Thuram torna a Parma: "Razzismo? Così non si può continuare"

Un po' come fosse il papà di tutti. Lilian Thuram è tornato nella sua Parma, dove ha giocato dal 1996 al 2001 scrivendo pagine indelebili della storia del club. Questa volta però non è tornato come ex giocatore, ma da ambasciatore UNICEF nell'educazione contro il razzismo. Thuram ha parlato a centinaia di giovanissimi studenti dell'IPSIA “Primo Levi”, ospite del presidente del Parma Pietro Pizzarotti e della fondazione filantropica della sua famiglia.

“Dovete imparare ad ascoltare, ti dà esperienza e ti fa imparare dagli altri, non solo nel calcio, ma nella vita di ogni giorno” ha detto il francese prima di essere sommerso da un'ondata di ragazzi che tra un selfie e l'altro non hanno perso occasione per chiedergli consigli su come diventare calciatori: “Non dovete porvi limiti. Dovete avere rispetto della vostra passione e per lei dovete fare l'impossibile, dovete essere disposti a tutto, pensando che nulla è impossibile”.

 

 

Si è scherzato tanto nel corso della mattinata (qualche studente ha provato invano a chiedergli cosa disse Materazzi a Zidane nel 2006) ma inevitabilmente i sorrisi sono diminuiti quando Thuram ha parlato preoccupato dell'emergenza razzismo: “Chi deve cambiare le cose non capisce che non lo sta facendo bene. La gente crede che ci siano cose più importanti. Bisogna mettere da parte il business nel calcio quando si parla di razzismo. Così non si può continuare. Quanto già fatto non è assolutamente abbastanza”, le sue parole a GianlucaDiMarzio.com

Thuram è poi tornato su quel discusso Verona-Brescia, dove secondo il francese Juric sbagliò la comunicazione nel dopo gara: “Quanto ha detto è pericoloso e grave: non puoi dire di non aver sentito niente, perché incentivi le persone che fanno quelle cose a continuare. In un ruolo delicato come il suo deve indipendentemente da tutto prendere le distanze. 'Bisogna smettere' questo deve dire un allenatore e basta, nient'altro”.

A cura di Alessio De Giuseppe

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