bandiere di cui i tifosi della Roma si sentono ora orfani. Ma poi guardi dentro e leggi Florenzi, Pellegrini, Riccardi e Almaviva, il “pulcino” del 2006 che ha ricevuto simbolicamente l’ultima fascia da capitano di Francesco Totti due anni fa.
Le strade raccontano inestricabilmente emozioni e ricordi di quel bimbo de oro. Nato e cresciuto a Roma che portò la sua squadra in trionfo. Da lunedì sarà una nuova pagina da scrivere, dopo 30 anni con gli stessi colori addosso. I ricordi impressi sui muri e sulle strade però non svaniranno e continueranno a parlare di quel Pupone. Nato e cresciuto in Via Vetulonia, romano e romanista.
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