Thiago Motta al Genoa, 10 anni dopo: la sua storia in rossoblù
19 Ottobre 2008, Genoa-Siena. Siamo solo agli inizi di un campionato che per i rossoblù sarà trionfale. Poche certezze, tante scommesse per una società alla seconda stagione in A dopo 12 anni di assenza. La squadra gioca bene, le idee di mister Gasperini convincono, ma dopo soli 15 minuti di quella gara accade qualcosa. Omar Milanetto, faro del centrocampo rossoblù, si fa male a un polpaccio e chiede il cambio. Gasperini sa che in panchina ha una "riserva di lusso", uno con alle spalle anni importanti ma non è convinto. Non si fida delle sue condizioni fisiche, vuole pensarci bene, meglio forse affidarsi a qualcuno di più pronto. I dubbi sono legittimi, è vero, ma il Gasp non fa neanche in tempo a voltarsi verso la panchina. Basta un gesto e i dubbi si dissolvono.
Quel giocatore, quella "riserva" è già in piedi senza pettorina, pronto a entrare in campo. Non ha bisogno che il mister lo chiami, sa già che quello è il suo momento, è il momento di tornare protagonista dopo tanti, troppi infortuni. Dopo che quelle ginocchia maledette hanno frenato la sua ascesa, prima al Barcellona e poi all'Atletico Madrid. Il Ferraris è uno stadio esigente, certe volte anche troppo, ma sa distinguere i campioni dai giocatori normali. Bastano pochi minuti per capire che a Genova è atterrato qualcuno di diverso, qualcuno che cambierà il volto di quella squadra. Quel Genoa-Siena è in un certo senso un ritorno alla vita per lui, dopo un anno lontano dal campo. Quel Genoa-Siena è la partita della ripartenza per Thiago Motta: simbolo e protagonista di uno dei Genoa più belli della storia.
La domenica successiva il Genoa va in scena a San Siro contro la neonata di Inter di Josè Mourinho. La squadra di Gasperini incanta sul campo del Meazza, porta a casa lo 0-0 ma forse meriterebbe anche qualcosa in più. Una traversa colpita da Mesto a spezzare il sogno di una grande impresa. Ma negli occhi dei tifosi rossoblù rimane impresso altro: Thiago Motta senza paura, testa a testa con Zlatan Ibrahimovic, non uno qualunque, durante una mischia in area di rigore. Classe e personalità da vendere, al servizio della squadra. La stagione sarà un continuo crescendo, Motta prende stabilmente le chiavi del centrocampo e due derby vinti contro la Sampdoria con 4 gol di Diego Milito saranno la ciliegina sulla torta.
Milito, il suo gemello in quella cavalcata culminata con la qualificazione in Europa League. Il Genoa di Motta e Milito, a Genova la ricordano ancora tutti così quella squadra. Loro due, sacrificati a fine anno sull'altare di bilanci e plusvalenze necessarie per la sopravvivenza e futuri protagonisti del triplete nerazzurro. Il culmine di quella stagione, però, si raggiunge l'11 Aprile 2009: a Marassi arriva la Juventus di Claudio Ranieri (suo allenatore nel 2011 all'Inter e prossimo avversario nel derby della Lanterna). La partita è una delle più spettacolari che il Ferraris ricordi, 3-2 finale. Thiago Motta buca due volta Buffon, la rete finale di Palladino a chiudere il match. Le porte dell'Europa che si aprono definitivamente per il Genoa. La Champions mancata solo per la differenza reti peggiore con la Fiorentina. Il punto più alto del Gasperini rossoblù, con l'italo brasiliano a dirigere l'orchestra.
"Gasperini è stato l'allenatore da cui ho imparato di più". Parole e musica per i tifosi, che sognano di rivivere quelle notti. Motta è pronto a tornare e chissà se nel suo bagaglio si porterà anche gli insegnamenti del maestro Gasp. C'è un Genoa in difficoltà da salvare e Thiago non può dimenticare quando è stato preso nel momento in cui nessuno credeva più in lui. Come se ci fosse un debito di riconoscenza da saldare, verso quella piazza e quella società che gli hanno voluto tanto bene. Il Thiago Motta 2.0, quello della seconda carriera da calciatore post infortuni, ripartì proprio da Genova. La versione 3.0, quella nella nuova veste di allenatore, parte ancora da qui. Il Genoa e Thiago Motta, 10 anni dopo. Ancora una volta, per ritornare grandi insieme.
A cura di Alessandro Gardella