Torino, Sirigu: "Mi sarei aspettato più rispetto dal Psg. Ho scelto il Toro perchè mi hanno voluto fortemente"

Ritorno in Italia dopo sei stagioni per Salvatore Sirigu che il prossimo anno difenderà la porta del Torino. L’esperienza al Psg non si è chiusa nel migliore dei modi, poi non fortunate le parentesi a Siviglia e con l’Osasuna, fino al ritorno in Italia: “Avevo perso il desiderio di giocare e di allenarmi, di vivere il calcio. Adesso ho tanta voglia di ricominciare e di tornare quello che ero, anzi sono: voglio tornare a essere un giocatore importante”.


Sul suo addio al Psg: “Se mi sento tradito? No, è una parola inadatta. Ma mi sarei aspettato più rispetto. Persone con le quali ero abituato a parlare hanno smesso di rispondermi al telefono. Ero titolare inamovibile e mi sono ritrovato terzo portiere. Gli ultimi due allenatori mi hanno detto che non potevano prendermi in considerazione. Senza un motivo tecnico, senza niente, senza nessuno che mi desse spiegazioni, e io sentivo quel posto mio di diritto, perché me lo ero conquistato – dichiara in un’intervista alla Gazzetta dello Sport”. Poi sul Siviglia: “Quando sono andato al Siviglia partire in quel modo mi ha tramortito, ma non rimpiango niente, a Parigi ho avuto tanto e dato tanto. E ora c’è il Toro che mi ha voluto fortemente. L’ho scelto per questo, aldilà della storia e del valore del club. Essere apprezzati è la cosa più importante”.

Il lungo periodo senza giocare: “Non è facile. Ti sta vicino la famiglia, ti stanno vicini gli amici, ma è dura. A farmi male non è tanto il fatto che il Psg abbia deciso di mandarmi via, è il come. Poi a Siviglia mi sono un po’ innervosito, ci ho messo del mio, ma non era semplice continuare a lavorare e allenarsi sapendo di non avere alcuna chance di giocare. Ci mettevo tutto l’impegno possibile, ma non potevo dare il cento per cento. Il periodo all’Osasuna invece è stato importante da un punto di vista motivazionale. Ho ritrovato la voglia di fare e adesso ho tanto bisogno di quotidianità. Dopo sette anni farò un ritiro in montagna. È una situazione che mi incuriosisce. E sono curioso di vivere pienamente l’ambiente del Toro: la prima impressione è stata ottima, mi hanno accolto come una famiglia e io di questo ho bisogno. A Torino c’è chi sa come si trattano i calciatori”.
Il consiglio di Sirigu al suo ex compagno di squadra Verratti: “È una decisione che deve essere sua, dipende da quello che vuole fare veramente. Se è sicuro di non voler più restare perché non ha le motivazioni giuste, i dirigenti devono tener conto di questo. Esistono pochi giocatori insostituibili, e Marco lo è, oltre a essere un patrimonio del calcio. E tenerlo senza motivazioni intatte sarebbe come uccidere il calcio”.

La scelta del Torino: “L’ultimo dei miei problemi è giocare le coppe. Spero che arriveranno con il Torino, è un percorso che possiamo fare insieme. Il progetto è partito da anni, la società ha voglia di affermarsi, lotta sempre per questo. E poi c’è la riapertura del Fila: le strutture sono lo specchio di un club e il Toro ha voglia di tornare in alto. Anch’io ho questa voglia di rivalsa, di ricostruzione. Il Toro è perfetto per me”. Sul suo nuovo allenatore: “Mihajlovic mi pare una persona capace, un allenatore che fa delle motivazioni e della disciplina le sue armi, e che non ha paura di dire la verità. Ha esperienza di calcio italiano e mi piace. Quanto ai tifosi, non vedo l’ora di conoscerli. A Parigi mi hanno sempre apprezzato e li porterò nel cuore”.

A Sirigu mancheranno tante cose di Parigi: “Lo stadio, la Tour Eiffel, gli Champs Elysées, gli amici soprattutto. Ma penso molto al presente. Pensare al presente è l’unica cosa che ti fa vivere bene. Il presente, e un po’ il futuro”. Magari ci sarà anche un ritorno in Nazionale: “Ne parlano tutti, ci pensano tutti, perché non dovrei pensarci io? Con Prandelli e Conte sono stato convocato sempre, per sei anni. Ma proprio perché ho vissuto a lungo la Nazionale e conosco le dinamiche so che non è impresa da poco”.


Sirigu una volta disse che sarebbe andato in pensione prima di Buffon: “Possibile, visto come sta Gigi. E non mi riferisco tanto ai successi, quanto al suo modo di essere. Gli auguro di mantenere sempre la stessa voglia non soltanto di giocare, ma di allenarsi e di mettersi alla prova tutti i giorni. Io che l’avevo persa so quanto sia importante...”. Sul suo ritorno: “Penso spesso all’esordio e l’altro giorno ho pure chiesto a un amico, ‘ma i calendari li hanno già fatti?’. Sarebbe bello partire con una gara in casa. Derby alla prima giornata? “Mah, in realtà a questo non ho pensato. Ma è logico che pensi al mio rientro. A piccole dosi, senza crearmi troppe aspettative. Voglio fare le cose con calma, passo dopo passo".

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