Il protagonista
Tre urla, tre abbracci, una certezza: Sanabria, Zaza, Rincon e Davide Nicola. Il Torino trova tre punti fondamentali contro la Roma. Dopo la vittoria del Cagliari si sentiva il fiato sul collo, ha avuto paura, è riuscito a reagire. Perché prendere un gol a freddo dopo due minuti poteva davvero far vedere i fantasmi della retrocessione. Ora, con il 3-1 ai giallorossi i punti sula terzultima sono cinque, c’è ancora una partita da recuperare contro una Lazio oggi pazza, e la fine del campionato è più vicina.
Nicola e le scommesse in attacco
Sanabria e Zaza, gli attaccanti spalla di Belotti, su cui l’allenatore ha deciso di scommettere. Segnano loro e per Nicola la rivincita è doppia. Al gol di Mayoral, l’allenatore ha subito gridato di stare tranquilli. “Non è successo niente! Niente!”, si sente da bordo campo. Il Torino ci prova, ma non è facilissimo, anche se di spazi la Roma ne lascia tanti. E quindi si riparte, con Mandragora sempre protagnoista e con Verdi che da mezzala sembra rinato e si prende pure gli applausi di Cairo e delle persone sedute con lui, in alto, sugli spalti del terzo anello dello stadio.
I punti di Nicola al Torino
Rimonta decisiva: gol di testa dell’ex (tra le big in Serie A, gli mancava proprio la sua ex Roma) e in tap-in di Zaza, che corre ad abbracciare Nicola insieme a tutto il gruppo. Poi, il 3-1 di Rincon su assist intelligente di Belotti. Trasformazione compiuta, non c’è molto altro da dire. Da quando è arrivato, la media punti rispetto a quella della gestione Giampaolo è quasi raddoppiata: 1,42 contro 0,72. È figlia di 17 punti in 12 partite, contro i 13 del suo predecessore. 19 gol segnati (di cui 4 in sette partite per Sanabria, tra i protagonisti di questa rivoluzione) e 18 subiti. È lo specchio di una squadra che gioca più in attacco e con meno paura. Di un Torino rinato con un allenatore che ora aspetta la conferma proprio grazie a una media punti ancora da raggiungere (qui i dettagli): è stata pattuita a 1,5, l'equivalente di 43 punti. Gliene mancano 13.
Solito abbraccio a fine partita, ma questa volta con un coro finale. La salvezza non è ancora conquistata. La voglia di vincere, invece, è davvero tornata.